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"Frascatino", un caso urbanistico e sociale tutto frascatano 23 anni dopo. Il testo integrale

06-07-2016

FRASCATI - La testata "ilmamilio.it" ripropone, in una serie di appuntamenti settimanali il libro scritto e pubblicato nel 1993 da Sergio Sbaraglia, Andrea Preite Martinez e Giancarlo Giombetti. Una storia che aiuta a comprendere le vicende di oggi

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Quella alla quale si accinge la nostra testata è un'avventura che almeno dalle parti della nostra redazione non si è mai tentata. Presentare, nella sua interezza di quasi 200 pagine, un testo che rappresenta uno strumento di orientamento indispensabile per capire la Frascati dei nostri giorni e per, per molti versi, far cadere una volta per tutte il furioso mito dei "tempi belli". Quelli nei quali tutto funzionava e dove ognuno badava al solo interesse pubblico.

Il "Frascatino", oggi noto come "Scuderie Aldobrandini", dunque come caso tipicamente frascatano e squisitamente italiano. Una genesi infinita per un'opera ampiamente controversa che ebbe importanti risvolti giudiziari.

Abbiamo accettato così con entusiasmo la proposta fattaci qualche settimana fa da uno degli autori del testo, Giancarlo Giombetti - che col compianto Sergio Sbaraglia e con Andrea Preite Martinez si cimentò in un'opera per molti versi titanica e decisamente maldigesta - di riprodurre per intero, necessariamente in più puntate, i contenuti del libro.

Sulle motivazioni che all'epoca spinsero gli autori a gettarsi nell'impresa il lettore potrà leggerne qui sotto: sulle motivazioni che oggi spingono gli stessi autori (ed i loro eredi) a riproporre il testo saranno proprio loro, nelle puntate successive, a darne conto.

Quello che spinge però la testata "ilmamilio.it" a pubblicare quest'opera è la necessità di rendere fruibile al pubblico un'opera assolutamente esemplare: uno spaccato di frascatanità ma soprattutto di italianità che attraversando la bellezza di 34 anni (dal 1959 al 1993), cavalca la storia di una Nazione e del suo contesto locale offrendo infiniti spunti di riflessione e di confronto con l'oggi.

A 23 anni di distanza dalla pubblicazione del "Frascatino" il testo non ha minimamente perso di freschezza acquisendo anzi col tempo una carica documentale ed esplicativa incredibile. Basta leggere le prime righe per rendersene conto. E così quelle ""Scuderie Aldobrandini" che oggi entrano spesso nel dibattito pubblico per l'eccessivo costo di gestione, in realtà sono solo la piccola punta di un iceberg che il libro ben descrive, dettaglio per dettaglio, millimetro cubo per millimetro cubo di "ghiaccio".

Il doveroso ringraziamento va dunque agli autori Giancarlo Giombetti, Andrea Preite Martinez ed Emiliano Sbaraglia, per conto del papà Sergio, per averci dato la possibilità di pubblicare il testo.

Nelle prossime "puntate", che cercheremo di contenere in un massimo di 5-6, con cadenza settimanale, avremo il piacere di far introdurre lo scritto dagli stessi autori.

La nostra redazione, infine, si scusa per le possibili ed inevitabili imprecisioni nella riduzione del testo in formato "pagina web".

Il consiglio per tutti è quello però di immergersi in una storia che davvero vale la pena di scoprire, riscoprire e comprendere. Per leggere meglio le vicende di oggi.

Oggi proponiamo, insieme alle prefazioni ed all'introduzione dell'opera, i primi due capitoli.

Buona lettura.

 

Il Frascatino

  Documenti, fatti, personaggi di un caso urbanistico

a Frascati (1959 - 1993)

  Sergio Sbaraglia

Andrea Preite Martinez

Giancarlo Giombetti


Sommario

 

Prefazione .............................................................................................. pag. V

Introduzione ........................................................................................... pag. l

Capitolo I. (maggio 1959 - marzo 1963) .......................................... pag. 9

La prima fase: l'attacco diretto

Capitolo II. (aprile 1963 - maggio 1964) ...................................... pag. 19

La commissione d'indagine

Capitolo III. (giugno - ottobre 1964)  ............................................ pag. 37

L'inchiesta si conclude

Capitolo IV. (maggio 1966 - dicembre 1967)  ................................ pag. 47

L'incredibile vicenda dell'8 ottobre 1966

Capitolo V. (luglio 1968 - ottobre 1973) ..................................... pag. 55

Come la perseveranza smuove le montagne

Capitolo VI.  (ottobre 1975 - giugno 1976) ................................... pag. 61

Una svolta

Capitolo VII. (giugno 1976 - luglio 1979) .................................... pag. 69 Verso la battaglia decisiva

Nota conclusiva ............................................................................. pag. 85

Ma la storia continua... ................................................................ pag. 87

Capitolo VIII. (giugno 1980 - aprile 1981) ................................... pag. 89 l . Una dimensione nazionale

2. Da Piano Particolareggiato a Lottizzazione Convenzionata

Capitolo IX. (maggio 1981) .......................................................... pag. 95 L'approvazione del Piano di Zona

Capitolo X. (maggio - settembre 1981) ....................................... pag. l03 l . Le associazioni vincono le prime battaglie


2. Mancano le condizioni politiche...

Capitolo XI. (dicembre 1982) ...................................................... pag. l09 Un altro incredibile Consiglio

Capitolo Xll. (dicembre 1982) ..................................................... pag. 121 Un caso come quello del '62?

Capitolo XIII. (gennaio - agosto 1983) ....................................... pag. 131 Si comincia a costruire

Capitolo XIV. (maggio - novembre 1985) .................................. pag. 135 Il balletto delle Soprintendenze

Capitolo XV. (marzo - luglio 1986) ............................................ pag. 141 Come era facile prevedere...

Capitolo XVI. (febbraio - luglio 1987) ....................................... pag. 145 Arriva Federico!

Capitolo XVII. (aprile 1988 - gennaio 1990) ............................ pag. 157

l. La condanna...

2. ...e l'assoluzione

Capitolo XVIII. .......................................................................... pag. 167

Conclusioni

Epilogo ........................................................................................ pag. 169

 

Storia del Frascatino - Seconda Fase:

La Parte Pubblica

 Capitolo I. (1989 - 1993) ............................................................ pag. 173

Ma cosa state facendo !?

Prefazione

Nella realtà politica, sociale e culturale di Frascati non è difficile cogliere una stridente contraddizione: da una parte c'è l'amore addirittura viscerale che molti cittadini, ad ogni occasione ufficiale o meno, conclamano di provare per la propria città; dall'altra c'è il degrado, per altro ammesso universalmente o quasi, che anno dopo anno offusca sempre di più l'immagine di quella che fu la ''perla dei Castelli Romani" e ne deteriora costantemente la qualità della vita.

Non è qui il caso di esaminare nel dettaglio tutti i guasti, talvolta macroscopici, che la città ha subìto dalla ricostruzione postbellica ad oggi: semmai potrà esser questo l'argomento per una ricerca da farsi nell'immediato futuro, dettagliata e completa.

Non è tuttavia fuor di luogo in questa sede procedere ad una rassegna sia pure rapida, sommaria e tutt'altro che completa, di taluni episodi di degrado urbano.

Pensiamo ad esempio alla sparizione della splendida

scalinata, danneggiata dalle bombe ma non distrutta, che dalla Stazione  FS saliva a Piazza  Roma, scenograficamente  in asse col monumento ai Caduti e con la Villa Aldobrandini; ed a proposito di assi prospettici, notiamo la distruzione, o perlomeno l'alterazione  irreversibile, di altri due assi appartenenti al tessuto urbano dell'abitato, entrambi con base a Piazza S. Pietro: quello di Via C. Battisti, un tempo concluso dall'elegante costruzione dell'antica Villa Torlonia, al cui posto campeggia l'attuale palazzone tutt'altro che armonioso, e quello di Corso Italia, che orientava verso la via Card. Massaia unico varco esistente nei secoli  passati attraverso la compatta  fascia di ville signorili distesa a monte di Frascati: se rimane lo scorcio su Villa Lancellotti, per converso la brutta,  anonima fiancata dell'Istituto delle Scuole Pie ne disturba irrimediabilmente il valore estetico. Del resto l'assurdo accostamento tra la chiesa stessa delle Scuole Pie, dal tozzo e rosseggiante campanile, con la facciata barocca della Cattedrale di S. Pietro, è riscontrabile da tutti.

Sempre restando nell'ambito delle Scuole Pie, c'è da chiedersi perché una insignificante, anodina fontanina moderna abbia sostituito il precedente ''fontanone" e che fine abbia fatto quest'ultimo. E che fine ha fatto anche la Cappellina della Ma­ donna Refugium Peccatorum, meglio conosciuta come di S. Crispino, spazzata via per ampliare la salita di S. Antonio, col suo altare ornato con un quadro di Alessandro Seitz del 1859?

Un cenno dedichiamolo poi al rifacimento del Centro Storico, fine anni sessanta: vada per il riposizionamento al posto originario della fontana del Card d'Estouteville, ma che dire degli ambienti romani sotto Piazza Bambocci colmati in tale occasione di detriti e forse irrimediabilmente compromessi?

E che dire ancora degli eleganti lampioni in ferro battuto di stile floreale di via Regina Margherita, sostituiti con quelli attuali "caserecci" e paesanotti, piuttosto fuor di luogo e pacchiani?

