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Storia e genesi del Frascatino - SECONDA PUNTATA

21-07-2016

FRASCATI - La nostra testata propone in esclusiva il testo pubblicato nel 1993 da Sbaraglia, Preite Martinez e Giombetti

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Seconda uscita del testo di Sbaraglia, Preite Martinez e Giombetti. La prima era stata pubblicata il 6 luglio (LEGGI i primi due capitoli).

Ad introdurre i capitoli II-VI è Giancarlo Giombetti che ripercorre la genesi dell'opera motivando la pressante attualità dei suoi contenuti.

Buona lettura.

Introduzione di Giancarlo Giombetti luglio 2016

E’ passato un po’ di tempo da quando mi venne l’idea di riproporre ai cittadini di Frascati una pubblicazione scritta ed edita con gli amici Sergio Sbaraglia e Andrea Preite Martinez, nel lontano 1993 che racconta della vicenda urbanistica dell'area del Cosiddetto "Frascatino", immobile storico oggi conosciuto con il nome di "Scuderie Aldobrandini". L'opera, partendo dal caso specifico, racconta di alcuni fatti e atti amministrativi fondanti per la definizione del l’assetto della nostra Città e del suo territorio, così come oggi lo conosciamo. Mi bloccai però una volta appurato che i files originali erano andati perduti accantonando il progetto.

A rimotivare la pubblicazione de “Il Frascatino”, sono stati i nuovi strumenti che hanno reso più agevole la digitalizzazione del testo ma, soprattutto, gli innumerevoli interventi, le prese di posizione e i commenti che riguardano la gestione della nostra Città presenti sulle pagine del web e i vari forum incentrati sulla nostalgia della “Frascati de ‘na vorta” e della sua passata bellezza. Tutto questo “movimento” su Frascati, al netto delle inevitabili strumentalizzazioni e del localismo presente, è un segno certo del genuino interesse per Frascati da parte di molti suoi cittadini, interesse che ho ritenuto potesse e dovesse rivolgersi anche verso la conoscenza dei contenuti de “Il Frascatino”.

Credo che molti giovani che guardano alla vita politica e all’impegno nel sociale come parte fondamentale della loro vita, forse potranno trovare alcune risposte sull’origine di molti fatti della vita amministrativa frascatana che non hanno potuto conoscere o hanno conosciuto parzialmente.

Un altro importante motivo riguarda l’attinenza dei contenuti con il dibattito/scontro riaperto dalla magistratura nei confronti dei corrotti e dei corruttori della vita politica italiana, argomento questo già ben in evidenza nella bella prefazione di Raimondo Del Nero del 1993.

Quindi un po’ per l’attualità dell’opera,  ma anche per non gettare nel dimenticatoio l’impegno e la passione politica che abbiamo profuso nel produrla, Sergio Sbaraglia in primis, ho “rieditato” Il Frascatino e, grazie alla disponibilità del direttore de “Il Mamilio” Marco Caroni, posso riproporla ai suoi lettori.

Voglio ringraziare gli amici Ecodem che mi hanno “spronato” nell’impresa e suggerito di riproporre l’opera via web e Andrea Martinez ed Emiliano Sbaraglia che hanno abbracciato l’idea con grande disponibilità.

Questa è anche l’occasione per colmare l’unica pecca della nostra opera quella di non aver dato risalto al grande lavoro profuso dall’Avvocato Carlo D’Inzillio, purtroppo scomparso anche egli qualche anno fa, nel processo del Frascatino. D’Inzillo,  allora presidente dei Centri d’Azione Giuridica della “Lega per l’Ambiente”,  seguì anche il processo sulla vicenda di Villa Arrigoni-Muti mettendo a disposizione del nostro circolo, in questi due non piccoli processi, la sua grande professionalità a titolo gratuito.

All’Avvocato D’Inzillo, come all’amico Sergio e a Raffaele Marciano va il mio ricordo e la mia riconoscenza per quanto hanno saputo trasmettermi.

***

Il Frascatino

  Documenti, fatti, personaggi di un caso urbanistico

a Frascati (1959 - 1993)

  Sergio Sbaraglia

Andrea Preite Martinez

Giancarlo Giombetti

 

Capitolo III

(giugno 1964 - ottobre 1964)

 L'inchiesta si conclude

Con due successive lettere del 6 e del 18 giugno 1964, il Sindaco Boazzelli sollecita la commissione d'inchiesta a concludere i suoi lavori e a rimettere le conclusioni al più presto al Consiglio Comunale.

Decima riunione: l° luglio 1964.

Si riunisce per l'ultima volta la commissione d'inchiesta.

"Il consigliere Rossi propone che la relazione conclusiva da presentare al Consiglio Comunale debba contenere i fatti più importanti emersi dall'indagine, lasciando al Consiglio il giudizio degli stessi e il comportamento da adottare in conseguenza." Il consigliere Renato Bisegni ritiene invece che "la relazione della commissione d'indagine debba portare nelle conclusioni il proprio parere".

Il Presidente della commissione d'indagine, l'ex-Sindaco Luciano Tamburrano "prega i presenti di trovare una forma conciliativa per la presentazione di un'unica risultanza. Il consigliere Camillo Corazza si associa a quanto sostenuto dal consigliere Renato Bisegni".

La commissione dà incarico al Presidente di comunicare al Sindaco la conclusione dei lavori, e chiede inoltre che entro una setti­ mana siano consegnate al Presidente le relazioni da presentare al Con­ siglio Comunale.

Si è chiaramente delineata una spaccatura fra i membri della commissione d'inchiesta, che vede Renato Carocci (DC) e Andreino Rossi (PCI) da una parte, e dall'altra Renato Bisegni (Gruppo Misto) e Camillo Corazza (PSI). I primi (Carocci e Rossi) sostengono l'opportunità di comunicare al Consiglio Comunale solamente i fatti più salienti dell'indagine, lasciando al Consiglio la facoltà di decidere in merito ad eventuali provvedimenti da prendere. Gli altri (R.Bisegni e C.Corazza) sostengono invece la necessità che le conclusioni riportino, oltre ai fatti, anche il parere della commissione su di essi. Tale discordanza di posizioni porta alla presentazione di due distinte relazioni.

Relazione dei consiglieri Carocci e Rossi.

Dopo una premessa nella quale si sostiene che compito della commissione d'indagine era quello di chiarire i fatti, sui quali poi il Consiglio Comunale potesse liberamente esprimere il  proprio giudizio, si elencano sinteticamente gli antefatti, che noi già conosciamo, fino al Consiglio del 15 ottobre 1962. Si arriva quindi alle risultanze dell'indagine.

Secondo Carocci  e  Rossi,  la  commissione "ha rilevato quanto segue:

l) Non tutti i tecnici progettisti del P.R.G. hanno inteso lo scrupolo di collaborare con la commissione onde rendere più facile alla medesima il suo compito. Infatti in data 4 maggio veniva comunicato ai progettisti Lapis, Giovannini, Guerrieri e Luccichenti" la costituzione della commissione d'inchiesta.

Invitati a fornire chiarimenti, "solamente l'ing. Lapis comunicava con lettera del 22 maggio di accettare tale invito. In data 16 maggio il Sindaco" sollecitava una risposta e "in data 3 giugno 1963 perveniva da parte dei predetti la lettera" che già conosciamo, inviata dal Luccichenti.

2)  Per  quanto  riguarda  la  commissione tecnica  (quella composta da Di Nunzio, Vincenzo Donati Zingaretti e Romalli) "si nota che la stessa non ha inteso la necessità di informare tempestivamente il Sindaco e la Giunta circa gli emendamenti non discussi dal Consiglio Comunale. Inoltre, mentre in data 6 maggio l'ass. Vittorio Corazza sostiene che in Giunta mai si parlò della varianti del Piano, al contrario l'ass. Donati in data 18 aprile 1963 rende noto che in una riunione di Giunta si trattò di tali emendamenti.

