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Il vino di Castel de Paolis finisce sul Trovaroma. Santarelli: "Qualità che salva dalle cementificazioni. Ma il Consorzio sbaglia forte"

20-05-2017

MARINO (attualità) - Il bel riconoscimento ottenuto suggerisce all'onorevole una articolata e critica riflessione

ilmamilio.it

Da Giulio Santarelli riceviamo e pubblichiamo.

"Questo importante riconoscimento di un giornale nazionale a un vino del Lazio, contenuto nel supplemento di La Repubblica “Trovaroma”, rompe la monotonia della esaltazione dei vini del nord. Nella pagina, Tavola novità e sapori, il titolo “La Cantina d’Autore” e il riconoscimento del Vino FRASCATI SUPERIORE DOCG quale principe dei vini bianchi del Lazio con cinque stelle e al vino rosso QUATTRO MORI, piccola gemme enologica, con quattro stelle e ½, è riconosciuto all’azienda vinicola Castel de Paolis della famiglia Santarelli.

Ho avuto copia del Trovaroma venerdì da un amico. Una sorpresa piacevolissima. Una ciliegina su un lavoro faticoso e impegnativo. Sono sempre stato convinto che la qualità eccellente dei vini Castel de Paolis derivino dalle scelte operate negli anni ’80 dall’azienda ma trovano il loro fondamento nel terroir, quel mix di terreno, clima ambiente dell’areale dei Castelli Romani costituito da colline vicino al mare di origine vulcanica. Purtroppo nonostante le qualità innate,che fanno delle nostre colline le zone più vocate al mondo per produrre vini di alta qualità, da decenni siamo investiti da una crisi di produzione e di consumo e che annualmente per mancanza di reddito e per l’invecchiamento degli addetti provocano l’abbandono di centinaia di ettari di vigneti. Purtroppo questa crisi è tipica dei Castelli Romani e del Lazio.

In generale in Italia i consumi interni e specie le esportazioni dei vini di qualità sono in continua crescita. Qualità che fino alla seconda metà del secolo scorso in Italia e in Europa era riconosciuta ai vini dei Castelli Romani al punto che nel 1928 una pubblicazione importante come l’Enciclopedia Agraria della UTET, scritta dal Piemontese Carlo Menzio, affermava che in Germania e Olanda i vini dei Castelli Romani si facevano preferire ai Chablis francesi. A settembre delle scorso anno con la richiesta del Consorzio del Frascati DOC e DOCG, accolta dall’Assessore all’agricoltura della Regione, di ridurre le rese per ettaro a causa dell’invenduto nelle cantine si è toccato il punto più basso di produzione del Frascati.

Non è normale che a fronte della diminuzione delle produzioni si registrino forti quantità di invenduto che inducono i produttori, anche a causa dell’età avanzata, ad abbandonare i vigneti per mancanza di reddito. Di questo passo la viticultura nei Castelli Romani è destinata ad un declino ineluttabile. In questi anni  tutti i miei tentativi di proporre politiche a sostegno dell’agricoltura di qualità, a partire da scelte urbanistiche volte a realizzare il consumo zero di suolo agricolo sono sempre cadute nel vuoto. La classe politica Castellana e Regionale, senza distinzione di colore politico, ha sempre riservato all’agricoltura uno spazio trascurabile. Eppure dall’Antica Roma la vigna nella storia dei Comuni dei Castelli Romani per le famiglie,l’occupazione,l’economia, la gastronomia, il turismo, il paesaggio, la lotta al riscaldamento atmosferico con l’assorbimento della Co2 da parte dell’apparato fogliario della vite, ha rappresentato benessere e sviluppo e che con interventi appropriati può tornare a svolgere quelle funzioni.

L’11 giugno prossimo si vota a Frascati e Grottaferrata. Non conosco i programmi dei candidati Sindaco. Esprimo l’auspicio che il tema dei vigneti e del vino sia trattato con impegno e attuato dagli eletti. Ricordo che nel dopoguerra i vigneti del Frascati vennero proposti per essere riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità, proposta respinta dagli agricoltori. Ora quella proposta respinta da Frascati è ripresentata con successo per i Comuni del prosecco. Ma nella scorsa vendemmia le uve del prosecco sono state pagate fino a €200,00 al quintale, quelle del Frascati tra i 30 e i 40 € al quintale. Una differenza enorme che a Conegliano tra il vigneto e la licenza edilizia ha più valore il vigneto, che perciò annulla la spinta alla cementificazione così marcata da noi. Si può sperare che una nuova cultura a protezione dell’ambiente rialzi la testa anche da noi? La spinta che viene a livello Mondiale per fermare il riscaldamento dell’atmosfera, la desertificazione che spinge milioni di persone a migrare deve rappresentare l’impegno primario delle istituzioni e assecondata dai proprietari dei suoli se si vuole conservare un futuro per le nuove generazioni".



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