Se dopo questa disamina, certamente non esaustiva, passiamo a qualche considerazione sull'ambiente intorno a Frascati, è facile accorgersi che il delicato paesaggio che faceva corona  alla città, innumerevoli  volte celebrato da poeti ed artisti, è stato volgarmente violentato e alterato dalla proliferazione edilizia.

Insomma, il degrado di Frascati, del suo tessuto urbano, dei suoi dintorni, è sotto gli occhi di tutti e tutti se ne lamentano: eppure lo  si  vive  con  rassegnazione,  come  se fosse opera di un avverso destino, come se dietro lo scadimento costante ed avvilente della qualità della vita vi sia una forza oscura, indefinibile, anonima. E invece dietro tutto ciò vi sono precise responsabilità di uomini, di amministratori, di classi politiche.

Per questo penso che la cronaca delle vicende pluriennali del Frascatino sia quanto mai interessante e significativa, non solo perché illumina un certo modo di gestire la cosa pubblica che ha portato ai risultati descritti, ma anche perché puntualizza delle precise e documentate posizioni di amministratori in merito a problemi di rilevante interesse pubblico: operazione  questa  che ritengo  di crescita  civile ben lontana da quel "gettare fango" che una fuorviante formazione (o deformazione) ci ha inculcato per tanto tempo e che in definitiva è servita a stendere una cortina fumogena su quella realtà di corruzione e malgoverno su scala  nazionale che è clamorosamente venuta alla luce in questi ultimi anni. 

Raimondo Del Nero

Introduzione

l. Il Frascatino

Sono certamente numerosi i frascatani che a sentir nominare il Frasca­ tino sanno immediatamente associare a questo nome i luoghi e gli edi­fici confinanti con il Palazzo Comunale. Altrettanti, se non di più, sono i cittadini che si troverebbero in difficoltà a spiegare esattamente di cosa si tratti o che addirittura non ne hanno mai sentito parlare. Ma en­trambe queste categorie di cittadini si sentirebbero perse nel seguire le differenti forme con le quali nei documenti, ufficiali e non, si fa riferi­ mento ai luoghi in questione.  

Per questo, e per svincolare questo libro da limiti locali, così come dal tipo di linguaggio troppo spesso oscuro degli addetti ai lavori, abbiamo ritenuto necessario far precedere la narrazione da una introduzione che ci renda familiari i  luoghi, le terminologie ed alcuni degli strumenti tecnici ed amministrativi cui si farà spesso riferimento nel seguito.                                                                 

Nella figura che segue viene riportata la parte del territorio del centro urbano di Frascati compresa tra la Piazza Marconi, Via Catone, Via Pietro Campana e Piazza Roma, così come appare all'inizio di questa storia. Con le lettere A, B e C abbiamo indicato rispettivamente il palazzo dell'I.N.A., il basso edificio ospitante un bar e l'Azienda di Soggiorno e Turismo del Tuscolo, ed il Palazzo Comunale con i relativi uffici. Con la lettera D sono indicati alcuni edifici di abitazione situati lungo la via Pietro Campana

 

 

 

 

 

Figura 1. Pianta catastale della zona del Piano Particolareggiato di

Piazza Marconi, come appare all'inizio di questa storia.

 

 

 

 

L'edificio indicato con la lettera F, che appare dalla Piazza Marconi come la continuazione del Palazzo Comunale, è quello al quale più propriamente va attribuito il nome di Frascatino, mentre quello indicato con la lettera G, sul retro dell'edificio seicentesco del Frascatino, è comunemente chiamato il baraccone, date le notevoli dimensioni e lo stato in cui si trova da lungo tempo.

L'area E, tra il muraglione M e via Campana, e l'area H sulla quale sorgono il Frascatino e il baraccone, saranno nel seguito genericamente indicate come le aree o l'area del Frascatino. Per distin­ guere le due aree E ed H si farà riferimento all'area E come quella alta o prospiciente via P. Campana, e all'area H come quella bassa o pro­ spiciente Piazza Marconi.

Quando nel seguito si sentirà parlare di Piano Regolatore Particolareggiato (PRP, o semplicemente PP) di Piazza Marconi, o di PRP del Frascatino, si intenderà far riferimento all'intero comprensorio indicato in figura e delimitato dalle due piazze e dalle due strade indi­ cate. Poiché però solo la zona del Frascatino, quella messa in evidenza in figura con un tratteggio orizzontale, presenta all'inizio della nostra storia aree non edificate, tutti i progetti di PRP che saranno presentati nel corso del tempo riguarderanno essenzialmente solo la sistemazione definitiva di tale zona.

Si parlerà anche molto di piante del Piano Regolatore in scala 1:5000 (leggi: uno a cinquemila) e 1:2000, oppure di piante 'al 5000' e 'al 2000', volendo con ciò indicare delle mappe del territorio in cui un centimetro sulla carta rappresenta nella realtà 50 metri se la scala è l:5000, e 20 metri se la scala è 1:2000. E' quindi evidente che una mappa in scala l:2000 è molto più dettagliata di una mappa in scala 1:5000.

Altrettanto a lungo si parlerà di procedure amministrative per la richiesta di licenza di edificazione. Sebbene con la allora nuova legge sul regime dei suoli n.10 del 1977 tali procedure siano state in parte modificate, diamo una indicazione di massima delle procedure facendo riferimento alla situazione antecedente al 1977, maggiormente rilevante ai fini della nostra narrazione.

Supponiamo di essere proprietari di un’area, per esempio all'interno del centro urbano di Frascati. Dovremo innanzitutto attendere che il Piano Regolatore Generale (P.R.G.) venga approvato ed adottato  dal Consiglio Comunale, e quindi pubblicato, cioè reso noto alla cittadinanza. Sarà quindi nostro diritto, se lo riterremo necessario per tutelare i nostri interessi, presentare opposizioni o osservazioni ri­ guardanti le decisioni del Consiglio al quale spetterà di decidere in merito, motivando sia l'accoglimento che il rigetto delle nostre eventuali opposizioni o osservazioni.

Una volta che il Consiglio Comunale abbia approvato il P.R.G., questo dovrà essere presentato alla Regione (all'epoca di cui si parla, al Ministero dei Lavori Pubblici) cui spetterà la definitiva appro­ vazione del Piano. Prima di allora non ci sarà possibile chiedere e otte­ nere il rilascio della licenza di costruzione.

Ma se il nostro terreno è stato inserito in un Piano Regolatore Particolareggiato (PRP) dovremo ancora attendere che, come per il P.R.G, anche il PRP segua una analoga procedura (ora in parte ed in alcuni casi semplificata). Spieghiamo queste cose perché vedremo nel seguito vari tentativi - alcuni riusciti, altri no - di scorciatoie di queste procedure.

Ancora un'ultima ma importante precisazione riguardante il modo in cui si è deciso di narrare i fatti. Va innanzi tutto detto che il filo del discorso si snoda completamente ed esclusivamente attraverso il riferimento preciso e puntuale ad atti e documenti, ufficiali, o comunque scritti e verificabili. Questa serie di documenti, ordinati cronologicamente, ci racconteranno di fatti, persone, avvenimenti. Il linguaggio quindi potrà risultare a volte oscuro, involuto, burocratico, persino sintatticamente scorretto, ma anche essenziale, scarno, depurato da inutili fronzoli retorici, immediatamente comprensibile.

Per questo, e per il rispetto della documentazione storica e delle posizioni personali e di gruppo, ampi stralci di documentazione sono riportati testualmente, salvo per evidenti errori dattilografici.  Per evitare di confondere i fatti con i nostri commenti ad essi, il testo ripor­ tato da documenti di qualunque tipo è sempre messo opportunamente in evidenza.

 2. Perché un libro sul Frascatino

Forse anche queste prime note di introduzione possono, come primo passo, non essere adeguatamente  intese dal lettore ignaro della vicenda; certamente più chiarificatrice sarà l'attenta lettura della storia documentata di questo affare Frascatino, affiancata da note di com­ mento che tenteranno di chiarire comportamenti e vicende altrimenti poco intelligibili da chi, non addentro alle segrete cose, ha ora la pos­ sibilità di prenderne piena conoscenza.

Perché allora questo libro? Esso non ha origine da una propensione degli autori a voler incastrare vecchi o meno vecchi personaggi protagonisti della vita politica frascatana, quanto invece dalla constatazione che il problema Frascatino ha assunto per alcuni decenni le caratteristiche di un costante elemento di rottura fra tutte le forze politiche di Frascati, tale da rendere insicura, precaria, incerta ogni maggioranza amministrativa che si sia formata o si formi per governare Frascati.

In altre parole, tutte le soluzioni per i gravi problemi sociali della nostra città (e non sono pochi) sono pesantemente condizionati al tipo di soluzione che si vuole dare al problema del Frascatino: in favore dell'interesse pubblico o della speculazione privata. E' quindi evidente che, avendo tutte le forze politiche nel proprio cassetto un tipo di so­ luzione, i rapporti tra i partiti sono difficili e precari, e direttamente o indirettamente subordinati alla soluzione di questa vicenda.

Abbiamo detto partiti politici: ma è questa, nel caso in questione, una dizione corretta? Non è forse più corretto, ora come nel passato, individuare nell'esistenza di determinati personaggi, che all'interno dei partiti ancora hanno voce in capitolo sulle vicende amministrative del Comune di Frascati, un condizionamento di tutta la vita politico-amministrativa tramite la loro non disinteressata volontà di dare al problema del Frascatino una soluzione che privilegi ad ogni costo gli interessi del privato, e che parte della opinione pubblica più attenta ed arguta ha etichettato con il nome di partito merelliano?

