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Omidicio Sforna, l'appello di papà Antonio: "Giustizia per il mio Edoardo"

05-01-2016

MORENA - A 4 anni e mezzo da quel 23 agosto 2011 e dopo l'archiviazione dell'inchiesta i genitori vogliono far riaprire l'inchiesta

ilmamilio.it

Un omicidio ancora senza un perché. Una vita spezzata non si sa ancora da chi e per quale motivo. La sera del 23 agosto 2011 Edoardo Sforna veniva ammazzato con un colpo di pistola ravvicinato da un soggetto sceso da uno scooter. Sono passati quattro anni e mezzo, l'inchiesta è stata archiviata e di Edoardo Sforna non si parla più.

“Oggi non sappiamo ancora chi ha ammazzato mio figlio. E non sappiamo perché: vogliamo solo giustizia, vogliamo solo che il caso che negli anni scorsi è stato archiviato venga riaperto”. Antonio Sforna ha però ancora voglia di combattere. Vuole sapere chi e perché in quella maledetta sera del 23 agosto 2011 ha fatto fuoco per quattro volte contro il figlio Edoardo, Dodo, centrandolo con un solo proiettile al centro del torace. Sono passati quattro anni e mezzo ma il dolore è quello delle primissime ore, quello di sempre, quello che non ti lascia mai e che diventa un tappeto pesante sul quale pesare tutte le giornate che Dio manda su questa terra.

“Un dolore così grande – dice ancora Antonio – non posso augurarla neanche al peggio nemico. E' una cosa insopportabile, straziante”.

Nel giugno 2013, a quasi due anni dall’omicidio di Dodo avvenuto di fronte alla pizzeria Jolly di via Frascineto a Morena, furono arrestati dai carabinieri – nell’ambito di una vasta operazione antidroga che portò in manette ben 17 persone - i due presunti killer del ragazzo: un giovane considerato vicino al clan dei Casamonica ed uno ritenuto appartenente ad una banda emergente della zona ed interessata allo spaccio di droga. Entrambi residenti in zona, uno a Morena e l'altro a Ciampino. Le prove a carico dei due, oggi a piede libero, non furono però sufficienti per aprire un processo. “Quello che fa più male – dice Antonio Sforna – è il silenzio delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Come se tutto fosse una cosa normale: come se fosse normale che un ragazzo di 18 anni, che non aveva fatto nulla di male se non avere la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, venga ucciso a sangue freddo”.

Se l'Italia è la nazione dei "casi irrisolti", però quello di Edoardo Sforna è un caso purtroppo caduto nel dimenticatoio. "Purtroppo il “caso” di mio figlio non desta lo scalpore e l’attenzione dei tanti altri che hanno riempito le pagine di cronaca in questi ultimi anni", dice amaro Antonio. "Mio figlio non aveva alcuna colpa e spacca il cuore il fatto che ci sia qualcuno che possa pensare che il suo omicidio possa essere stato qualcosa come un regolamento di conti tra delinquenti".

Nei primi giorni dopo il dramma si pensò che, anche sulla scorta di alcune testimonianze raccolte, l'omicidio di Edoardo potesse essere il drammatico epilogo di una lite avvenuta nella piscina dove Dodo lavorava qualche giorno prima. Una pista che però ha sempre convinto poco e così le uniche ipotesi rimaste in piedi, dopo aver scavato anche nella vita privata di Edoardo Sforna, sono quelle dello scambio di persona o di qualcosa che Dodo aveva visto per caso e che non avrebbe dovuto vedere. 

Prima di Natale papà Antonio e mamma Marina sono stati ospiti di “Chi l’ha visto?” ed in quella sede è stata avanzata l’ipotesi che Edoardo sia stato scambiato con un componente del clan Casamonica col quale, effettivamente, c’era una certa somiglianza. "Quell’estate Edoardo stava facendo il bagnino presso la piscina comunale di Ciampino: era abbronzato, forse lo hanno preso per un altro", ammette papà Antonio.

I FATTI

Sono le 22 di martedì 23 agosto 2011. Edoardo Sforna è al telefono seduto sui gradini, fuori della pizzeria Jolly, nel complesso del centro commerciale Campo Romano in via Frascineto, tra via Casal Morena e la Tuscolana ai piedi di Frascati e a due passi da Ciampino.

Dodo da pochi giorni è in servizio come fattorino presso il locale: quando arriva la telefonata carica le pizze sullo scooter e va a consegnarle in zona. Dodo in quell’estate 2011 lavora da bagnino in piscina, a Ciampino e vive con i genitori in una traversa di via Casal Morena, a meno di un chilometro della pizzeria dove per sta “coprendo” un amico che è andato in ferie. Ad un certo punto alle scalette del centro commerciale si avvicina uno scooter con in sella due ragazzi: uno scende, l’altro resta pronto a scappare. Il killer spara tre colpi in area, dice qualcosa verso Edoardo e poi gli esplode un colpo in pieno petto. Dodo stramazza al suolo, resta agonizzante per più di dieci minuti soccorso da chi si trovava nei paraggi ma non riesce a farcela.

Edoardo era un volontario della Croce rossa, nel gruppo “Pionieri” e quando il 26 agosto Morena e Ciampino si fermano per la lunga fiaccolata che parte dalla casa dei genitori ed arriva proprio a via Frascineto a spiccare sono proprio le tute rosse dei suoi colleghi di volontariato. Il 29 agosto presso la chiesa di San Matteo apostolo di Morena. Il resto è una lunga attesa di giustizia che nel giugno 2013 sembra finalmente coronata dopo l’arresto dei due presunti killer. Le prove però non sono sufficienti per arrivare al processo e qualche mese dopo l’inchiesta viene archiviata.

 


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