3) In merito al comportamento della Giunta si deve rilevare

un non eccessivo interessamento, e conseguente controllo, nel seguire e sollecitare la preparazione del P.R.G., comprese le modifìche apportate dal Consiglio nella fase di discussione. Infatti se il Sindaco, prima di invitare tutti i consiglieri ad esaminare gli elaborati, si fosse accertato, avvalendosi dell'Ufficio Tecnico, della fedeltà del Piano alle deli­ berazioni del Consiglio, avrebbe evitato che si suscitasse nell'opinione pubblica, in seguito alla tempestiva denuncia del Gruppo Misto, la sen­ sazione che tali modifiche potessero avere un carattere doloso o quanto meno poco chiaro, poiché fatte all'insaputa del Consiglio.

4) La commissione sottolinea che gli assessori Morichelli Enrico e Bisegni Alessandro, invitati a chiarire alcuni elementi per l'in­ dagine, non ritenevano di aderire all'invito.

5) Particolare attenzione merita il fatto  relativo alla zona adiacente l'edificio comunale (cioè la zona del Frascatino), rappresen­ tata sugli elaborati planimetrici 1:5000 e l:2000 in maniera difforme: edificabile nel primo, verde privato nel secondo. Se si considerano va­ lide le giustificazioni degli urbanisti che tale difformità di zonizzazione era da attribuirsi ad un errore grafico del disegnatore (e che la zona era comunque sottoposta a PRP) ci si chiede perché un tecnico quale Luccichenti Ugo, nella sua duplice veste di redattore del P.R.G. e membro  della Commissione Edilizia Comunale,  abbia  presentato  in data l aprile (in realtà il 14 marzo, N d. A.) per conto della Cooperativa Edilizia 'Il Nuovo Tuscolo' un progetto per la edificazione di 41 appartamenti su una superficie di mq. 1150 con un volume di mc. 17250, pur sapendo che tale progetto sarebbe stato respinto se non altro perché la zona era soggetta a piano particolareggiato."

Relazione dei consiglieri Camillo Corazza e Renato Bisegni.

Partendo dall'invito del Sindaco a prendere visione degli elaborati del P.R.G. prima della loro pubblicazione, la relazione prosegue: "Premesso che i consiglieri Barbante e Renato Bisegni non poterono accertare se le varianti approvate dal Consiglio fossero state riportate fedelmente sulle planimetrie edite col n° 3 in quanto, per dichiarazione dell'Ufficio Tecnico, le planimetrie precedentemente approvate non erano in suo possesso;

- che gli stessi consiglieri denunciarono con lettera del 2 febbraio 1963 che l'amministrazione non aveva messo a disposizione tutte le planimetrie, tanto da indurii nel Consiglio del 12 marzo a far annullare il punto che riguardava la discussione sul P.R.G.;

- che successivamente fu acclarato che il P.R. G., approvato dal Consiglio Comunale con le relative rettifiche, era stato arbi­ trariamente alterato in più punti ed in uno in special modo, ove un'area destinata a zona verde fu trasformata in zona edificabile" per cui venne nominata una commissione d'indagine, la quale dopo molta fatica e dif­ ficoltà ha ora terminato i lavori;

- "che, dai risultati dell'indagine compiuta, l'ing. Lapis ha riconosciuto, insieme agli altri tecnici, che effettivamente erano state compiute delle irregolarità, anche se per errore;

- che simile atteggiamento è reso più sospetto dalle lacune e dai silenzi che caratterizzano quasi tutte le dichiarazioni degli interro­ gati;

- che comunque" facendo riferimento anche all'episodio Luccichenti, "appare indispensabile l'accertamento se gli errori furono dovuti a dolo oppure a colpa;

- che, data l'importanza dei fatti emersi, il Consiglio  Comunale non può ignorarne la gravità, al fine soprattutto di evitare un eventuale addebito di omissione di atti d'ufficio;

tutto ciò premesso ed atteso:  la commissione ritiene proprio dovere sottoporre al Consiglio Comunale l'esigenza di deferire i fatti all'Autorità Giudiziaria perché questa possa valutare se nei fatti stessi ricorrano estremi di reato. Ciò a tutela dell'integrità e del prestigio degli Organi dell'amministrazione locale."

Un elemento che è contenuto concordemente in entrambe le relazioni è la conferma della manomissione della zona del Frascatino, anche se, per l'accertamento di un eventuale dolo, le due relazioni scelgono strade diverse: la prima si affida ad una discussione consiliare, la seconda suggerisce la strada del deferimento all'autorità giudiziaria.

Nella seconda relazione (C.Corazza e R.Bisegni) viene affermato un fatto estremamente grave, verificatosi dopo che il Consiglio Comunale del 15 ottobre  1962 aveva adottato  il P.R.G.: a partire da una data imprecisata, e fino alla fine di gennaio 1963 - cioè immediatamente prima della preannunziata pubblicazione del piano e prima che venisse scoperta la loro manomissione - le piante del P.R.G. non sono in possesso dell'Ufficio Tecnico Comunale. Dove erano finite? Tale fatto non emerge nella prima relazione (A Rossi e R. Carocci).

Dalle relazioni emerge il 'gioco delle parti' tra progettisti che dovevano redigere il Piano, la Commissione Tecnica che doveva affiancarla, e la Giunta che passo passo doveva essere informata di quello che succedeva, o informarsi direttamente. I progettisti rifiutano di collaborare con la commissione d'inchiesta e di essere interrogati sui fatti. Fa eccezione l'ing. Lapis il quale nelle sue dichiarazioni afferma tra l'altro che la Commissione Tecnica era perfettamente a conoscenza delle modifiche, mentre la Giunta ne era all'oscuro. Per quanto riguarda la Giunta, troviamo che: l'assessore Romalli "non ricorda" se discussioni in tal senso si svolsero in Giunta; l'ass. Donati afferma che se ne è discusso; l'Ass. Cesaroni dichiara che discussioni di tal genere non avvennero mai.

Dalle relazioni spicca la figura dell'ing. Luccichenti che, progettista del P.R.G. e membro della Commissione Edilizia, presenta il 14 marzo 1963 un piano di costruzione sulla zona in oggetto, allorché, quasi contemporaneamente, con lettera del 28 marzo giustifica al Sindaco la manomissione della stessa zona come "un errore grafico".

Come si comporterà il Consiglio Comunale di fronte alle due relazioni ed ai fatti in esse contenuti? Vediamo.

Il 3 ottobre 1964 il Consiglio Comunale si riunisce per esaminare, tra l'altro, le osservazioni dei cittadini al P.R.G. e discutere sui lavori della commissione d'inchiesta. Esaminiamo prima questo secondo punto. Dal verbale (atto n°231):

Il Sindaco Boazzelli "ritiene di dare per lette le relazioni presentate dai membri della commissione che sono state regolarmente depositate agli atti del Consiglio."

A questo punto il consigliere Barbante legge una dichiarazione che rende noti ai consiglieri e ai cittadini presenti i punti salienti della relazione C.Corazza-R.Bisegni, affermando che "con senso di responsabilità noi consiglieri del Gruppo Misto riteniamo nostro dovere riferire i fatti all'Autorità Giudiziaria". Il consigliere Renato Bisegni si associa a quanto detto dal consigliere Attilio Barbante.

Il Sindaco Boazzelli "ritiene che, proprio per  ristabilire  il prestigio del Consiglio Comunale, la via migliore non sia quella di lasciar cadere sospetti sull'attività del Consiglio. Allo stato attuale si deve ammettere che il Consiglio ha approvato il P.R.G. così come era nei suoi precisi intendimenti, ed il Piano è stato pubblicato così come deliberato  dal Consiglio. Questo è un dato certo. A questo punto divergono le valutazioni, c'è qualcuno che indubbiamente più diligente ha segnalato la cosa. Ma il Consiglio Comunale ha deliberato secondo la sua volontà.  Non ci sono state modificazioni dopo il voto del Consiglio. Può parlarsi di maggiore o minore diligenza ma non di responsabilità di consiglieri comunali. Gli atti preparatori  non possono essere considerati definitivi in quanto sempre suscettibili di valutazione. Occorre riaffermare che il Consiglio ha deliberato conformemente alla propria volontà. E' perciò inutile gettare il sospetto su consiglieri che hanno sempre fatto il proprio dovere."