Anche se non completamente ed esaurientemente noto, i cittadini tutti hanno percepito quale importanza e quale valore politico questo problema ha assunto nelle vicende amministrative del Comune di Frascati.

Il significato di questo libro è allora solo e soltanto quello di consegnare all'opinione pubblica una testimonianza storica attraverso la quale formare dei giudizi popolari che possano permettere un superamento delle difficoltà in cui si dibattono i partiti. Difficoltà che hanno radici profonde e a volte oscure in una storia che a partire dalle prossime pagine vogliamo diventi patrimonio culturale di tutti i cittadini.

 Frascati, settembre 1982.

 

3. La storia non era finita...

La prima parte di questa introduzione fu scritta nel settembre 1982, ed il libro terminato nel 1983, per i suoi primi sette capitoli.

Terminato? Così credevano i primi due autori, Sergio Sbaraglia e Andrea Preite Martinez, quando, giunti alla nota conclusiva alla fine del settimo capitolo, pensavano di aver terminato il loro lavoro.

Illusi. La storia infinita del Frascatino doveva riservare ulteriori sorprese, anche drammatiche, per circa un decennio. Occorreva riprendere la penna. E così è stato fatto dopo dieci anni, nel corso del 1992 e del 1993.

Altri personaggi, nuovi movimenti ed associazioni si affac­ ciano alla ribalta della battaglia del Frascatino: il Comitato Promo­ tore Parco Castelli Romani, attraverso la figura del suo coordinatore Paolo Bassani; il S.U.N.I.A., con il segretario locale Raffaele Marciano; la Coop. Edilizia Tuscolana '75, con il presidente Luigi Di Virgilio.

Si deve comunque alla determinante collaborazione ed al decisivo contributo della Lega Ambiente di Frascati e del suo dirigente Giancarlo Giombetti se si è potuto completare tutta la storia fino al giorno d'oggi.

Seppure alcune considerazioni della vecchia introduzione appaiono in parte superate dai fatti e dalle circostanze succedutesi nel tempo, non abbiamo voluto modificarla. L'abbiamo quindi lasciata come era stata scritta nel lontano 1982, in quanto sottolinea il clima politico che in quel tempo si respirava a Frascati, e che più diffusamente troverà riscontro nelle pagine che seguono.

Buona lettura.

 

Frascati, agosto 1993.

 

3. La storia non era finita...

La prima parte di questa introduzione fu scritta nel settembre 1982, ed il libro terminato nel 1983, per i suoi primi sette capitoli.

Terminato? Così credevano i primi due autori, Sergio Sbaraglia e Andrea Preite Martinez, quando, giunti alla nota conclusiva alla fine del settimo capitolo, pensavano di aver terminato il loro lavoro.

Illusi. La storia infinita del Frascatino doveva riservare ulteriori sorprese, anche drammatiche, per circa un decennio. Occorreva riprendere la penna. E così è stato fatto dopo dieci anni, nel corso del 1992 e del 1993.

Altri personaggi, nuovi movimenti ed associazioni si affac­ ciano alla ribalta della battaglia del Frascatino: il Comitato Promo­ tore Parco Castelli Romani, attraverso la figura del suo coordinatore Paolo Bassani; il S.U.N.I.A., con il segretario locale Raffaele Marciano; la Coop. Edilizia Tuscolana '75, con il presidente Luigi Di Virgilio.

Si deve comunque alla determinante collaborazione ed al decisivo contributo della Lega Ambiente di Frascati e del suo dirigente Giancarlo Giombetti se si è potuto completare tutta la storia fino al giorno d'oggi.

Seppure alcune considerazioni della vecchia introduzione appaiono in parte superate dai fatti e dalle circostanze succedutesi nel tempo, non abbiamo voluto modificarla. L'abbiamo quindi lasciata come era stata scritta nel lontano 1982, in quanto sottolinea il clima politico che in quel tempo si respirava a Frascati, e che più diffusamente troverà riscontro nelle pagine che seguono.

Buona lettura.

Frascati, agosto 1993.

 

Capitolo I

(maggio 1959 - marzo 1963)

La prima fase: l'attacco diretto

 

La storia comincia il 25 maggio 1959. Il Consiglio Comunale di Fra­ scati, Sindaco Pietro Micara, riunito in seduta segreta, delibera con atto n° 213 di affidare agli ingegneri Luccichenti, Guerrieri, Lapis e Giovannini l'incarico di redigere il progetto del Piano Regolatore Ge­ nerale (P.R.G.) di Frascati.

E' certamente un atto molto importante per il Comune di Frascati: fino ad ora le attività edilizie sono regolate da un Piano di fabbricazione che ha il principale scopo di permettere una rapida rico­ struzione della città, pesantemente distrutta dai bombardamenti dell'8 settembre 1943, e del 22 gennaio e 4 giugno 1944. Con la decisione di dotarsi di un Piano Regolatore, Frascati vuole passare dalla fase della pura e semplice ricostruzione a quella dello sviluppo ordinato e pro­ grammato del territorio comunale. Non si tratta più soltanto di co­ struire case, ma di pilotare una crescita coerente ed integrata di edilizia residenziale, edilizia pubblica, servizi, verde, strade, parcheggi, scuole, ecc.

In quella stessa riunione del Consiglio si decide di nominare una commissione consultiva composta dai consiglieri comunali Dino Di Nunzio (PCI) e Vincenzo Donati (DC) per rappresentare il Consiglio Comunale presso il Collegio dei progettisti. La delibera viene approvata da tutto il Consiglio Comunale, ad eccezione di due soli consiglieri (Gruppo Misto) che si astengono.

L'anno successivo (1960) si svolgono le elezioni ammini­ strative. I risultati di questa consultazione portano a formulare una ipotesi di Giunta di sinistra, formata da PCI, PSI e due consiglieri eletti in una lista chiamata Concentrazione Democratica.

L'operazione però non giunge in porto per vicende che non riteniamo di dover richiamare, in quanto non rilevanti ai fini dell'argo­ mento di questo libro. La situazione genera tuttavia una ingovernabilità della città  e il conseguente arrivo di un Commissario Prefettizio, il cui compito consiste nel governare Frascati fino alle nuove elezioni.

Il 6 aprile 1961 il Commissario Prefettizio nomina (con atto n°79) l'architetto Vitale quale altro membro da affiancare agli ingegneri Di Nunzio e Donati. Insomma una sorta di commissione a tre "incaricata di esaminare e riferire sul progetto di Piano Regolatore Generale entro due mesi dalla sua presentazione".

Nel luglio dello stesso anno l'area del Frascatino viene ac­ quistata dai fratelli Merelli di Grottaferrata.

Passa più di un anno, durante il quale si conclude il lavoro di progettazione del P.R.G.. La presentazione del Piano da parte dei tecnici avviene infatti nel 1962. Frattanto, una nuova Giunta di centro­sinistra DC-PSI si è formata a seguito delle nuove elezioni del novembre 1961. Viene eletto Sindaco Luciano Tamburrano (DC).

Il Consiglio Comunale è  convocato  per il 27 settembre

1962. In questa riunione (atto n° 45) all'Ordine del Giorno c'è la di­ scussione delle norme tecniche di attuazione del P.R.G.. I consiglieri Attilio Barbante e Renato Bisegni (del Gruppo Misto) "chiedono che si proceda prima ad una discussione generale", ritenendo che nella relazione introduttiva dell'Assessore ai Lavori Pubblici "ci siano degli errori di impostazione". La richiesta viene respinta con 21 voti contro 2.

I due consiglieri non si danno per vinti. Nel Consiglio Co­ munale dell'8 ottobre 1962, convocato per continuare l'esame delle norme tecniche di attuazione del P.R.G. (atto n° 46), i consiglieri Barbante e Bisegni ripropongono invano "una discussione generale sul P.R.G.".

Il Sindaco Luciano Tamburrano pone in votazione la pro­ posta del Gruppo Misto, che ancora una volta viene battuta con voto unanime di tutti gli altri consiglieri, di maggioranza e di opposizione. Insomma, è vietato discutere sulle 'intenzioni' del Piano.

Trascorre  una settimana. Il 15 ottobre  1962 in Consiglio

Comunale continua la discussione (atto n° 47) sulle norme tecniche di attuazione del P.R.G. Il consigliere Barbante, spinto probabilmente dall'ansia di dire comunque qualcosa sui contenuti sociali che avrebbero dovuto animare il Piano, nonostante le due precedenti bocciature, legge, a nome del Gruppo Misto, una dichiarazione con la quale osserva che "il P.R.G. qui presentato a nostro parere dovrebbe avere una funzionalità a breve scadenza. Fra pochi anni (...) sarà necessario procedere a numerose varianti e modifiche strutturali" (parole sante!). Prosegue affermando che si avverte "la sensazione che i tecnici non abbiano elaborato un Piano adeguato alle necessità dei frascatani" (parole santissime!) e constata "con amarezza" che sulle grandi proprietà terriere vengono previste lottizzazioni private, (il riferimento è certamente diretto anche alla consistente proprietà dell'ex-Sindaco DC, Micara), mentre dove la proprietà è molto frazionata si prevede zona agricola. Inoltre, per quanto riguarda il centro urbano, le soluzioni tecniche dei progettisti "lasciano l'incremento edilizio all'iniziativa privata" senza "sorvegliarla e dirigerla".

Riprendendo una argomentazione precedentemente solle­ vata dal Gruppo Comunista circa il destino delle zone periferiche, Bar­ bante fa notare che "questo è forse l'unico caso della storia edilizia" in cui da un lato non si riconosce l'esistenza di centri abitati periferici - anzi li si rende abusivi, dichiarando le zone corrispondenti come agricole - e dall'altro si creano altri centri abitati lottizzando i terreni dei grossi proprietari.

