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Antenne Rocca di Papa, il Petrolati show tra claque e scetticismo - FOTO

30-09-2016

ROCCA DI PAPA - Ieri pomeriggio in Aula consiliare l'incontro pubblico sul sentito tema. Poche le novità effettive se non la tirata di orecchie ad uffici e Regione Lazio. "I gestori dovranno fare i conti con noi. E cacceremo i tralicci"

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Subito la buona notizia: le antenne di Monte Cavo hanno emissioni elettromagnetiche nei limiti e dunque non pericolose. Mancano i valori, i numeretti, ma insomma si può tranquilli.

Mentre il sindaco si accomoda tra i banchi da dove era venuto quando era consigliere di minoranza, insieme a gran parte della sua maggioranza, l'ex presidente del Parco dei Castelli Roberto Sinibaldi rassicura tutti ma senza offrire - almeno in questa sede - i dati rilevati e i punti di misurazione. Poi tocca a Bruno Petrolati che in un'ora e passa di puro show personale - supportato da una presentazione in power point che fa molto da "bel vestito" su un contenuto ancora tutto da riempire - manda un segnale chiaro: "Le antenne da Monte Cavo se ne devono andare e se ne andranno. E a noi pagheranno anche i danni perché da oggi il Comune di Rocca di Papa torna ad essere protagonista". Poi ammette l'inevitabile. "Ci saranno ricorsi e battaglie legali, come ce ne sono state tante finora (mezzo milione di euro di spese legali sostenute negli ultimi 10 anni dal Comune), ma noi non molliamo". Come sempre.

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C'è poi un'altra ammissione. "Sono stato assessore fino al 2002 (LEGGI l'articolo per il quale il delegato alle antenne ha citato la nostra testata in Aula consiliare) e da quel momento mi sono ritirato a giocare a carte. Sono tornato al lavoro in questa Amministrazione nella quale ho estrema fiducia e lo faccio per il bene di Rocca di Papa. Sono due mesi che giro ovunque, ho fatto decine di sopralluoghi, scartabellato negli archivi comunali (con tanto di foto, che però sarebbe inesatta, ndr), contattato gestori, aeronautica militare, poste ed istituzioni superiori. Non dormo più, ho perso 5 chili".

Dieta a parte, a supportare le parole del cittadino delegato alle antenne (che qualcuno con eccesso di attribuzione definisce assessore) c'è una bella presentazione in power point a conferma che comunque di tutta la giostra quel che funziona davvero bene di questa "rivoluzione civica" è la comunicazione. Una galleria fotografica che parte dalla via Sacra e si chiude con l'immagine del "povero Pacifico", strappalacrime. I bei tempi che furono, sono sempre i bei tempi che furono.

SOSTANZA - Veniamo alla ciccia. "Noi siamo aperti al dialogo ed al confronto e questo è solo il primo degli incontri pubblici che faremo", dice Petrolati aprendo coi botti il proprio show personale. D'impatto, poco da dire. Diciamo anche molto francamente che quello degli incontri pubblici è un fronte sul quale siamo tutti molto d'accordo e speriamo che le promesse vengano mantenute. Perché di incontri pubblici in questi ultimi 10 anni ne abbiamo visti davvero pochi.

Dopo le belle parole d'apertura, con giurin giurello di non scendere nella polemica politica, ecco l'attacco diretto. "I dirigenti, gli uffici, non possono sovrapporsi alle scelte degli amministratori ed alla linea politica di chi governa perché è stato eletto dai cittadini". Sacrosanto, ineccepibile, ma qualcuno ai piani sopra l'Aula consiliare deve essere caduto/caduta dalla sedia.

Poi le antenne. A decine. "C'è un impianto dell'Eni dismesso e non funzionante da anni per il quale abbiamo sollecitato la rimozione. I gestori devono sedersi al tavolo con noi e ragionare insieme: ripartiamo da zero, leviamo tutto quello che si può levare ma pretendiamo anche gli indennizzi per il disturbo arrecato alla comunità in questi 40 anni di antenne. Mettiamoci d'accordo, ma prima di andare via i gestori vecchi e nuovi dovranno passare alla cassa".

Parole queste probabilmente mal interpretate da parte della platea ma colpevolmente rimarcate da chi avrebbee dovuto effettuare un intervento pro amministrazione ma ha finito con l'incartarsi fino a rasentare l'insulto personale. Ma ci arriveremo.

VIA I TRALICCI - Petrolati ne fa giustamente un punto d'onore roccheggiano. "Il traliccio delle poste è uno dei più antichi, uno tra i primi. Serviva come ponte per far telefonare in Sardegna. Poi quando non è più servito invece di togliere il disturbo le Poste hanno ben pensato di affittarlo per altri ripetitori. Basta così, ora è il momento di sloggiare". E di più. "Abbiamo accettato la richiesta di far slittare l'attuazion delle ordinanze di rimozione dei tralicci rese esecutive nei mesi scorsi, ma solo per 6 mesi. Ma non concederemo altre proroghe".

Per gli impianti nella zona della Madonna del Tufo Petrolati è impietoso. "Nel 2003 quando iniziò la lunga battaglia (ma lui non c'era già più, era a giocare a carte, come ha più volte rimarcato, ndr) qualcuno dimenticò queste antenne che addirittura qualche componente della vecchia amministrazione oggi sostiene neanche ci fossero all'epoca. I frati sono innocenti in questa storia: ora partiranno le ordinanze di demolizione anche per queste".