Il consigliere Di Nunzio dichiara di aver speso parecchio tempo per la realizzazione del piano. Dà atto ai colleghi del Gruppo Misto di aver dimostrato più oculatezza. Chiarisce che anche senza la denuncia dei colleghi non si sarebbe mai potuto realizzare alcunché di illegale in quanto essendo la zona in questione soggetta a piano particolareggiato, nessuna costruzione poteva essere approvata su di essa.

Il consigliere Rossi "personalmente ritiene che effettivamente nell'iter del piano non tutto sia proceduto nella giusta maniera e che ci siano state delle manchevolezze da parte dei tecnici e degli amministratori. Fa presente che in ogni modo il piano sarebbe tornato al Consiglio per la definitiva approvazione. Ritiene che l'indagine fatta abbia chiarito l'argomento e, dando atto ai colleghi del Gruppo Misto per il loro apporto, ritiene che il Piano sia stato approvato secondo le precise intenzioni del Consiglio."

L'assessore Donati "non ritiene che i tecnici nominati dal Consiglio possano essere tacciati di trascuratezza data la mole del la­ voro svolto."

Il Sindaco "dichiara chiusa la discussione e si dichiara convinto che non possa essere discusso il prestigio del Consiglio Comunale per fatti estranei ad esso. La commissione fu nominata proprio perché i fatti fossero accertati. Ritiene che il Consiglio debba riaffermare il principio ed il concetto che il P.R.G. è il frutto di una volontà del Con­ siglio stesso ed è realizzato come voluto dei consiglieri." Il Sindaco pone quindi ai voti la proposta del consigliere Renato Bisegni di trasmettere gli atti relativi alla magistratura.

La votazione fornisce il seguente risultato: Presenti e vo­ tanti n.20. Voti favorevoli alla proposta n. 2 (Gruppo Misto), voti con­ trari n.17 (DC, PCI, PSI, PSDI), un astenuto. La proposta è quindi re­ spinta. Per protesta Attilio Barbante e Renato Bisegni abbandonano l'aula.

"Il Sindaco pone ai voti la proposta che il Consiglio prenda atto e riconosca che i deliberati del P.R.G. (...) corrispondono oggi alla volontà così come è stata espressa dal Consiglio." Proposta accolta all'unanimità dei presenti.

Il risultato delle votazioni si commenta da solo. Da notare che la votazione unanime che il Sindaco è riuscito ad ottenere sulla sua proposta non riguarda i risultati contenuti nella relazione Rossi - Ca­ rocci, di per sé già molto blanda, ma addirittura li trasforma nel ricono­ scimento che il Consiglio Comunale non c'entra affatto nella vicenda, anzi ha bene operato.

Tale atteggiamento risulta ancora più evidente se si pone attenzione al fatto che il Sindaco Boazzelli neanche legge in Consiglio le due relazioni della commissione d'inchiesta, cosicché neppure quei pochi cittadini che probabilmente assistevano ai lavori del Consiglio hanno potuto conoscere i risultati di un anno e mezzo di lavoro della commissione. Una grossa pietra si è voluto mettere su tutta la vicenda. Uno degli scopi di questo libro è anche quello di volerla finalmente rimuovere, restituendo ai cittadini almeno il diritto di porsi delle do­ mande.

L'assoluzione dell'intero Consiglio Comunale, approvata all'unanimità, è solo un atto mistificatorio, un diversivo: infatti nessuna delle due relazioni mette sotto accusa l'operato dell'intero Consiglio Comunale né disconosce che il Consiglio stesso aveva di nuovo appro­ vato (il 30 marzo 1963) l'originale destinazione dell'area del Frascatino. La risposta che occorreva dare alla cittadinanza doveva riguardare fatti e responsabilità per il periodo intercorso tra il Consiglio del 15 ottobre 1962 e quello del 30 marzo 1963: l'operato dei progettisti, della com­ missione tecnica consiliare, della Giunta, il tutto messo in discussione e ampiamente criticato in entrambe le relazioni, anche se più blandamente nella prima di esse. Di tutto questo, neppure un cenno.

Nello stesso Consiglio (atto n°230) si discute anche delle osservazioni dei cittadini al P.R.G. e delle contro deduzioni da effet­ tuare.

"Il Sindaco ricorda che il Consiglio Comunale approvò a suo tempo il Piano (il 15 ottobre 1963, N.d.A.) e che oggi si esaminano le osservazioni pervenute dai vari cittadini. Tali osservazioni sono state esaminate da una Commissione Comunale che ha predisposto le relati­ ve contro deduzioni."

Una delle oltre cento osservazioni presentate ci interessa in particolare, la n°33, presentata il 9 settembre 1963 da parte del presi­ dente della Società Edilizia Nuovo Tuscolo, società che abbiamo già incontrato nel corso della narrazione. L'osservazione riguarda l'area 'alta' verso via P. Campana. Su quel terreno la Società Edilizia aveva fatto redigere un progetto di costruzione (da Luccichenti e Manieri), "basandosi sulle previsioni del piano di ricostruzione e sul progetto di P.R.G. che destinava il terreno a fabbricazione intensiva. Presentato il progetto a codesto Comune, e prima della pubblicazione del Piano, sembra che codesto Comune abbia inteso variare la già prevista desti­ nazione edilizia in 'zona verde privato'. Non è questa la sede", continua Merelli con la sua osservazione, "per illustrare le caratteristiche del progetto  di  costruzione presentato prima della  pubblicazione  del piano, e come esso fosse studiato con molta cura (...) prevedendo fra l'altro la messa a dimora di alberatura".  Si richiede quindi che l'area 'alta' verso Via P.Campana "debba essere restituita alla sua naturale e vecchia destinazione edilizia".

L'apposita commissione comunale predispone per questa osservazione la seguente risposta:

"Risposta all'osservazione n°33 - Si fa presente che i progettisti del P.R.G. con nota del 28 marzo 1963 esposero con chiarezza il loro punto di vista ricordando che nella pianta fondamentale al 5000 la zona, sottoposta  a piano particolareggiato, era stata prevista edificabile. Il Consiglio Comunale è libero di decidere in merito all'osservazione mantenendo la sua decisione o rivedendola nel modo che riterrà più opportuno."

L'assessore Donati comunica che "trattasi di una questione lungamente dibattuta dal Consiglio riguardante la zona di via Campana e Piazza Marconi.

Eseguita la votazione il Sindaco proclama che il Consiglio Comunale con voti unanimi ha deliberato di respingere l'osservazione."

L'osservazione del privato (Merelli) è stata respinta, riaf­ fermando la destinazione a verde privato dell'area alta del Frascatino. Questo può far sorgere la convinzione che la vicenda sia definitivamen­ te chiusa. Vedremo invece nel seguito che di tale destinazione a verde privato non si terrà assolutamente conto, come nel Consiglio Comunale dell'8 ottobre 1966. E in un'altra occasione (Decreto di definitiva ap­ provazione del P.R.G., 1977) si rimetterà di nuovo in discussione la destinazione dell'area, proprio prendendo spunto dal modo in cui il Consiglio ha respinto l'osservazione del privato (mancata motivazione del provvedimento, unico caso tra i più di cento esaminati in questo consiglio del 3 ottobre 1964).

Da come si conclude il Consiglio del 3 ottobre, i proprietari dell'area sono più che autorizzati a non ritenere chiusa la vicenda. Infatti, dopo circa un anno, presentano nuovamente un progetto in cui si prevede la costruzione di 45 appartamenti ed un centro commerciale fornito  di numerosi  uffici, negozi, autorimessa,  ecc.  Naturalmente la zona a verde privato è, in questo progetto, tutta destinata ad edificazione. Dobbiamo far  presente,  in quanto  non è  stato  ancora messo nella dovuta evidenza, che anche nella parte inferiore dell'area del Frascatino era prevista dal P.R.G. una zona destinata a verde privato che circondava la zona del baraccone, unica destinata alla edificazione. Naturalmente, anche nella parte inferiore dell'area del Frascatino il progetto presentato prevede edificazione sulla quasi totalità della zona a verde privato, con la costruzione a piano terra di una piastra di cemento alta 4 metri da destinare ad autorimessa.