Si comincia chiaramente a capire perché tutti gli altri consiglieri comunali non vogliano discutere sul 'carattere' del Piano. Sono stati toccati problemi scottanti. L'assessore Donati nelle sua replica si limita a rispondere che tali osservazioni "sono di carattere generale", volendo significare con ciò l'insufficienza, l'indeterminatezza e la non pertinenza delle argomentazioni del Barbante.

Noi invece diciamo, certamente anche con il senno di poi, che se si fossero attentamente valutate le osservazioni e le considera­ zioni del consigliere Barbante, con molta probabilità Frascati non si troverebbe ora ad essere una propaggine di Roma, in alcune zone confusa, disordinata, sofferente di cento mancanze primarie, ed in altre zone pacchianamente ed inutilmente 'esclusiva'.

In  questa  seduta del Consiglio Comunale (15 ottobre 1962), il Piano Regolatore Generale viene adottato con 24 voti favorevoli ed uno contrario (A. Barbante).

Durante la discussione, vengono approvati anche degli emendamenti (per emendamento si intende una proposta di modifica del testo di una deliberazione del Consiglio, nel senso di aggiungere o togliere alcuni punti). Nel nostro caso, si tratta di modifiche di alcune parti del Piano, che deve quindi essere adeguato materialmente a quanto espresso negli emendamenti. Questo adeguamento viene affidato al collegio dei progettisti e ad una commissione tecnica formata dai consiglieri Vincenzo Donati, Dino Di Nunzio, Guelfo Romalli e Adelfo Zingaretti.

Questo affidamento è un passaggio importantissimo della nostra storia. Possiamo dire con certezza che è proprio da questo mo­ mento che inizia ad intricarsi la vicenda del Frascatino. Vicenda che invitiamo il lettore a seguire con pazienza, senza perdersi d'animo di fronte  alle asperità amministrative, burocratiche e politiche che an­ diamo ad affrontare.

Il collegio dei progettisti e la commissione tecnica si mettono al lavoro, e dopo circa tre mesi portano a termine il loro compito. Il Sindaco infatti, con lettera datata 29 gennaio 1963, invita i consiglieri comunali a prendere visione nei giorni l e 2 febbraio degli elaborati grafici del Piano nella loro definitiva stesura prima che si provveda alla loro pubblicazione.

Non sappiamo quali consiglieri comunali abbiano risposto a questo invito: sicuramente lo hanno fatto Renato Bisegni e Attilio Barbante.

I due consiglieri del Gruppo Misto devono essere rimasti alquanto sconcertati se, lo stesso 2 febbraio 1963, scrivono urgentemente al Sindaco comunicandogli che "con nostra viva meraviglia ci siamo trovati nella impossibilità di procedere a tale esame avendo dovuto constatare che:

l) non è stato possibile rintracciare la planimetria l:5000 sulla quale furono apportate le variazioni (emendamenti, Nota degli Autori) approvate dal Consiglio Comunale in data 15/10/62;

2) sulla planimetria l:5000 che ci è stata data in visione, abbiamo rilevato variazioni diverse da quelle approvate in Consiglio, cosicché se detta planimetria dovesse essere pubblicata, come viene preannunziato con lettera mandataci, si avrebbe la pubblicazione di atti difformi da quelli approvati dal Consiglio Comunale. Alla S. V. non sfugge senza dubbio la enorme gravità dei fatti denunciati dai sot­ toscritti" i quali chiedono quindi la sospensione della preannunziata pubblicazione degli atti.

Il Sindaco convoca allora per lunedì 11 febbraio alle ore 17:30 una riunione di Giunta con i  progettisti per esaminare il  caso. Nel frattempo il Gruppo Misto rende pubblici i fatti con un manifesto di cui non è stato possibile rintracciare copia. Il manifesto comunque metteva a conoscenza della cittadinanza la situazione che si era creata in virtù della mancata presentazione ai consiglieri comunali della originaria planimetria l: 5000 sulla quale erano state riportate effettivamente le modifiche scaturite dal Consiglio Comunale del 15 ottobre 1962.

Questa situazione fa fallire, sempre su richiesta del Gruppo Misto, la discussione nel Consiglio Comunale del 12 marzo 1963, che tali modifiche avrebbe dovuto definitivamente approvare.

La riunione con la Giunta ed i progettisti, inizialmente pre­ vista per l'11 febbraio, viene aggiornata al 23 marzo, alle ore 17. Vi partecipano 13 persone: il Sindaco, gli assessori, due dei progettisti (Lapis e Giovannini) ed alcuni consiglieri comunali tra cui Attilio Bar­ bante, non invitato, come osservatore.

Si procede all'esame degli emendamenti deliberati dal Consiglio del 15 ottobre 1962. Nel verbale si precisa, tra le altre cose, che occorrerà "riportare la zona attorno al Municipio (Frascatino) come nella pianta a scala l:2000 e con i volumi della zona F2 (nella parte bassa) circondati da verde privato". Attorno a tale punto "si svolge quindi una animata discussione circa le cause che hanno determinato la edificabilità della zona", prima non prevista.

"L'ing. Lapis spiega che si tratta di un errore dipeso dalla difformità tra le planimetrie al 5000 e al 2000", come dire che l'errore era dovuto ad un errore... e basta!                ·

Il verbale continua: "Il consigliere Calderino solleva una questione politica per l'attacco che è stato pubblicamente rivolto all'Amministrazione Comunale (manifesto del Gruppo Misto, N.d.A.) e chiede una spiegazione scritta da parte dei progettisti".

Il 28 marzo 1963 i quattro progettisti del Piano scrivono al

Sindaco una lettera nella quale affermano che la giustificazione di quanto avvenuto va ricercata nel fatto che "una stessa zona fu rappresentata, in due grafici, in modo diverso. Si era incorsi in un errore grafico."

Errore grafico, proseguono, nel quale si era incorsi nel pas­ saggio dalla pianta fondamentale del P.R.G. in scala 1:5000 alla plani­ metria in scala l:2000. La pianta al 5000 "fu seguita ed approvata anche dall'apposita commissione consultiva a noi affiancata" ed in questa risulta "che la zona a fianco del Municipio è destinata alla edilizia di tipo F2, quindi fabbricabile". In quella al 2000 la stessa area "viene qualificata in parte in altro modo, cioè zona a verde privato".

Ad ogni modo in tale pianta dettagliata la zona veniva as­ soggettata a Piano Particolareggiato. Emersa la difformità tra le due piante, continuano i progettisti, "la correzione fu fatta uniformando" la pianta al 2000 "a quella fondamentale in scala 1:5000 approvata dalla commissione consultiva. Si confermò nella pianta così corretta - a tutela del paesaggio - il vincolo di Piano Regolatore Particolareggiato (PRP) che è la cosa più importante in quanto su di esso, con maggiore serenità, tempo ed elementi, poteva sempre decidere il Consiglio Comunale. Ciò sta a dimostrare che tutto avvenne nel modo più chiaro ed onesto in quanto sarebbe stato inutile studiare un PRP per progettare delle semplici sistemazioni di terreno privato".

Con questa risposta i quattro progettisti non rispondono alla domanda loro posta né fugano i dubbi sulla vicenda. E' infatti fin dall'inizio apparso chiaro che la pianta eventualmente manomessa e per qualche  tempo introvabile non era quella dettagliata (l:2000) dove l'area in questione era destinata a verde privato, ma quella fondamentale (l:5000) dove l'area diventava fabbricabile! Se manomissione vi è stata essa è avvenuta nella pianta fondamentale in scala l:5000, e con la loro lettera i quattro  progettisti più che tentare una spiegazione del fatto, spiegazione che non forniscono, tentano in modo esplicito di coprirsi coinvolgendo i componenti della commissione consultiva comunale.

Forte di questa risposta dei progettisti, l'Amministrazione Comunale due giorni dopo, il 30 marzo 1963, pubblicizza in un mani­ festo le spiegazioni date dai progettisti affermando che "la soluzione esaminata dalla Giunta Comunale e dalla apposita commissione di tec­ nici era quella indicata nella scala l:2000, che rappresentava maggiori dettagli e chiarezza" quindi quella in cui parte dell'area del Frascatino era destinata a verde privato, ribadendo inoltre che la Giunta e la Maggioranza "rilevato tale errore,  hanno concordemente confermato che la zona in questione doveva restare in parte a verde privato, così come era stato  stabilito e risultava nella originaria pianta l:2000" e concludendo che "nessuna manomissione a fini speculativi risulta fatta dagli amministratori, che prenderanno gli opportuni provvedimenti nei riguardi di  eventuali responsabili."

Si ammette quindi pubblicamente che manomissione c'è stata, tanto da prendere "opportuni provvedimenti" nei confronti di "eventuali responsabili"! Inoltre vengono smentiti i quattro progettisti quando si afferma che la pianta esaminata dalla Giunta e dalla commissione di tecnici fu quella 1:2000 definita "originaria", al contrario di quanto detto dagli stessi progettisti nella lettera del 28 marzo. E' chiaro che qualcuno sta mentendo.

