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Grottaferrata: nuovi appelli al voto, ma l'astensione è uno spettro. Il ballottaggio è diventato un passaggio inutile?

18-06-2017

GROTTAFERRATA (politica) – Le percentuali storiche del secondo turno impongono una riflessione: che senso ha continuare se più della la metà rimane a casa?

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Trattare la politica come un torneo di calcetto in cui due squadre arrivano in finale è sempre stato opinabile. Un turno unico, dove ci siano già alleanze precise e patti chiari senza sotterfugi e calcoli è quanto di meglio si possa auspicare. Invece non è così. Nei comuni con oltre 15mila abitanti è stata sancita la possibilità del ballottaggio, ovvero il viatico di 'accordicchi' che vanno sempre ad 'importunare' chi è fuori dalla decisioni finale. Tirati per la giacchetta, gli esclusi sono costretti spesso a dimenarsi, salvo quelli che si fanno appositamente sedurre dalla morsa del patto per una manciata di voti o, peggio ancora, per contropartite personali. Inutile nascondersi: il doppio turno è anche questo.

Nella speranza che qualcuno prima o poi, ai piani alti, metta mano ad una legge che è tesa al clientelismo, all'astensione di massa e al dispendio di risorse economiche per lo Stato, non si può non sottolineare il grande senso di responsabilità democratica di tutti i candidati che non potranno ambire alla massima carica della città, i quali hanno invitato gli elettori a recarsi alle urne. Rimane un esercizio di maturità.

La caccia ai 4mila voti in dispersione è iniziata già dal 12 Giugno. Tuttavia è corretto rimembrare che la prima buona norma per chi arriva al secondo turno è quella di salvaguardare il proprio 'orticello'. Una volta fatto, non si perde quasi mai. E' una regola non scritta, a meno che non si sia fatto il 'pieno' al primo giro, (cioè la massima estensione possibile di voti), ma non è il caso questo di Bertuzzi a Andreotti. Entrambi, infatti, hanno bacini potenziali a cui attingere.

Nessuno sa cosa può accadere e nessuno sa cosa passi per la testa di un elettore svincolato dalla sua appartenenza. Ogni cittadino, specie quando è sgombro da influenze, convenienze o ideali, non è mai una bestia ammaestrata a comando. La storia ci ha insegnato che quasi sempre chi è rimato fuori dai giochi al secondo turno diserta le urne, poiché poco attratto dal votare il meno peggio o il quasi meglio. Pensare a conservare i propri consensi e poi a tentare quelli degli altri, dicevamo. Questa dovrebbe essere la logica. Sarà seguita? Lo scopriremo solo il 25 Giugno a mezzanotte, quando si conoscerà il nome del nuovo sindaco di Grottaferrata.

Se a Grottaferrata si raggiungerà il 40% dell'affluenza, tra una settimana, sarà un risultato dignitoso, anche se molto negativo. Sotto questa cifra neanche a parlarne. Se invece si andrà verso il 50% si potrà dire almeno che il nuovo sindaco potrà agire con una buona legittimazione popolare ed elettorale, fatto salvo, come sempre, che chi non vota non potrà tornare a dare giudizi.

L'augurio, comunque, è che il prossimo sindaco ridia slancio e condivisione, partecipazione ed entusiasmo ad una comunità che si è un po' addormentata, forse rassegnata, sull'idea di un futuro trasparente all'interno del suo ambito geografico. Vincere questa sfida vorrebbe dire anche riportare interesse verso la politica.  

T.O.A.

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