E' la prima volta che questa piastra compare nella nostra storia, ma vedrete che non sarà l'ultima!

 

Capitolo IV

(maggio 1966 - dicembre 1967)

L'incredibile vicenda dell'8 ottobre 1966

Nel maggio del 1966 si svolgono a Frascati le elezioni amministrative. Molti dei personaggi che abbiamo conosciuto nelle pagine precedenti e che  avevano  vissuto  sotto  vari  aspetti  questa  vicenda,  scompaiono dalla scena politica. Attilio Barbante e Renato Bisegni del Gruppo Mi­ sto, Vittorio Corazza, Camillo Corazza, Renato Carocci, Guelfo Ro­ malli, Luciano Tamburrano ed Enrico Morichelli non appaiono più tra i nomi dei consiglieri comunali.

Il tempo di costituire una nuova maggioranza (basata su un'alleanza DC-PSI-PSDI-PRI) e di insediare la nuova Giunta, ed im­ mediatamente viene portato in Consiglio Comunale il progetto di Piano Regolatore Particolareggiato (PRP) di Piazza Marconi, presentato alcuni mesi prima dal proprietario dell'area del Frascatino.

Esaminiamo con attenzione cosa accade nel Consiglio Comunale dell'8 ottobre 1966. Uno dei punti all'Ordine del Giorno ha per oggetto lo studio  particolareggiato della zona di Piazza Marconi (atto n°98).

L'assessore all'Urbanistica Donati, riferendo dei lavori della Commissione Urbanistica, fa presente che "il Consiglio Comunale dovrà pronunciarsi sull'approvazione o meno dello studio integrativo che gli interessati hanno presentato all'amministrazione. L'Ufficio Tecnico ha fatto una relazione in merito e la questione è stata portata all'esame della speciale  commissione  consiliare. Primo problema da risolvere è quello al primo punto della relazione dell'Ufficio Tecnico, la quale così testualmente suona:

Questo Ufficio  Tecnico, su incarico dell'amministrazione, ha esaminato lo studio inerente all'oggetto, e all'esame di quanto risulta dai disegni del progetto stesso, ha potuto constatare  il sussistere di due motivi sostanziali in contrasto con le norme di P.R.G. e relative contro  deduzioni alle osservazioni dei privati, formulate dal Consiglio Comunale.

Infatti la zona risulta nella Tavola 23 del P.R.G. soggetta a piano particolareggiato, con indicazione di rispetto dello stato esistente, mentre nello studio questo appare modificato specie riguardo alla dislocazione dei fabbricati. Si nota inoltre un sensibile aumento della cubatura realizzabile, come appare dal progetto."

Prima di proseguire vi preghiamo di rileggere bene questa

prima parte della relazione dell'Ufficio Tecnico.

L'assessore Donati continua spiegando ancora "che le tesi sono due: una, che la edificabilità della zona va circoscritta soltanto su quanto nella zonizzazione era stato indicato con apposito colore affe­ rente alla zona F2. Da ciò conseguirebbe la necessità di rimanere nell'ambito della superficie indicata dal simbolo F2, raggiungendo il volume che a tale superficie competerebbe applicando le norme tecniche  relative alla zona  F2, e spiega  che in tal  modo il fabbricato esistente  che allo stato è alto metri 14 dovrebbe essere elevato sino a 17 metri."

"La seconda interpretazione è quella che ha dato la commissione urbanistica,  la quale sostanzialmente  dice:

l) il fatto che nel P.R.G. i progettisti abbiano ritenuto opportuno vincolare l'intera zona a piano particolareggiato sta a significare che veniva demandata allo stesso piano particolareggiato una sistemazione diversa da quella sommariamente indicata nel P.R.G.;

2) la questione dei volumi va risolta nel senso che la cuba­ tura che è possibile realizzare nella zona di PRP può essere effettiva­ mente realizzata distribuendo diversamente le superfici da occupare."

L'assessore Donati continua la lettura della relazione dell'Ufficio Tecnico:

"Inoltre per quanto stabilito dal Codice Civile, non vengono rispettati i distacchi, sia orizzontalmente che verticalmente, dal confine della proprietà comunale. (...) Per tale motivo l'ubicazione del fabbricato di progetto non rispetta quanto stabilito dal Codice Civile."

"Rimane, astraendo da quanto sopra, un giudizio positivo per la soluzione urbanistico-architettonica adottata, che ove volesse essere realizzata con opportune modifiche riguardanti le altezze e i  distacchi, comporterebbe un riesame della zona e sarebbe oggetto di una variante al P.R.G.. "

L'assessore Donati fa presente che nella parte 'bassa' la cubatura risultante dal progetto eccede di più di 2.500 mc la volumetria preesistente. "La commissione urbanistica ha espresso il criterio che è opportuno richiedere l'abbassamento di un piano. Ma in tal modo non si arriverebbe ad una sufficiente riduzione di cubatura". A ciò si potrebbe arrivare "imponendo un distacco di metri 3 dalla linea di confine con la proprietà comunale." Per quanto riguarda la parte dal lato di Via Catone (via del Tuscolo) si esprime il parere "di lasciare in tale zona una quinta di verde imponendo un arretramento del fabbricato di circa 4 metri."

Il Sindaco Boazzelli "fa appello all'esperienza e competen­ za dei consiglieri tecnici perché non venga deturpata la situazione ge­ nerale della Piazza Marconi".

Il consigliere Ansaldo Vaccari "fa presente che il progetto presentato non ricalca la sagoma sommaria ed indicativa del P.R.G. e ciò a suo parere è una fortuna in quanto nello stesso P.R.G. risulta indicata una sagoma a fianco del Palazzo Comunale la quale secondo le norme potrebbe raggiungere l'altezza di 17 metri". Dà quindi atto ai progettisti di aver "salvato" il fabbricato del Frascatino (la parte che si affaccia su Piazza Marconi) "nel pieno rispetto dell'ambiente tradizionale e del paesaggio." Per quanto riguarda il fronte di Via Campana è d'accordo  per la soppressione di un piano, e per l'arretramento di 4 metri da Via Catone. Inoltre "visto che la cubatura così ottenuta sarebbe inferiore a quella esistente, tenuto presente il rispetto avuto dai progettisti delle esigenze ambientali, propone che la larghezza del fabbricato venga aumentata di metri 1.50 a parziale compenso delle predette riduzioni di cubatura."

Il consigliere Aldo Tallarico concorda con Ansaldo Vaccari; è però del parere di richiedere "per i fabbricati tetti tipicamente romani" e che "i tetti non abbiano mansarde".

Il consigliere Dino Di Nunzio concorda con Ansaldo Vac­cari e Tallarico. Fa presente "che il nuovo fabbricato sarà distante dalla Piazza non meno di 32 metri", non modificando così l'ambiente circo­ stante.

Il consigliere Andreino Rossi ritiene che i progettisti ab­ biano bene operato salvaguardando il fabbricato del Frascatino (la parte del palazzo che si affaccia su Piazza Marconi), proponendo di utilizzarlo "per lo sviluppo di attività sociali". In complesso concorda con i consiglieri che lo hanno preceduto negli interventi.

L'assessore Donati "chiede che la casetta del custode at­ tualmente esistente all'inizio di Via Catone resti come è attualmente. Alla proposta si associano gli altri consiglieri.

Il Sindaco rileva che dalla discussione sono emerse le se­ guenti proposte  di emendamento al piano, ed inizia la votazione sui punti qui elencati: l) distacco di 4 metri da Via Catone; 2) distacco di metri 3 dal Comune, esclusa la piastra; 3) che il sottotetto  non venga utilizzato e sia privo di mansarde; 4) eliminazione di un piano al fabbricato verso Piazza Marconi, e allargamento di metri 1.50; 5) riduzione di un piano al fabbricato verso Via Campana; 6) mantenimento della casetta del custode."