Il 30 marzo 1963 viene convocato il Consiglio Comunale (atto n° 87). L'assessore ai Lavori Pubblici Guelfo Romalli relaziona sulle modifiche apportate al P.R.G. il 15 ottobre 1962. Tra queste ri­ troviamo quella di "riportare la zona intorno al Municipio (Frascatino) come nella pianta a scala l: 2000 e con i volumi della zona F2 circondati da verde privato". Si apre il dibattito ed il consigliere Barbante in­ terviene per comunicare una notizia-bomba: "che è stato presentato un progetto per la costruzione di un fabbricato in una zona vincolata a verde privato (zona alta del Frascatino) firmato da uno dei progettisti del P.R.G.! Invita la Giunta a smentire la verità dei fatti denunciati. Si augura che l'Amministrazione, secondo quanto preannunziato nel suo manifesto, prenderà i necessari provvedimenti contro i responsabili".

Il consigliere Gennaro Calderino osserva che "l'assessore ai Lavori Pubblici ha rivisto tutto il Piano e rilevato irregolarità sulla carta l:2000 che riguardavano la zona del Frascatino" e chiede "che il Consiglio Comunale nomini una Commissione d'inchiesta per l'esame della questione, affinché non esistano dubbi sulla onorabilità di tutti i consiglieri comunali".

Il consigliere Renato Bisegni afferma che "l'azione del Gruppo Misto è quella di impedire che gli atti approvati dal Consiglio siano alterati" ed inoltre dichiara "che se il Gruppo Misto non avesse svolto tale azione i consiglieri non sarebbero venuti a conoscenza che il P.R.G. era stato realmente manomesso. Ritiene che la Giunta non abbia dimostrato sensibilità nel tener conto delle dichiarazioni del Gruppo Misto, mentre ha ritenuto buone quelle dei progettisti".

L'ing. Donati (membro della commissione consultiva consiliare che affiancava i progettisti)" è dell'avviso che nella riunione dei capigruppo consiliari si sarebbero potuti anche chiarire i punti controversi. I progettisti del Piano hanno chiarito le discordanze tra le due piante. La spiegazione può essere anche valida, in quanto non si può dubitare della buona fede" dei progettisti.

Facciamo notare che la "buona fede" è quanto meno dubbia, in quanto uno dei progettisti (l'ing. Luccichenti) ha presentato - a nome della Società Edilizia Nuovo Tuscolo dei fratelli Merelli e ancor prima del Consiglio Comunale del 30 marzo che doveva rimettere a posto  quanto  manipolato - una richiesta di licenza edilizia sulla parte del Frascatino "manomessa" che, nel Consiglio del 15 ottobre 1962, ri­ sultava destinata a verde privato. Il tutto poi in zona destinata a Piano Particolareggiato, naturalmente non ancora redatto e approvato (neanche il P.R.G. era stato ancora approvato definitivamente!) e prima che la pubblicazione ufficiale del P.R. G. rendesse note ai cittadini le scelte fatte. Infatti…

Il consigliere Barbante, dopo aver sottolineato che l'asses­ sore ai Lavori Pubblici lo aveva informato della presentazione di un progetto  di costruzione in tale zona, chiede "se è vero che la Gazzetta Ufficiale abbia pubblicato il Piano". Il vice-segretario comunale comu­ nica che "fu dato avviso della imminente pubblicazione, ma che tale pubblicazione non avvenne".

Intervenendo nella discussione, l'assessore Vittorio Corazza solleva "il problema morale, in quanto membro della Giunta che è stata posta sotto accusa, e pertanto chiede ai colleghi (...) se hanno motivi per ritenere che la Giunta collegialmente, od i singoli membri di essa o della maggioranza, siano responsabili di manomissione o sottrazione di documenti"- Il consigliere Gennaro Calderino si associa alla richiesta di Vittorio Corazza e chiede che "si chiarisca la situazione, onde tutti possano uscirne con la faccia pulita".

Il consigliere Barbante "chiede di conoscere come una Società Edilizia abbia potuto presentare progetti di costruzione su un'area

vincolata a verde privato" e, aggiungiamo noi, prima che il Piano venisse pubblicato. L'assessore Donati ritiene "che i fatti siano una cosa, e l'interpretazione un'altra. La divergenza non è sulla sostanza, ma sulla forma" (sic!).

Si procede quindi alla votazione, "confermando la adozione del P.R.G. deliberata già il 15/10/62" ribadendo per il Frascatino la destinazione a verde privato della parte superiore (verso via P. Campana) e attorno alla zona F2 nella parte inferiore (verso Piazza Marconi). La votazione riporta 21 voti favorevoli e due contrari (Barbante e Renato Bisegni). Naturalmente il voto contrario del Gruppo Misto è da intendersi riferito al P.R.G. nel suo complesso.

Il consigliere Gennaro  Calderino presenta un Ordine del Giorno per l'istituzione di una commissione d'inchiesta che indaghi sui fatti avvenuti. La proposta viene approvata all'unanimità, e vengono designati come membri della commissione i consiglieri Camillo Coraz­ za (PSI), Andreino Rossi (PCI), Renato Carocci (DC) e Renato Bisegni (Gruppo Misto), con la presidenza del Sindaco Luciano Tamburrano.

Anche al lettore più sprovveduto i giochi devono sembrare ormai chiari: nel periodo che va dal Consiglio Comunale del 15 ottobre 1962 a quello del 30 marzo 1963,  la Società edilizia Nuova Tuscolo dei  fratelli Merelli presenta un progetto di costruzione su di una zona che, il 15 ottobre 1962, tutto il Consiglio Comunale, in base ai documenti discussi e approvati, sapeva essere destinata a verde privato e soggetta  a Piano Particolareggiato. E' nel periodo tra i due Consigli Comunali che si scopre la "manomissione" delle mappe del P.R.G. avvenuta mediante una diversa colorazione della zona in questione, facendola diventare fabbricabile.

Chi redige e presenta il progetto della Società Edilizia Nuovo Tuscolo? Uno dei quattro progettisti del P.R.G..

Inoltre, ammesso per assurdo che la zona fosse edificabile, il lettore sprovveduto potrebbe domandarsi come facesse il proprietario del terreno a saperlo, e quindi come potesse incaricare un progettista della redazione e presentazione di un progetto di costruzione, quando il Piano non solo non era stato ancora ufficialmente pubblicato, ma addirittura in tutte le precedenti discussioni in Consiglio Comunale mai si era parlato o era stato ventilato che la zona in questione fosse edificabile o lo potesse diventare.

Vedremo nelle pagine seguenti come la Commissione d'indagine risponderà a questi e ad altri interrogativi.

 

Capitolo II

(aprile 1963- maggio 1964)

 

La commissione d'indagine

 

Prima riunione: 13 aprile 1963, ore 20.

Inizia i suoi lavori la Commissione d'indagine per il Piano Regolatore. Sono presenti il Sindaco Luciano Tamburrano ed i consiglieri Renato Carocci, Renato Bisegni e Andreino Rossi. Assente Camillo Corazza.

"Viene data lettura della delibera del 25.5.59 relativa all'in­ carico ai progettisti per la redazione del P.R.G. ed alla nomina di una commissione da affiancare ai progettisti. Circa l'interpretazione da darsi ai poteri che a suo tempo furono demandati a detta commissione nelle persone di Donati, Di Nunzio e Vitali, si conviene che i compiti furono esplicati nello spirito delle delibere del 25.5.59 e del 6.4.61."

Successivamente "il 15.10.62 si decise di affidare ai con­ siglieri Zingaretti, Donati, Di Nunzio e Romalli il controllo della tra­ scrizione degli emendamenti, richiesti dal Consiglio stesso, sugli elaborati del P.R.G. da parte dei progettisti. Viene constatato che la comuni­ cazione ai progettisti relativa agli emendamenti e varianti stabilite dal Consiglio fu data verbalmente. (...)"

"La pianta del P.R.G. edizione n° 2 (risultante dalla pianta n°l con gli emendamenti e varianti approvati dal Consiglio il 15.10.62) pur essendo stata depositata presso gli uffici dell'ing. Lapis - sembra, fin dal 10 novembre 1962 - non è stata mai messa a disposizione dei consiglieri comunali. (... )"

"Si prende atto che l'ing. Luccichenti faceva parte sia del collegio dei redattori del P.R.G., sia della commissione edilizia vecchia e nuova, e che l'unico progetto presentato e per cui fu richiesta licenza di costruzione su una zona modificata porta la firma dell'ing. Luccichenti e dell'arch. Manieri Elia", anch'egli membro della commissione edilizia.

Del verbale appena letto occorre porre in evidenza i seguenti punti:

l) la commissione tecnica consiliare comunica ai progettisti solo "verbalmente" quali modifiche debbano essere apportate al P.R.G.;

2) le modifiche apportate al P. R.G. non erano state messe a disposizione dei consiglieri comunali, bensì giacevano nello studio dell'ing. Lapis, e

3) viene sottolineato il fatto che l'ing. Luccichenti, redattore del P.R.G. e membro della commissione edilizia, era firmatario del progetto presentato al Comune per ottenere licenza di costruzione nella zona a "verde privato" del Frascatino.

Il 14 aprile 1963 una lettera del Sindaco invita gli ingegneri Donati, Di Nunzio, Zingaretti ed il tecnico comunale Mergè a presen­ tarsi presso il Municipio il 18 aprile per testimoniare dinanzi alla com­ missione d'inchiesta.

 

Seconda riunione: 18 aprile 1963 alle ore 20.30.

Sono presenti il Sindaco e i consiglieri Carocci, Renato Bisegni e Corazza (assente Andreino Rossi). Sono anche presenti i tecnici invitati dal Sindaco.

Il consigliere Bisegni chiede ai tecnici quale fosse "secondo il loro pensiero, l'incarico affidato ai consiglieri Di Nunzio, Donati, Zingaretti e Romalli dal Consiglio Comunale del 15.10.62. Viene ri­ sposto che tale compito era quello di verificare che sulle piante fossero esattamente riportate le varianti approvate dal Consiglio."

