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Addio a David Bowie. Ma il Duca Bianco non è morto

11-01-2016

FRASCATI - Dopo una coraggiosa lotta contro un male che lo affliggeva da oltre un anno, se ne va a 69 anni, una delle icone della musica

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C’è gente che muore, c’è gente che muore e che però non muore mai, c’è gente che rimane nella memoria collettiva e lascia dietro talmente tanto di se che in realtà per loro “morire” è quasi solo “ritirarsi a vita privata” perché quello che hanno lasciato è indelebile.

David Bowie non è morto, oggi David, il Duca Bianco, si è ritirato a vita privata, guarito da un brutto male che lo affliggeva da oltre un anno. Dietro di lui rimane semplicemente la Storia della Musica, quella vera, quella che fa venire i brividi, che fa piangere, ridere, ballare e urlare forte al cielo quanto è bello essere vivi. E allora ti ritrovi, una mattina di gennaio a dover scrivere un coccodrillo per uno che in realtà non può morire, perché basta che metti su “Life on Mars” o “Space Oddity” per sentirtelo vicino, lui sta cantando per te e per tutti, perché quello che Bowie ha creato dal 1960 ad oggi è qualcosa che va oltre. In 50 anni di attività non ne ha sbagliata una, non ha semplicemente fatto musica ma ha creato un movimento, ha creato un personaggio una figura mitologica, un Dio, che lo vogliate chiamare Ziggy o Duca Bianco o David o Major Tom.

Una delle più originali voci del rock, uno che nella sua musica ci ha messo dentro ribellione, mistero, sesso, forza curiosità e passione. Un’icona che non ha segnato solo il rock ma anche la moda e i modi. Ha iniziato come tanti, con una band di ragazzini, poi si è trasformato in uno “Spaceman”, poi in un alieno androgino e con i capelli arancioni ed è diventato Ziggy Stardust, poi ancora il Duca Bianco e ha continuato a reinventarsi con la trilogia di Berlino poi gli anni 80, i 90 con le sperimentazioni elettroniche, il ritiro e il ritorno, proprio quest’anno con il suo “Black Star” ora candidato a diventare disco dell’anno.

Le sue collaborazioni sono infinite e con i più grandi della musica mondiale, a partire dal suo amico Brian Eno che stamattina ha affidato ad un tweet il suo dolore “Le parole non possono esprimere”, Iggy Pop, Lou Reed, i Queen, gli Oasis, i Duran Duran, Ozzy Osbourne, i Nine Inch Nails, gli Smashing Pumpkins, Morissey e gli Smiths, e tanti tanti altri, ognuno diverso a sottolineare quanto eclettica potesse essere la sua figura.

In mezzo rimane la leggenda, “Space Oddity”, “Heroes”, Let’s Dance”, “Life on Mars” “Rebel Rebel”, “Starman”, “Little Toy Soldier” praticamente un impatto incommensurabile nella musica.

Alla fine poi c’è chi deve scrivere qualcosa sulla morte di uno che non può morire, e tanto si dirà e tanto si farà, le vendite dei suoi album andranno su, c’è chi metterà una frase, una foto su un social, c’è chi ascolterà le sue canzoni e chi andrà a comprarsi l’ultimo album chi dirà “Io lo conoscevo e l’ho sempre amato” chi, magari tra i più giovani, non sa neanche che è esistito però magari quella canzone, quella che ha sentito tante volte in un film o alla radio è proprio la sua ed proprio “tanto bella”.

Ed è per questo che David Bowie oggi non è morto, perché anche se non lo conosci la sua voce l’hai sentita, almeno una volta. Grazie a Dio o a Ziggy.



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