Tutti e sei i punti vengono approvati con voti unanimi.

Come abbiamo detto nel titolo di questo capitolo, la vi­ cenda ha veramente dell'incredibile, tanto che non sappiamo da dove iniziare il commento. Ricordiamo al lettore, anche a quello meno attento,  nel modo più succinto possibile, i fatti che avevano preceduto questo Consiglio Comunale e che riguardavano le vicende della desti­ nazione a verde privato di alcune delle zone in questione: denunce all'opinione pubblica di manomissione del P.R.G., Consigli Comunali arroventati ed alcuni rinviati, messa sotto accusa dei progettisti del Piano, contraccuse di questi all'amministrazione, Consiglio Comunale che ribadisce la destinazione a verde privato, commissione d'inchiesta, richiesta di rinvio degli atti alla magistratura, eccetera.

L'8 ottobre 1966 nessun consigliere comunale prende la parola per ricordare queste vicende. Memoria corta? Eppure la relazione dell'Ufficio Tecnico Comunale sul progetto presentato dal privato richiama l'attenzione dei consiglieri sulla palese incompatibilità tra le indicazioni del P.R.G. e quelle contenute nel progetto stesso.

La relazione dell'Ufficio Tecnico parla chiaramente di "contrasto con le norme di P.R.G.". Vorremmo che il lettore, con un estremo sforzo di fantasia e privo di preconcetti, cercasse di immaginare se, avendo lui presentato un progetto di costruzione su zona non edificabile, potesse pensare di arrivare non solo a scomodare l'Ufficio Tecnico, la Commissione Edilizia, la commissione urbanistica, il Con­ siglio Comunale, ma addirittura di vedersi approvare il progetto all'unanimità nonostante il parere ufficiale negativo dell'Ufficio Tecnico. Certamente il comune cittadino non si aspetta né pretende un simile trattamento.

Assistiamo in questo Consiglio Comunale ad una sarabanda di mistificazioni, che vanno dal giudicare "sommarie" le indicazioni del P.R.G. (è stata sommaria la vicenda vissuta dal '62  al '64?), ai "giudizi positivi per la soluzione urbanistico-architettonica adottata" (tanto  bravi i progettisti da non rispettare neanche il Codice Civile!), dai balletti dei metri cubi alle preoccupazioni sulla distanza dalla strada, dal compiacimento  per aver salvaguardato  la parte architettonica sul lato di Piazza Marconi, all'aver 'strappato' al privato la conservazione della casetta del custode, dalla nobilissima preoccupazione che "i fabbricati  abbiano tetti tipicamente  romani", alla dovuta  imposizione che gli stessi tetti non abbiano mansarde.

Patetica la figura del Sindaco che si raccomanda "ai tecnici" perché facciano le cose per bene.

Abbiamo detto che non sapevamo come cominciare il nostro commento: lo sgomento è tale che confessiamo di non sapere neanche come terminarlo. Ricordiamo solo alcuni punti:

l) Il manifesto del 30 marzo 1963 redatto dall'amministrazione, nel quale si confermava che "la zona in questione doveva restare in parte a verde privato, così come era stato stabilito nella originaria pianta l: 2000".

2) Le conclusioni del Consiglio Comunale del 30 marzo 1963, dopo lo scandalo sulla manomissione del P.R.G., ove si delibe­ rava "di riportare le zone intorno al Municipio (area del Frascatino) come nella pianta a scala l:2000 e con i volumi della zona F2 circondati da verde privato".

3) Il verbale della seconda riunione della commissione d'in­ chiesta ed il nostro commento, che invitiamo il lettore a rileggere (Capitolo Il).

4) Il Consiglio Comunale del 3 ottobre 1964, nel quale ve­ niva respinta all'unanimità l'osservazione del privato mirante a rendere edificabile l'area a verde privato nella parte alta del Frascatino.

L'8 ottobre 1966, invece, si approva all'unanimità l'edificazione su tali aree.

Come se non bastasse, questa decisione del Consiglio Co­ munale viene ridicolizzata anche dagli organismi superiori preposti al controllo della legittimità degli atti del Consiglio.

La Prefettura, ricevuta la deliberazione n°98, la rimette al Provveditorato Regionale per le Opere Pubbliche del Lazio, in quanto trattasi  di materia urbanistica.  Ecco come il Provveditorato  risponde alla Prefettura, il 23 gennaio 1967, protocollo n°8866: "si restituisce la deliberazione in oggetto  significando che a giudizio della Sezione Ur­ banistica di questo  Istituto  lo studio in argomento appare prematuro non  essendo  ancora  note  le  decisioni del Ministero  dei LL.PP.  sul P.R.G.".

Ed ecco come la Prefettura, l'11 marzo 1967, protocollo n°1331, risponde al Comune di Frascati: "si restituisce la deliberazione indicata in oggetto con invito a riproporla dopo l'approvazione del P.R.G., trattandosi di un piano particolareggiato che presume, per la sua esecuzione, l'approvazione del Piano Generale."

Risulta evidente la precipitazione con la quale il Consiglio Comunale ha voluto risolvere il problema del Frascatino: a volte anche la troppa 'dedizione' ad una causa può essere controproducente. Infatti dovete sapere che un P.R.G. ha bisogno della definitiva approvazione da parte degli organi superiori di controllo (a quel tempo il Ministero dei Lavori Pubblici). Essendo il piano particolareggiato uno strumento attuativo del P.R.G., che cioè serve a descrivere come il P.R.G. in una particolare zona andrà attuato (con gli ulteriori dettagli sulle volumetrie,  l'aspetto esteriore, ecc.), esso non può essere approvato prima della definitiva approvazione del P.R.G..

Se si pensa alle polemiche che negli anni si sono susseguite circa i ritardi nella attuazione degli altri piani particolareggiati previsti dal P.R.G., specialmente quelli delle zone periferiche che interessavano migliaia di persone, lascia per lo meno perplessi che il piano del Fra­ scatino sia discusso e approvato in Consiglio Comunale addirittura con più di un anno di anticipo (il P.R.G. sarà infatti approvato nel dicembre 1967).

Da un lato la fretta e i pessimi consigli in materia urbanisti­ ca inizialmente dati al privato, dall'altro il fatto che non tutti gli uomini sono 'convincibili', hanno sempre giocato un ruolo decisivo nella vi­ cenda del Frascatino.

 

Il 15 dicembre 1967, con un decreto del Presidente della Repubblica, il Ministero dei LL.PP. approva definitivamente il Piano Regolatore Generale di Frascati. Tra l'altro nel decreto si legge:

"Considerato per quanto riguarda le osservazioni presentate che, pur non sussistendo l'obbligo giuridico per l'Amministrazione (cioè per il Ministero dei LL.PP., N.d.A.) di pronunciarsi su di esse in quanto, diversamente dalle opposizioni, sono da assimilare a semplice denuncia, si ravvisa tuttavia opportuno dal punto di vista dell'interesse generale prenderle in esame come apporto di collaborazione dei cittadini al perfezionamento del Piano".

Di quale "interesse generale" si tratti si può capire passando all'esame delle osservazioni che i cittadini hanno presentato a modifica del P.R.G., e che furono già discusse, come abbiamo visto, il 3 ottobre 1964 dal Consiglio Comunale.

Per  tutte le osservazioni il Decreto trae conclusioni del tutto conformi alle decisioni già prese dal Consiglio Comunale, eccetto per una soltanto, quella presentata da Merelli, la n°33, già respinta dal Consiglio del 3 ottobre '64. Su tale osservazione il Decreto così si esprime:

"Considerato  che  l'osservazione  Società  Nuovo  Tuscolo (33), respinta in sede di contro deduzioni senza motivazione, può essere, in linea di massima, parzialmente accolta a condizione: che venga creata  una fascia di alberature di alto fusto lungo il confine dell'area con la proprietà comunale; che le costruzioni non oltrepassino, comunque, i limiti di cui alla tipologia L 1 (corretto  successivamente in F 1, N. d. A.), con facoltà di edificare a filo della strada di Via P. Campana, aumentando invece il distacco dal confine della proprietà comunale di Frascati;

che ogni definitiva determinazione in merito alla predetta osservazione è rinviata all'approvazione del piano di dettaglio planovo­ lumetrico dell'intero comprensorio, da sottoporre alla Soprintendenza ai Monumenti".