"Il consigliere Bisegni chiede di conoscere chi ha dato di­ sposizioni ai progettisti di apportare al Piano le modifiche non delibe­ rate dal Consiglio. L'ing. Di Nunzio e l'ing. Zingaretti dichiarano che i tecnici" cioè loro stessi, "hanno solo chiarito all'ing. Lapis ciò che i progettisti avrebbero dovuto fare in relazione agli emendamenti proposti dal Consiglio. "

"Il consigliere Bisegni chiede se a tale scopo furono fatte più riunioni. L'ing. Donati rende noto che in una sola riunione fu fatto un controllo sulle varianti decise dal Consiglio su una delle carte del Piano e non su quella definitiva."

Il consigliere Bisegni chiede se la commissione tecnico­ consiliare esaminò le modifiche del Piano segnalate dal Gruppo Misto. "L'ing. Di Nunzio chiarisce che tutte le modifiche apportate al Piano dovevano essere ripresentate al Consiglio in quanto solo esso aveva la competenza per esaminarle e discuterle. "

"Bisegni chiede se il Sindaco e la Giunta furono informati delle variazioni che si dovevano apportare al Piano. Donati, Di Nunzio e Zingaretti assicurano di no."

Dopo aver chiesto informazioni su alcune altre parti del Piano modificate non in conformità a quanto stabilito dal Consiglio del 15 ottobre del 1962, il consigliere Renato Bisegni "chiede notizie sulla zona che sovrasta il Municipio (Frascatino). Donati ritiene che la que­ stione debba essere vista sotto un profilo pratico. Crede che la lettera dei progettisti sia chiara ed esplicita a tale riguardo. Fa presente che ci fu una riunione di Giunta per chiarire i fatti alla quale intervenne anche l'ing. Lapis che diede spiegazioni circa le discordanze fra le carte al 2000 e al 5000."

"Bisegni chiede se ci fu una discussione fra i tecnici per discutere della destinazione di tale zona. Donati e gli altri ingegneri dichiarano di no, anche perché essi erano e sono contrari alla variante apportata a tale zona. (...)"

Bisegni chiede se gli ingegneri componenti la commissione tecnico-consiliare "abbiano discusso con qualcuno dei tecnici redattori del P.R.G. della stesura del Piano stesso (si intende del PRP di Piazza Marconi, N.d.A.) o se ritenevano che nella zona soggetta a piano particolareggiato i compilatori del piano avessero solo fatto i segni indicanti il piano particolareggiato senza tener conto dei segni interni al piano stesso. Zingaretti risponde di sì e chiarisce che per lui la zona interna del piano particolareggiato poteva anche essere in bianco. Donati e gli altri assicurano che non ci fu nessuna riunione in merito. (...)"

"Il consigliere Bisegni chiede di chi era compito riesamina­ re le piante del Piano per accertare se erano conformi alle decisioni del Consiglio. Di Nunzio e gli altri sono del parere che tutti i consiglieri dovevano controllare le carte. Carocci è d'avviso che i consiglieri Barbante e Bisegni abbiano ben operato avvertendo l'amministrazione delle variazioni accertate. Donati esprime l'opinione che sarebbe stato bene che le difformità riscontrate fossero state subito segnalate. Bisegni precisa che egli stesso ed il consigliere Barbante segnalarono le difformità riscontrate", e "che dopo la segnalazione non furono controllate le difformità segnalate sulle carte. Donati avrebbe preferito una maggiore chiarezza nella segnalazione."

"Il consigliere Carocci è d'avviso che l'ing. Luccichenti non avrebbe dovuto prendere tale papera. Donati pone la questione se la variazione fu fatta con dolo o meno. Di Nunzio ritiene che il progetto presentato da Luccichenti e Manieri non doveva essere neppure preso in considerazione in quanto la zona è sottoposta a piano particolareggiato."

"Il consigliere Bisegni ritiene che l'errore dell'ing. Luccichenti è tanto più grave in quanto oltre ad essere egli membro della Commissione Edilizia era progettista del P.R.G.. Di Nunzio ritiene che debba escludersi il dolo e che il progetto non ha alcun valore finché non sarà approvato il PRP della zona."

"Il consigliere Bisegni chiede se la commissione era a conoscenza della pianta n° 2 che sembra sia stata presentata a novembre.

Di Nunzio per quanto ricorda chiarisce che la commissione vide solo la prima carta ed il brogliaccio con le correzioni approvate dal Consiglio."

"Bisegni chiede in quale data furono presentati gli elaborati. Il tecnico comunale Mergè non ricorda quali piante furono presentate, la pianta n° 2 fu ritrovata nel cartellone che conteneva tutti gli elaborati."

"Il consigliere Camillo Corazza chiede se una zona a verde privato può essere sottoposta a piano particolareggiato." Nessuno risponde. "Donati e Di Nunzio chiedono se il Consiglio fisserà per i PRP i vincoli da porsi alla zona. Il consigliere Corazza si preoccupa che si possano eludere le decisioni già prese dal Consiglio. Di Nunzio spiega che l'esame dei PRP sarà più approfondito, riguardando essi una zona ristretta".

Al termine della riunione si stabilisce di inviare a tutti i consiglieri comunali una lettera di convocazione per il 21 aprile alle ore 10 "per accertare eventuali dichiarazioni e prendere atto di documenti che" i consiglieri "riterranno opportuno sottoporre per completare le indagini in corso."

Le considerazioni da fare sul verbale di questa seconda riunione sono assai importanti per le dichiarazioni in esso contenute. Esse dovranno necessariamente essere messe a confronto con la discussione che su tale problema avverrà, tre anni dopo, nel Consiglio Comunale dell8 ottobre 1966.

Notiamo, in linea generale, che la difesa della commissione tecnica del Consiglio Comunale (composta da Donati, Di Nunzio, Zin­ garetti e Romalli, e che aveva il compito di garantire che le modifiche al P.R.G. decise nel Consiglio del 15 ottobre 1962 fossero fedelmente riportate sugli elaborati dei progettisti) si basa sul fatto che i compo­ nenti della commissione non erano a conoscenza delle modifiche ap­ portate alla zona del Frascatino "in quanto tra l'altro erano contrari", e sul fatto che comunque qualsiasi atto (come ad esempio la presentazione del progetto di costruzione) "non doveva nemmeno essere preso in considerazione in quanto la zona è sottoposta a PRP".

Da notare tra l'altro come su precisa domanda del consi­ gliere Renato Bisegni viene risposto che le modifiche apportate al Piano non venivano portate a conoscenza del Sindaco e della Giunta in quanto "per abbreviare il tempo si riteneva più opportuno che le modifiche fossero già disegnate sul piano".

E' singolare l'atteggiamento dell'ing. Donati, per il quale "sarebbe stato bene che le difformità fossero state subito segnalate" e con "maggiore chiarezza" da parte dei consiglieri Attilio Barbante e Renato Bisegni. In altre parole, rimprovera chi ha scoperto il trucco, non chi l'ha organizzato!         

 

Terza riunione: 21 aprile 1963

Sono presenti il Sindaco ed i consiglieri Bisegni, Carocci e Rossi, assente Camillo Corazza. Alla riunione sono invitati tutti i con­ siglieri comunali.

"La commissione rileva, in merito alla dichiarazione pre­ sentata dai redattori del Piano, che il 5 febbraio nel consegnare gli ela­ borati del Piano, contrariamente alle loro dichiarazioni, essi (gli elabo­ rati) non risultano controfirmati né dall'amministrazione né dall'Ufficio Tecnico (con riserva di meglio accertare questo rilievo)."

La commissione rileva inoltre che mentre da parte dei pro­ gettisti "si dichiara di essere incorsi in un errore grafico, si tace sui ri­ lievi che proprio in merito a tali errori, sin dalla prima seduta del Con­ siglio del '62, il consigliere Bisegni Renato fece notare le differenze tra le piante al 5000 e al 2000. Era quindi compito dei redattori eliminare tali incongruenze immediatamente. In merito alla zona a fianco del Municipio tale difformità non fu rilevata in sede di revisione consiliare ma dietro esplicita denuncia presentata con pubblico manifesto" del Gruppo Misto.

L'assessore Corrado Cesaroni puntualizza "in contrasto con la dichiarazione dei tecnici, che l'ing. Romalli gli riferì in data 25 marzo che l'ing. Lapis dichiarò a lui, anche in presenza di altri, che gli ing. Di Nunzio e Luccichenti comunque erano a conoscenza delle va­ riazioni della zona riguardante il PRP della zona del Comune." La commissione rileva tale contraddizione e si riserva di interrogare Lapis e Romalli, e di sentire inoltre, separatamente, i tecnici compilatori del Piano e l'ing. Romalli.

Risultano allegate agli atti le dichiarazioni rese da Cesaroni, Romalli e Barbante. Vediamole.

Dichiarazione resa dall'assessore Cesaroni.

"La commissione chiede se nella Giunta furono discusse varianti da apportarsi al P.R.G. dopo l'approvazione del Consiglio. Ce­ saroni dichiara che non ci furono discussioni in quanto il compito di verifica del Piano era stato  demandato alla commissione" dei tecnici. "Non si discussero nuove variazioni." La commissione chiede se in Giunta si discusse "la segnalazione dei consigliere Barbante e Bisegni, e quali provvedimenti furono presi. L'assessore Cesaroni denuncia che l'assessore Vittorio Corazza lo ha accusato di aver sottratto la pianta descritta nella lettera di Barbante e Bisegni" del 2 febbraio. Chiede inoltre che venga accertata "l'infondatezza di tale accusa", riservandosi "di adire eventualmente le vie legali."

