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Dino Buzzati, un po' più in là della solitudine

28-01-2016

Ricordo dell'intellettuale scomparso il 28 gennaio 1972

ilmamilio.it

Scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, scenografo, poeta. Dino Buzzati è stato un intellettuale vero, figlio della cultura di cui si era permeato sin dalla giovane età. Il 28 gennaio 1972, in una stanza di una clinica di Milano, si spense a 66 anni. Poche ore prima di morire disse alla moglie: ''È strano, non arriverò a sera, eppure se il direttore mi chiedesse un articolo glielo farei''. Era la passione di un uomo che aveva passato un'esistenza viva, piena di curiosità e di viaggi, di romanzi e di immaginazione. Indro Montanelli, sulle colonne del “Corriere della Sera”, il giorno dopo il decesso del collega ed amico, scrisse: ''Se ne è andato così alla Buzzati che alla Buzzati potrebbe anche tornare''.

Nella letteratura di Buzzati ci sono sempre le viscere dell'animo umano, le sue angosce, la paura della morte, il mistero, il destino, la fiaba, la cronaca vera, la cronaca nera, il senso profondo delle cose. Il suo “Il deserto dei Tartari” - in cui Giovanni Drogo, il protagonista, tenente inviato in una fortezza sperduta ai confini del deserto - è l'allegoria della vita vissuta nella stragrande maggioranza dei casi come un'attesa, fatta anche di sconfitte e di rinunce. In Buzzati convisse anche l’amore per la montagna e la natura, passione che lo porterà a scalare diverse zone rocciose e che lo ispirerà, in uno dei suoi quadri più famosi, a dipingere una fantastica e surreale Piazza del Duomo a Milano trasformata in una specie di rovina dolomitica con i palazzi convertiti in rocce decadenti, circondate da prati dove la gente è intenta a tagliare il fieno.

In alcuni casi Buzzati ammise quanto utilizzasse i sogni per scrivere, per approcciarsi alla scrittura. ''Quando sto per addormentarmi riprendo il filo del sogno interrotto al mattino, come se fosse un lungo sogno a puntate'', disse in un'intervista televisiva. Storie splendide le sue. Paesaggi letterari in cui le ombre non corrispondevano mai, dove i nemici non arrivavano, dove convivevano illusioni, solitudini che si spingevano oltre il confine, amori nati in luoghi inaspettati (Un amore), attese, percorsi ignoti. Buzzati fu al di fuori di ogni scuola. Non ebbe tendenze. Fu anomalo perchè non schierato e assolutamente incontrollabile sul piano della sua estesa creatività.

 La sua è un'opera piena di forme e grandiosa, ancora da leggere per comprendere meglio i nascondigli misteriosi dell'esistenza, dove le certezze non esistono e la speranza - per dirla con Tenco - è un'abitudine. "Era una delle tante giornate grigie di Milano però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse".



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