E' veramente singolare questa disponibilità di chi ha scritto e approvato il testo del decreto a voler dare "contributi e collaborazione" al Comune di Frascati facendosi carico, non richiesto né obbligato da norme  giuridiche, di esaminare le osservazioni dei cittadini al P.R.G.. Tanto  più che questi "contributi" in definitiva si risolvono nel tentativo  di rovesciare la decisione del Consiglio Comunale soltanto sull'osservazione n°33, cioè quella di Merelli.

Da notare tra l'altro come venga suggerita una soluzione che si avvicina molto a quella assunta un anno prima nel vergognoso Consiglio dell'8 ottobre 1966.

In ogni caso "ogni definitiva determinazione" in merito al parziale accoglimento della osservazione n°33 è rinviata all'approva­ zione del PRP da parte del Consiglio Comunale.

 

Capitolo V

 (luglio 1968 - ottobre 1973)

Come la perseveranza smuove le montagne

La questione del Frascatino incomincia ad avere un respiro più ampio dell'ambito strettamente locale. Iniziano a prendere posizione istituti regionali e, come vedremo in seguito, anche governativi.

La  Soprintendenza  ai  Monumenti  del  Lazio,  con  nota n°14416 del 31 luglio 1968 indirizzata al Sindaco di Frascati e ai fratelli Italo e Alfredo Merelli, esprime un parere non proprio favorevole al progetto 'approvato' nel Consiglio Comunale dell'8 ottobre '66.

La Soprintendenza infatti "è del parere che la costruzione di progetto verrebbe a menomare sensibilmente le peculiari caratteristiche dell'ambiente circostante. Si potrà comunque prendere in esame un progetto di variante che, se pur realizzato con criteri moderni, preveda la riduzione di 2 piani rispetto alla soluzione proposta, in guisa da non eccedere in altezza la linea di gronda del fabbricato antistante denomi-  nato Frascatino. Si richiede inoltre la soppressione della piastra (cioè di una piastra di cemento alta 4 metri che nel progetto del privato rico­ pre tutta l'area bassa utilizzabile, al di sopra della quale far sorgere uno degli edifici per uffici e abitazioni; N.d.A.) e la destinazione del fabbri­ cato a sole abitazioni con l'esclusione di negozi e l'eventuale esecuzione di un piano garages da limitare al perimetro dell'edificio."

Di fronte alla bocciatura della parte 'bassa', i fratelli Merelli cercano di passare gli esami di riparazione a ottobre. Ma il 28 ottobre 1970 la Soprintendenza ai Monumenti risponde, con lettera n°11378, di aver esaminato il progetto ripresentato il 4 agosto 1970 direttamente alla Soprintendenza, e che "non può che riconfermare il parere negativo già espresso con la nota n°14416 del 31/7/1968 perché il progetto di P.P.  non risulta conforme a quanto richiesto con la detta nota. Per quanto  si riferisce all'edilizia prevista a filo di Via P.Campana, questa Soprintendenza esprime parere contrario all'approvazione in quanto l'edilizia proposta,  planimetricamente e volumetricamente, appare ne­ gativa ai fini dell'inserimento nel circostante ambiente. Con l'occasione si tiene a precisare che questa Soprintendenza è del parere che, comunque, una soluzione per la utilizzazione dei corpi di fabbrica retrostanti il Frascatino sia da conseguire a mezzo di interventi restaurativi e ri­ strutturazione interna dei predetti, in modo da lasciare inalterato il loro attuale aspetto esteriore che validamente si integra con l'ambiente circostante".

Per gli interessi dei fratelli Merelli questa presa di posi­ zione della Soprintendenza è chiaramente catastrofica. Ricordiamo in­ fatti che il Decreto  Presidenziale di definitiva approvazione del Piano Regolatore Generale subordinava l'accoglimento della famosa osser­ vazione n° 33, oltre a non essere in contrasto con il futuro piano parti­ colareggiato,  anche al parere favorevole della Soprintendenza. Gli esami non finiscono mai, ma per chi ha 'ragioni' da far valere c'è sempre qualche possibilità.

I fratelli Merelli infatti inoltrano ricorso gerarchico al Ministero della Pubblica Istruzione contro la decisione della Soprinten­ denza. Il Ministero, "previo sopralluogo", accoglie il ricorso ed approva il progetto, invitando la Soprintendenza a ravvedersi. Detto fatto. Il 14 dicembre 1972, con nota n° 21764 indirizzata al Sindaco di Frascati ed ai soliti fratelli Merelli, la Soprintendenza comunica l'accoglimento del ricorso, pur con alcune riduzioni dei volumi e delle altezze analoghe a quelle già discusse nel Consiglio Comunale dell'8 ottobre 1966, e raccomandando  vivamente che gli alberi disegnati sul progetto "siano effettivamente messi a dimora"! Invita quindi il Comune e gli interessati "a tener presente le normative ministeriali nella eventualità di progetti che dovranno preventivamente essere sottoposti all'esame di controllo da parte di questo ufficio".

Il progetto che deve "essere sottoposto all'esame di controllo" viene presentato il 7 marzo 1973 e dopo circa un mese, il 17 aprile, viene concesso il nullaosta:

"Al Signor Sindaco del Comune di Frascati

All'Ing. Dino Di Nunzio, via Ajani n.33

Oggetto: Frascati - fabbricato prop.tà  Soc. Giulia I

In esito al progetto sopraindicato presentato direttamente dal Sig.  Dino Di Nunzio in data 7/3/73 questa Soprintendenza, preso atto che detto  progetto  è stato  redatto  nel rispetto delle disposizioni date dal Ministero e comunicate dalla scrivente a codesto Comune con nota n°21764 del 14/12/72, per quanto riguarda i compiti di stretta competenza ai sensi dell'art.7 della legge 29/6/1939 sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche, esprime il nulla osta all'approvazione.

Si invia copia degli elaborati grafici approvati alle condi­ zioni di cui sopra.

IL SOPRINTENDENTE

(Ing. Giovanni Di Geso)"

Questo nome, Di Geso, lo incontreremo più tardi in ben altre circostanze...

Insomma "il Sig. Dino Di Nunzio", membro della Commissione Edilizia del Comune di Frascati e consigliere comunale di opposizione (PCI), presenta un progetto direttamente alla Soprintendenza che, in quattro e quattr'otto  lo approva e lo restituisce non al presenta­ tore, ma al Sindaco del Comune di Frascati.

Alcune domande sorgono spontanee:

l) Per conto di chi il Di Nunzio ha presentato il progetto? Per conto della Società Giulia I o per conto del Comune? Nel primo caso il progetto doveva essere restituito alla Società proprietaria e non al Sindaco di Frascati; nel secondo caso si configurerebbe la singolare circostanza  di un membro dell'opposizione consiliare che si trasforma in un messo comunale per conto della maggioranza che governa. Noi propendiamo per il primo caso. Ma allora:

2) Perché  la Soprintendenza scrive al Sindaco di Frascati dichiarando che "il progetto è stato redatto nel rispetto delle disposi­ zioni date dal Ministero"? Quale progetto? Il Comune di Frascati non ha presentato alcun progetto! Il progetto è del privato, redatto da un privato, consegnato da un privato; ciononostante, la Soprintendenza lo spedisce al Sindaco di Frascati con tanto di nullaosta  all'approvazione!

3) Come fa il Sindaco di Frascati Guglielmo Boazzelli ad accettare e non respingere al mittente 'una cosa' di tale portata, con la quale gli uffici comunali non hanno niente a che fare? Non ha pensato il Sindaco che accettando il plico degli "elaborati grafici" trasformava in 'pubblico' ciò che invece era strettamente 'privato', senza alcuna pre­ ventiva discussione degli organi istituzionali, quali Consiglio e Com­ missioni comunali?