"L'assessore Cesaroni dichiara che Romalli gli riferì in data 25 marzo che l'ing. Lapis dichiarò a lui, anche in presenza di altri, che gli ing. Di Nunzio e Luccichenti comunque erano a conoscenza della variazioni alla zona riguardante il piano particolareggiato della zona del Comune."

Dichiarazione dell'assessore Romalli.

"L'ing. Romalli dichiara che una sera si riunì la commissio­ ne tecnica affiancatrice del P.R.G. alla quale presenziò per poco tempo essendo poi impegnato in una riunione di Giunta. Dichiara di non ri­ cordare di aver dato disposizioni per ulteriori riunioni né perché fossero apportate varianti al P.R.G.. "

Viene chiesto "quali provvedimenti l'assessore Romalli abbia preso dopo la lettera di denuncia dei consiglieri Barbante e Bisegni. Romalli risponde di aver provveduto alla riunione dei capigruppo". Gli viene inoltre chiesto se "era a conoscenza della pianta n°2 che sembra sia stata consegnata al Comune nel novembre 1962. L'ing. Romalli dichiara di non ricordare. La commissione chiede se la Giunta abbia discusso in merito alla lettera inviata dai consigliere Barbante e Bisegni circa la presunta manomissione del Piano. L'ing. Romalli non ricorda. "

Dichiarazione del consigliere Barbante.

Il consigliere Barbante dichiara che quando "chiese di prendere visione delle planimetrie del piano per verificare se fossero ri­ portate fedelmente le varianti apportate dal Consiglio, non poté pren­ dere visione di tali planimetrie in quanto l'Ufficio Tecnico dichiarò che erano in suo possesso solo quelle edite col n°3. Protestò in quanto non gli fu possibile procedere al paragone delle due planimetrie."

Il comportamento dell'amministrazione dopo la lettera del 2 febbraio - prosegue Barbante - "fece maggiormente avvalorare i miei sospetti che qualche cosa di non regolare ci fosse nella stesura delle planimetrie" tanto da far annullare nel Consiglio del 12 marzo il punto riguardante la definitiva approvazione del P.R.G. .

Egli ribadisce "che il giorno prima e nella mattinata stessa in cui doveva tenersi il Consiglio" chiese "all'Ufficio Tecnico, presente l'assessore Romalli, di prendere in visione le vecchie planimetrie appro­ vate dal Consiglio Comunale (il 15 ottobre 1962): fu risposto che dette planimetrie erano nelle mani dell'ing. Lapis. Pertanto fu impossibile verificarle. Mi chiedo - continua Attilio Barbante - se dopo la mia denuncia (...) gli ingegneri componenti la commissione tecnica non do­ vevano preoccuparsi della veridicità del mio dubbio. Mi chiedo a che cosa si è ridotto il loro compito se il P.R.G. (quello manomesso, N.d.A.) non fu approvato nella seduta del 12 marzo solo per il mio intervento."

"Faccio notare inoltre che le vecchie tavole al 2000 e al 5000 rientrarono nella sede comunale solo pochi istanti prima del Consiglio, portate dall'ing. Lapis. Il giorno 14 marzo mi recai nella sede comunale e finalmente potei paragonare le vecchie tavole con i nuovi elaborati, e notai che mentre la zona circostante il Comune nella vecchia tavola al 2000  prevedeva una area a verde privato, nella nuova stesura detta area veniva modificata in area fabbricabile. Quasi contem­ poraneamente venni a conoscenza per bocca dell'ing. Romalli che un progetto  per la costruzione di circa 45 appartamenti a firma degli arch. Luccichenti  e Manieri veniva presentato  all'approvazione della Com­ missione Edilizia. L'area sulla quale dovrebbero sorgere detti apparta­ menti è quella variata all'insaputa del Consiglio Comunale."

Questa terza seduta della commissione d'inchiesta è di particolare importanza per le dichiarazioni di alcuni consiglieri comunali. Accuse precise vengono mosse nei confronti della commissione tecnica consiliare. Da alcuni viene messo in evidenza che i componenti di tale commissione  sarebbero  stati  a conoscenza  della manomissione della zona del Frascatino e, nonostante denunce  pubbliche e lettere ufficiali, nulla era stato fatto per eliminare tale irregolarità.

 

Quarta riunione: 23 aprile 1963, ore 12.

Sono presenti il Sindaco, Renato Bisegni, Camillo Corazza e Andreino Rossi, assente Carocci.

Viene chiesto all'assessore Romalli "se risponde a verità quanto dichiarato dall'assessore Cesaroni, e cioè che l'ing. Lapis avrebbe  riferito  all'assessore  Romalli  che Luccichenti  e  Di  Nunzio erano a conoscenza delle variazioni riguardanti la zona particolareggiata" del Frascatino.

L'assessore Romalli dichiara che "pur non ricordando se fu fatta tale comunicazione al Cesaroni, non ritiene che il collega Cesaroni possa aver detto una cosa non vera, e quindi praticamente lo ammette. L'ing. Lapis avrebbe parlato nella riunione che si tenne dopo la Giunta, però quando qualche giorno dopo - ritrovandosi con i colleghi di Giunta - ritornò sull'argomento fu smentito dai presenti, ed allora comprese che il suo udito notoriamente difettoso lo aveva tradito."

"L'ass. Romalli dichiara di non aver comunicato al collega Cesaroni l'inesattezza della notizia riferitagli, in quanto non ricordava neppure di aver dato tale notizia."

La commissione d'inchiesta prende atto delle dichiarazioni dell'assessore Romalli, e decide di convocare i progettisti del P.R.G. per un incontro chiarificatore. Decide anche di convocare gli assessori Corazza e Cesaroni.

Inizia il balletto delle coperture. L'assessore Romalli non smentisce, in un primo momento, il fatto che l'ing. Lapis gli abbia detto che un membro della commissione tecnica consiliare (Di Nunzio) ed un progettista (Luccichenti) fossero a conoscenza delle variazioni apportate alla zona del Frascatino. Subito dopo però, quando i suoi colleghi di Giunta negano che quello fosse stato il senso della parole di Lapis, si affretta a dichiarare che evidentemente l'udito "difettoso" lo aveva tradito. Si comincia a far quadrato per non scoprirsi e per coprire le re­ sponsabilità.

 

Quinta riunione: 3 maggio 1963, ore 19.

Sono presenti il Sindaco, i consiglieri Renato Bisegni, Carocci e Camillo Corazza, assente Rossi.

Gli assessori Vittorio Corazza e Cesaroni, convocati, non si presentano; si decide quindi di riconvocarli per lunedì 6 maggio alle ore 20. Si decide inoltre di invitare i progettisti a fissare la data di un incontro chiarificatore con la commissione d'inchiesta. Il giorno dopo infatti, sabato 4 maggio, il Sindaco invita per lettera i progettisti del P.R.G. ad una riunione in data da indicare.

 

Sesta riunione: lunedì 6 maggio 1963, ore 20.

Presenti il Sindaco e i consiglieri Renato Bisegni, Camillo Corazza e Carocci, assente giustificato Andreino Rossi. Appositamente convocato, è presente l'assessore Vittorio Corazza, al quale la com­ missione sottopone la dichiarazione fatta dall'assessore Cesaroni il 21 aprile, nel corso della terza riunione della commissione d'indagine:

"L'assessore Corazza" mi "ha accusato di aver sottratto la pianta de­ scritta nella lettera di Barbante-Bisegni".

L'assessore Vittorio Corazza dichiara che l'accusa del Cesaroni è del tutto infondata. La commissione chiede al Corazza se era a conoscenza che il Cesaroni o altri avessero portato fuori del Comune documenti riguardanti il P.R. G. di Frascati.

Corazza dichiara che non è assolutamente a conoscenza di fatti del genere, e qualora ne fosse stato a conoscenza si sarebbe fatto un dovere di denunciare il fatto.

La commissione chiede se era a conoscenza delle dichiarazioni fatte dall'ing. Romalli in merito alle affermazioni dell'ing. Lapis riguardanti gli ing. Di Nunzio e Luccichenti. L'assessore Corazza dichiara di non essere stato presente quando l'ing. Romalli ha dichiarato quanto sopra.

La commissione chiede se nella Giunta furono discusse varianti da apportarsi al piano regolatore dopo le approvazioni del Con­ siglio Comunale. L'assessore Corazza nega che siano state discusse nella Giunta le varianti al piano:

La commissione decide di convocare l'assessore Cesaroni per giovedì alle ore 20, oltre agli altri membri della Giunta.

Il 7 maggio il Sindaco invita gli assessori Alessandro Bise­ gni ed Enrico Morichelli a conferire con la commissione d'inchiesta per chiarimenti. Il giorno dopo, 8 maggio, i due assessori così rispondono al Sindaco:

"Con meraviglia ho letto il suo invito a conferire con la commissione d'indagine del Piano Regolatore, in quanto già in prece­ denza tutti i consiglieri comunali erano stati invitati per il giorno 21 aprile a fornire eventuali notizie per il completamento delle indagini.  Non essendomi presentato in quel giorno è evidente che non ho nulla da dichiarare e pertanto ritengo superfluo il nuovo invito che, a mio giudizio, dimostra che le indagini non sembrano procedere secondo gli intendimenti ben fissati dal Consiglio Comunale."