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PIATTO FORTE - Il piatto forte è il recupero e l'iscrizione al catasto comunale di un'area nella zona nord della vetta di Monte Cavo a lungo contesta con Ida. "Quando me ne andai nel 2002 quella era un'area comunale: l'ho ritrovata privatizzata ed allora dopo aver cercato le carte e certi che si tratti di una zona di nostra appartenenza ce la siamo ripresa. Certo, ora arriveranno i ricorsi ma noi siamo pronti a combattere". Insomma: il Comune fa la voce grossa, grossissima, ma si annunciano anni di battaglie legali. Come sempre.

E poi c'è la Regione Lazio, quella stessa che il piano per la delocalizzazione degli impianti l'aveva fatto prima che il pasticciaccio Marrazzo arrivasse a spazzare via i sogni di una vetta di Monte Cavo meno zeppa di tralicci. "La Regione - ha arringato Petrolati - deve fare la sua parte perché deve dire dove andranno a finire gli impianti, altrimenti è dura". E sono anni che la situazione è questa.

C'è poi l'areonatica militare. "Hanno assicurato che verranno a togliere il loro vecchio ed inutilizzato traliccio ma nel frattempo abbiamo instaurato un bel dialogo che potrebbe portarci a richiedere di acquisire come Comune la vecchia base dismessa nei mesi scorsi: ci sono mense, 140 posti letto. Sarebbe importante riuscire in questo". "Per metterci i migranti?", urla qualcuno dal pubblico con dubbio più che legittimo soprattutto di questi tempi. "No, magari per farci un ostello della gioventù", replica Petrolati.

TELEFONIA MOBILE - L'occasione è propizia, tra tanto odio per i tralicci di Monte Cavo, per parlare en passant delle antenne di telefonia mobile da mettere in paese per modernizzare Rocca di Papa e consentire ai cittadini di utilizzare i propri cellulari. Petrolati è oggettivamente bravo e l'immagine che suggerisce è simpatica: "Chi ha Vodafone sta sul ponte, chi ha Wind va nell'angolo della piazza: ormai è facile individuare i gestori che ognuno di noi ha sul proprio cellulare", dice strappando risate. L'idea però piace poco a qualcuno del pubblico. "I siti non sono ancora completamente individuati", garantisce Petrolati. Ma questa sarà altra questione tosta da affrontare perché il motto è sempre quello, "cellulare in tasca sì ma antenna no". O quantomeno: non nel mio giardino.

DAL PUBBLICO - Qui si apre il momento del confronto. L'ex assessore Alberto Cardinali parte in sordina ma finisce quasi con lo scagliarsi fisicamente contro il tavolo dei relatori. "Chi ha favorito l'allaccio Enel (ovvero il potenziamento dell'alimentazione a servizio delle antenne, tra il 2002 e 2003, ndr), caro Petrolati? Chi sono gli avvocati che in questi anni hanno difeso il Comune?", ha urlato a più riprese. Alla fine il delegato alle antenne scivola. "Caro Cardinali ricordi un po' male: prima dello scavo nel bosco c'erano due cavi che salivano verso la vetta: sì, fui io a volere il cavo ecologico interrato". Appunto.

Gianfranco Silvestrini, che continua il suo balletto tra le linee, stavolta è strenuamente pro amministrazione. "Qui non è una questione politica e dobbiamo essere tutti dalla stessa parte della barricata contro le antenne". E fin qui, tutti d'accordo tant'è che proprio ieri anche il Pd ha protocollato una mozione con la stessa musica (LEGGI l'articolo). Poi però scivola anche lui. "Le antenne fino ad oggi non ci hanno portato niente se non fastidi. Se da oggi ci porteranno soldi ben vengano", ha tuonato suscitando le ire di qualcuno tra il pubblico. E contro Cardinali. "A te ti hanno portato qui (con chiaro riferimento fisico, ndr) solo per fare casino". Un comizio autorizzato ma non legittimato.

Tocca poi a Marco D'Antoni, a Gennaro Spigola e a Paolo Valbonesi che hanno posto la domanda delle domande: "Le antenne fanno male o no? Questa è la prima questione alla quale vanno date risposte". Quindi l'intervento dell'ex vicesindaco Maurizio Querini: "Auspico collaborazione con la maggioranza su questo tema ma è evidente che rivendiciamo 13 anni di lotte contro le antenne per le quali oggi questa Amministrazione si trova la strada spianata".

Tra tanto schieramento di truppe cammellate (presi in Aula, tra gli altri, i consiglieri di minoranza Marika Sciamplicotti, Elisa Pucci, Massimo Grasso, Danilo Romei, Ottavio Atripaldi e ancora Alvaro Fondi, e Luca Marotti), in Sala consiliare anche qualche cittadino. "Ma insomma, le antenne le levate o no? E quanto male ci fanno?". Tra claque e scetticismo insomma.

La chiusura alimenta dubbi e solleva domande. Esiste già qualche accordo in essere per i risarcimenti di cui si parlava in apertura? Ed accordi di altro genere, magari sotto traccia? Davvero su Monte Cavo Vetta resteranno solo le antenne della tv digitale? Il Piano di delocalizzazione è ancora valido? Quali i tempi e quante antenne esattamente dovrebbero andarsene?

E si torna al punto di partenza. La battaglia sarà lunga. Come sempre.



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