4) Non ricorda il Sindaco che, conformemente a quanto di­ sposto nel decreto del 1967 del Ministero dei Lavori Pubblici che ap­ provava il P.R.G., doveva essere il Comune a presentare il progetto di Piano Particolareggiato alla Soprintendenza, e non un privato qualsiasi?

5) Non ha pensato il Sindaco che con questo comporta­ mento si sarebbe configurata forse la più clamorosa circostanza di commistione affari-politica di cui la storia del Frascatino era già così piena e che certamente non aveva bisogno di essere ulteriormente ali­mentata?

No, non l'ha pensato. E per il giorno 19 luglio 1973 con­ voca un Consiglio Comunale che tra i punti all'Ordine del Giorno vede l'approvazione del Piano di Piazza Marconi. Così, quello che era stato un rapporto  tra un privato e la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, si trasforma in una delibera di Giunta posta all'attenzione del Consiglio Comunale per essere approvata. Meglio tacere.

In Consiglio Comunale, durante la discussione di questo punto, il consigliere Fausto Tamburrano, appoggiato dai consiglieri Calderino ed Antonio Criccomoro, chiede il rinvio della discussione "per un miglior esame degli atti". Il punto all'Ordine del Giorno viene ritirato.

Il 18 ottobre 1973 la Commissione Edilizia Comunale esamina il progetto e lo sospende in quanto il Consiglio Comunale non ha ancora approvato il Piano Particolareggiato della zona. Questo a conferma delle nostre osservazioni precedenti.

Nell'anno successivo la discussione del P.P. di Piazza Mar­ coni viene posto numerose volte all'Ordine del Giorno dei Consigli Comunali, ma sempre rinviato.

 

Figura 4. Palazzo Marconi ed il Frascatino verso il 1880.

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo VI

(ottobre 1975 - giugno 1976)

Una svolta

 

Dopo un anno di stasi la polemica si riaccende a causa di un articolo apparso il 1° ottobre  1975 sul periodico locale Presenzafacente capo ad una corrente della DC cui apparteneva l'allora assessore all'Urbanistica Angelo Ruggeri. Dopo una succinta storia dei fatti risalenti al 1966, l'articolo illustra il progetto del privato, consistente in 44 appartamenti, 17 negozi, 20 cantine, 8 uffici e 1100 metri quadrati di autorimessa nel seminterrato.

Ma il punto saliente dell'articolo riguarda le proposte che vengono avanzate per una soluzione urbanistica dell'area del Frascatino che parta "dagli interessi che stanno alla base dello sviluppo della città: occorrono aree per dotare la città di numerosi servizi pubblici (scuole, aula per convegni, Pretura, biblioteca, uffici comunali, parcheggi)".

Il 9 dicembre 1975 il Consiglio Comunale viene convocato su richiesta della minoranza PCI-PSI per discutere del Piano Particolareggiato di Piazza Marconi. Il consigliere Raffaele Marciano, a nome del Gruppo Comunista, presenta il seguente Ordine del Giorno:

"Considerata la necessità di dotare il centro storico ed il centro abitato di Frascati di tutte quelle strutture sociali (oggi fortemente carenti) atte a soddisfare le esigenze della cittadinanza, per un vivere civile adeguato ai tempi, per lo sviluppo della città a misura d'uomo; considerato che la realizzazione di tali opere comporta il reperimento di aree nella zona centro di Frascati e che il reperimento stesso può circoscriversi solo alle aree ancora disponibili,

RESPINGE

il Piano Particolareggiato di Piazza Marconi così come presentato in quanto ad esclusiva utilizzazione privata; esprime la volontà di un in­ tervento  pubblico nell'area del piano stesso, ritenendo l'area, per le ca­ ratteristiche della sua ubicazione, particolarmente idonea ad accogliere strutture e servizi culturali;

PROPONE

la nomina di una commissione consiliare" per "approfondire lo spessore, la qualità e gli strumenti adeguati all'intervento pubblico", proponendo inoltre di allargare tale commissione a tutte le organizzazioni sociali e culturali di Frascati.

Occorre sottolineare che questo Ordine del Giorno era il risultato di lunghissime e contrastatissime riunioni tenute dagli organi­ smi dirigenti delle locali sezioni del PCI.

Il consigliere Ansaldo Vaccari, a nome del gruppo PSI, presenta un altro Ordine del Giorno: "Il Consiglio Comunale, conside­ rata la necessità di dotare Frascati di attrezzature atte a soddisfare le esigenze di insediamento nella città dei nuovi enti consortili (...) nonché avendo presente il nuovo ruolo che l'ente locale deve svolgere nella vita  associativa cittadina; constatato che l'area attigua al Municipio detta del Frascatino risulta idonea al fine, ed inedificata; (...) Inteso assicurare il diritto alla prelazione pubblica (... )

DELIBERA

di sospendere la presa d'atto del Piano Particolareggiato di Piazza Marconi per permettere l'acquisizione non onerosa della totalità delle aree non edificate."

Si accende una discussione tra i vari gruppi consiliari sulla destinazione dell'area. Tra gli altri, l'assessore Luigi Vita del PRI, pur facendo  parte della maggioranza, dichiara che "si prescinda dal Piano di Piazza Marconi così come presentato nel '66. Come indicazione di massima richiede la redazione di un nuovo P.P. che preveda la even­ tualità di acquisire al Comune l'area necessaria alla realizzazione dell'ampliamento della sede comunale, ed altri insediamenti di interesse pubblico".                                                        ·

All'interno del gruppo DC si manifestano posizioni diversi­ ficate, che vengono illustrate dagli assessori Donati, Cesaroni e Ruggeri. Infine anche la DC presenta un Ordine del Giorno in cui "si conferma la validità del P.R.G.. Di fronte però alle esigenze della collettività" e per "la complessità del problema, demanda ad una commissione consiliare la redazione di un programma che tenga conto delle necessità e dei diritti della collettività e dei singoli, della consistenza tecnica ed economica delle varie proposte, delle effettive possibilità di realizzazione, dell'ordine di priorità degli interventi".

Si tenta di unificare, per un voto unanime, i tre Ordini del Giorno, ma senza riuscirei. Il consigliere Ansaldo Vaccari ritira il pro­ prio, riconoscendosi essenzialmente nella proposta comunista. Si passa ai voti. L'Ordine del Giorno del PCI viene respinto con 13 voti contrari, 12 favorevoli (PCI, PSI, più Ruggeri e Fausto Tamburrano) e un astenuto.  Viene approvato a maggioranza (16 contro 10) l'Ordine del Giorno della DC.

E' da notare come per la prima volta dopo dodici anni cominci ad avviarsi un processo di inversione di tendenza sul problema della destinazione dell'area del Frascatino, non senza scontri o addirit­ tura con crisi amministrative.

Occorre inoltre rilevare che, malgrado le decisioni del Consiglio Comunale del '66, malgrado l'intervento 'benevolo' del Mini­stero dei Lavori Pubblici e quello della Pubblica Istruzione, e malgrado la conseguente marcia indietro della Soprintendenza costretta a concedere il nullaosta al progetto, vi è in questo Consiglio Comunale una tangibile presa di coscienza nell'affrontare la questione in modo diverso che nel passato, aprendo così la strada alla possibile utilizzazione dell'area a scopi sociali.

Lo spavento è grosso. Le fila del partito merelliano si serreranno per uno scontro più duro e possibilmente decisivo.

Si riunisce la commissione nominata dal Consiglio Comunale del 9 dicembre 1975. In tre successive sedute ogni forza politica ribadisce sostanzialmente le proprie posizioni, con l'unico risultato di richiedere all'Ufficio Tecnico Comunale uno studio di massima per determinare la superficie ed il volume necessario per l'insieme dei servizi sociali carenti nel centro urbano e di possibile ubicazione nell'area del Frascatino. Una bozza grafica dell'ubicazione di tali servizi è presentata dal PCI durante i lavori della suddetta commissione.