E' alquanto singolare che due assessori i quali, in quanto tali, avrebbero dovuto più di ogni altro collaborare per stabilire la verità dei fatti, si sottraggano invece alloro  compito giustificando questo atteggiamento nientemeno che con loro precedenti assenze, che invece suonano come ulteriori elementi di volontà insabbiatrice.

 

Settima riunione: 9 maggio 1963, ore 20,30.

Il giorno seguente si riunisce la commissione d'inchiesta, presenti il Sindaco e i quattro membri eletti dal Consiglio Comunale.

Presa visione della lettera degli assessori Alessandro Bisegni e Enrico Morichelli, la commissione "con stupore nota che gli assessori anziché collaborare ed apprezzare l'operato della commissione" ne precludono ulteriori accertamenti "arrivando addirittura a stabilire essi gli intendimenti che il Consiglio Comunale avrebbe fissato. Si stabilisce che tale atteggiamento verrà riflesso nella relazione conclusiva della commissione al Consiglio Comunale. Si decide inoltre di prendere visione della lettera che l'assessore Cesaroni ha rilasciato all'Ufficio Tecnico allorché ritirò da detto ufficio dei documenti."

"La commissione decide di riunirsi il giorno in cui perverranno le risposte dei progettisti in merito alla richiesta di colloquio."

Il 16 maggio il Sindaco, non avendo ancora ricevuto ri­ sposta dai quattro progettisti alla sua lettera del 4 maggio 1963, li invita perentoriamente a far conoscere la loro disponibilità entro una settimana.

Il 19 maggio l'ing. Lapis risponde al Sindaco che "oltre quello che i colleghi ed io abbiamo chiarito con la nostra lettera del marzo scorso, e quanto ebbi modo di esporre all'Onorevole Consiglio Comunale, ben poco posso aggiungere. Si trattò di un errore materiale nella elaborazione grafica di due planimetrie, errore che noi correggemmo, a nostro ponderato giudizio, uniformando le due piante sulla base di quella che, per essere obbligatoria mentre l'altra non lo era, a nostro avviso di progettisti era la più importante. Ogni altra interpretazione si allontana dalla verità."

Da notare l'ingenuità della  lettera dell'ing. Lapis, nella quale egli stesso suggerisce il modo più banale per manomettere un P.R.G.: si presenta e si fa approvare in Consiglio Comunale una planimetria "non obbligatoria" come quella al 2000, con una certa zona destinata a verde privato. Si deposita successivamente all'Ufficio Tecnico quella "obbligatoria" al 5000 con quella stessa zona opportunamente modificata, cioè edificabile.

Se nessuno controlla bene le mappe prima della pubblica­ zione ufficiale, il gioco è fatto. Un giorno lo si scoprirà, ma sarà troppo tardi, in Commissione Edilizia, quando per esempio un membro di essa presenterà un progetto di costruzione in un'area ritenuta da tutti a de­ stinazione verde privato. Qualcuno allora chiederà di andare a verificare cosa prevede per quella zona la  pianta fondamentale "obbligatoria" del P.R.G. al 5000, e scoprirà che invece...

Il 3 giugno si degna di rispondere al Sindaco anche l'ing. Luccichenti: "In riferimento alla Sua lettera del 16/5, desidero comuni­ carLe che - per quanto riguarda l'oggetto - ritengo siano sufficienti le delucidazioni date nella lettera del 28/3/63 firmata da tutti i componenti il gruppo per lo studio del P.R.G.".

Sarebbe interessante chiedere all'ing. Luccichenti, progettista del P.R.G. e membro della Commissione Edilizia, come abbia fatto  a progettare un piano di costruzione per conto della Società dei fratelli Merelli su una zona che era stata approvata dal Consiglio Comunale del 15 ottobre 1962 come verde privato. Inoltre, il P.R.G. non era stato ancora reso pubblico e pertanto i proprietari dell'area non avrebbero potuto conoscere la destinazione che ad essa il P.R.G. riservava. Per di più nelle discussioni pubbliche di Consiglio Comunale mai si era parlato di possibile edificabilità per tale area.

Queste domande non potranno essere poste: l'ing. Lucci­ chenti con la sua lettera si sottrae al confronto con la commissione d'inchiesta.

 

Ottava riunione: 28 maggio 1963.

La commissione d'inchiesta si riunisce presenti il Sindaco e i consiglieri Renato Bisegni, Camillo Corazza e Andreino Rossi, assente Carocci. E' presente l'ingegner Lapis.

Viene chiesto all'ing. Lapis se, "quando i tecnici progettisti si sono riuniti ed hanno uniformato la tavola l:2000 uguale a quella l:5000, hanno informato l'amministrazione. L'ing. Lapis risponde di no in quanto non fu ritenuto saliente."

"La commissione chiede qual’è stato il concetto che ha indotto i tecnici ad uniformare la nuova tavola al 2000 uguale a quella al 5000. L'ing. Lapis chiarisce i concetti: l) la pianta generale del Comune era stata portata in visione al Commissario Prefettizio; 2) la stessa pianta al 5000 era stata esaminata più volte dai tecnici Vitale, Donati e Di Nunzio che non vi avevano trovato osservazioni da fare; 3) le planimetrie in scala maggiore (per es. l:2000) di quelle indicate negli articoli della legge urbanistica sono da presentarsi là dove sia opportuno."

"La commissione chiede se i tecnici erano a conoscenza

che la tavola al 2000 era stata approvata dal Consiglio e pertanto era parte integrante del P.R.G. e quindi atto ufficiale. L'ing. Lapis risponde che la risposta è implicita in quanto era presente al Consiglio Comunale." L'ing. Lapis precisa inoltre che in una riunione con i capigruppo consiliari, il 7 febbraio 1963, "sostenne che a suo parere, dati i cambiamenti, era indispensabile risottoporre le due planimetrie suddette alla approvazione del Consiglio Comunale. Tutti i presenti furono concordi di questa necessità."

Continuano le schermaglie difensive e lo scarico delle re­ sponsabilità. L'ing. Lapis nell'impostare la sua difesa fa importanti di­ chiarazioni:

l) che sapeva, avendovi partecipato, che il Consiglio Co­ munale del 15 ottobre 1962 aveva approvato la pianta l:2000 in cui la zona alta dell'area del Frascatino era destinata a verde privato;

2) che dopo una discussione con i colleghi progettisti fu deciso di uniformare la pianta l:2000 a quella l:5000 sulla quale la zona in questione risultava edificabile;

3) che quest'ultima pianta era stata più volte esaminata dai membri della commissione tecnica, i quali "non avevano trovato osservazioni da fare";

4) che l'amministrazione non era stata informata della decisione di uniformare la pianta l:2000 a quella l:5000.

 

Nona riunione: 29 maggio 1964.

Ad un anno esatto di distanza, si riunisce ancora un volta la commissione d'inchiesta. Sono presenti il Sindaco - o meglio l'ex Sindaco, Luciano Tamburrano - e i  consiglieri Renato Bisegni, Camillo Corazza e Carocci, assente Rossi.

"Il consigliere Renato Bisegni protesta per la lungaggine della convocazione (...) e prega i presenti di passare subito alle conclu­ sioni da portare al prossimo Consiglio Comunale. Presenta uno schema di conclusioni che sottopone alla approvazione dei membri presenti della commissione."

"Il consigliere Camillo Corazza è d'accordo che le conclusioni siano portate al più presto al Consiglio, ma chiede che il giudizio sulle conclusioni venga espresso da tutti i membri della commissione e pertanto, data l'assenza di Rossi A., chiede che la commissione venga riconvocata urgentemente."

Anche il consigliere Carocci "ritiene necessario rimandare la seduta". Il consigliere Bisegni "si preoccupa che tale rinvio significhi ritardare ulteriormente le decisioni stesse, e chiede ai componenti presenti il parere sullo schema da lui presentato. Il consigliere Corazza ritiene che occorre per il Consiglio una relazione più dettagliata dei fatti succedutisi che non quella del consigliere Bisegni."

"Il consigliere Carocci non ritiene opportuno accettare le conclusioni del consigliere Bisegni poiché non danno la possibilità agli altri membri di poter approfondire l'esame degli atti;" condivide co­ munque che la questione sia definitivamente risolta nella prossima se­ duta.

E' certamente sorprendente che questa nona riunione della commissione d'indagine sia stata convocata ad un anno di distanza da quella precedente. Possiamo pensare che in parte abbiano influito le volontà insabbiatrici emerse nel corso dell'inchiesta, in parte riteniamo che abbia influito un altro grosso scandalo scoppiato nel frattempo.

Il quotidiano del PCI L'Unità aveva infatti denunciato in prima pagina un gravissimo caso di 'spionaggio politico'. Si era verificata questa situazione: il senatore DC Campilli aveva acquistato dei terreni agricoli ed aveva segretamente richiesto all'allora Sindaco DC Luciano Tamburrano di indagare sulle tendenze politiche delle famiglie che coltivavano o abitavano nei terreni confinanti con i suoi.

Il Sindaco sollecitamente interessò l'Arma dei Carabinieri per le indagini, e rimise al suo 'superiore' Campilli un rapporto nel quale dichiarava che le famiglie 'sotto inchiesta' erano prevalentemente tendenti a sinistra. Lo scandalo fu di tale portata che il Sindaco Tamburrano fu costretto a dimettersi.  A lui subentrò l'avvocato Guglielmo Boazzelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2. Porta S.Pietro (distrutta nel 1870) su Via Cesare Battisti,  all'altezza di Via Mentana.

Figura 3. Veduta aerea attuale di Frascati (1993). Piazza Marconi e Piazza Roma in primo piano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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