Intanto anche l'opinione pubblica viene informata del pro­ blema da un articolo pubblicato su Il Messaggero del 16 marzo 1976 dal titolo: "Frascati: polemiche per il Frascatino. Si profila una battaglia politica."

Il 17 marzo 1976 si riunisce il Consiglio Comunale. Questo Consiglio riveste una particolare importanza, in quanto viene chiara­ mente  manifestata, da alcune forze politiche, la contraddizione tra quello che precedentemente avevamo chiamato 'processo di inversione di tendenza'  e le resistenze  che gruppi di potere  legati agli interessi della speculazione cercano di frapporre a questa inversione.

La DC, tramite il Sindaco Boazzelli ed il suo capogruppo Donati, avanza la possibilità che, per i servizi sociali in discussione, vengano utilizzate in alternativa alle aree del Frascatino quelle di Villa Lancellotti, di Villa Innocenti, del Palazzo Simonetti (Palazzaccio), l'area già assegnata all'INAM, e chi più ne ha più ne metta, basta che non si tocchi il Frascatino.

Il PSI fiancheggia questa posizione, manifestando attraver­ so il suo capo gruppo Ansaldo Vaccari "la necessità che i servizi, anzi­ ché inglobati in un solo centro, possono essere realizzati in diverse aree", suggerendo anche "la necessità di provvedere un collegamento diretto con Villa Lancellotti mediante un sottopassaggio che la colleghi al Palazzo Comunale ed alla sala Auditorium nel livello primo ed interrato del piano planovolumetrico presentato" dal privato. Il PCI riafferma la posizione che tutte le strutture del centro culturale polivalente debbano rimanere nell'area del Frascatino in quanto, se dislocate in sedi distanziate, il centro stesso verrebbe a perdere la sua funzionalità e la sua omogeneità.

Queste  varie  posizioni vengono  concretizzate  dal PSI  e dalla DC nella presentazione di due Ordini del Giorno da mettere in votazione. Nel  primo (PSI), premesse le necessità sociali e culturali della città, "il Consiglio Comunale (...) delibera di indicare nel livello primo ed interrato del planovolumetrico presentato la destinazione pubblica".

Nel secondo (DC) il Consiglio Comunale "approva il P.P. di Piazza Marconi  e gli elaborati del complesso edilizio con la riduzione di un piano così come richiesto dalla Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, e delibera di acquisire nell'erigendo fabbricato" lo spazio per l'ampliamento degli uffici e per una sala convegni, da realizzarsi con l'acquisto di locali nei fabbricati da costruire.

La DC (in maggioranza) ed il PSI (in minoranza) hanno ormai deciso cosa fare e, prendendo spunto dai contenuti dei due Ordini del Giorno, su proposta del consigliere Vincenzo Gori approvano (il PCI unico contrario) di "restituire al privato il piano, affinché questo lo modifichi nel rispetto delle richieste dell'amministrazione".

Preghiamo i lettori di confrontare la posizione del PSI nel Consiglio del 9 dicembre 1975 con questa del17  marzo 1976.

Naturalmente la risposta del privato non si fa attendere: un mese dopo è già pronta. Ed il 5 maggio 1976 il Consiglio Comunale si riunisce per discuterla.

Il Sindaco dà lettura della lettera con la quale i proprietari dell'area del Frascatino presentano il 'nuovo' progetto:

"I sottoscritti proprietari dell'area" detta del Frascatino, "premesso che il Consiglio Comunale nella seduta del 17 marzo '76 ha richiesto che nell'area di proprietà dei sottoscritti siano riservati degli spazi per permettere l'ampliamento degli Uffici Comunali e la costru­ zione di una sala di riunioni per 400 posti con i relativi servizi; che tali spazi non possono essere reperiti al di fuori dei volumi approvati dalla Soprintendenza,  fanno domanda per ottenere l'approvazione definitiva del P.P. di Piazza Marconi nell'ambito del quale sono riservati per l'Amministrazione Comunale: l) lo spazio per una sala convegni e rela­ tivi servizi ubicata sotto i fabbricati previsti su via P. Campana, avente accesso dal giardino pensile del palazzo comunale e collegata" mediante una galleria "con via Catone; 2) lo spazio per l'ampliamento degli uffici comunali ubicato nel fabbricato da ristrutturare su Piazza Marconi". Si richiede inoltre che l'Amministrazione esegua le sue opere nello stesso tempo in cui saranno eseguite quelle private. "A tal fine i sottoscritti  si offrono di eseguire o far eseguire le opere comunali ai prezzi della tariffa della Regione Lazio.  Firmato ltalo e Alfredo Merelli."

Il consigliere Criccomoro chiede "se i disegni siano stati esaminati dalla commissione urbanistica".

Il Sindaco Boazzelli risponde che nessun esame preventivo è stato effettuato essendo i disegni estremamente semplici e chiari e rispondenti alle richieste del Consiglio Comunale.

L'assessore Cesaroni riconosce che in linea di massima i proprietari hanno recepito le richieste del Consiglio, ma "avrebbe au­ spicato migliori soluzioni per l'ubicazione e l'accesso previsto per le aree pubbliche".

Il consigliere Marciano "annuncia il voto contrario del gruppo comunista alla approvazione del piano per la motivazione illu­ strata nella precedente seduta consiliare e per aver sottratto all'esame della commissione urbanistica gli atti del piano. Invita la Giunta a riti­ rare il punto all'Ordine del Giorno".

L'assessore Ruggeri, non essendo stato il progetto esami­ nato dalla commissione urbanistica, si trova in imbarazzo nel prendere la parola sull'argomento.

Il consigliere Donati ritiene che "essendo la commissione composta dagli stessi consiglieri presenti ora in aula" essi "potrebbero, seduta stante, esprimere il loro parere. Occorre solo verificare se quanto richiesto dal Consiglio sia stato recepito nel piano, e ciò risulta. Per quanto riguarda la partecipazione del Comune al piano, questa sarà di natura condominiale", per cui "ritiene non vi siano motivi validi per chiedere il ritiro del punto all'Ordine del Giorno".

Il consigliere Gori fa rilevare "che esiste anche una volontà politica da valutare". Nell'attesa di verificare se nel progetto presentato la funzione pubblica viene esaltata quanto dovrebbe, "è favorevole ad un rinvio, pur dichiarando che anche a distanza di qualche mese manterrà fermo il suo atteggiamento in conformità all'Ordine del Giorno già votato" nel precedente Consiglio. Propone, "anche se a malincuore, che l'argomento venga rinviato".  Il consigliere Ansaldo Vaccari si associa.

Il Sindaco annuncia che se tutte le forze che hanno votato in favore dell'Ordine del Giorno nella scorsa seduta sono ancora d'accordo nell'accettare il piano così come predisposto, è pronto a porlo in votazione; altrimenti il punto verrà ritirato. Il consigliere Donati chiari­ sce  ricordando  che  "l'Ordine del Giorno trovò  l'adesione della DC, PRI, PSDI e PSI; ora se il PSI ha dei dubbi e non può giungersi all'approvazione del piano con l'adesione degli stessi gruppi, la maggio­ ranza è favorevole al ritiro del presente punto."

Il consigliere Ansaldo Vaccari chiede che il punto venga ri­ tirato, in quanto il piano "non è stato sottoposto all'esame della com­ missione urbanistica e agli organi di partito".

Il Sindaco ritira il punto all'Ordine del Giorno.

Come si può constatare l'annoso problema sembra non debba concludersi  mai.  Eppure  questa volta sembrava fatta,  dopo il voto unitario tra DC, PRI, PSI e PSDI nel precedente Consiglio Comunale. Perché non si 'conclude l'affare'? E' evidente che la imminenza delle elezioni comunali (da svolgersi circa un mese dopo) gioca il suo ruolo. Ogni forza politica cerca di non compromettersi troppo. Il problema del Frascatino passerà quindi, caldo caldo, alla nuova maggioranza che emergerà dal risultato delle elezioni amministrative del 20 giugno 1976.

 

 

 



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