VICENDE - La Leggenda del fantasma dell’infante

Pubblicato: Sabato, 13 Maggio 2023 - redazione attualità

fantasma5 ilmamilioGROTTAFERRATA (vicende) - I Castelli romani restano territorio di misteri e leggende, anche contemporanee

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Nella storia millenaria dei Castelli Romani, oltre agli aspetti artistici e culturali che li caratterizzano, vi sono tante leggende di fantasmi che fanno parte della tradizione popolare. Non sono poche le storie di spiriti che, tra verità e mistero, sono state tramandate nei racconti orali e nelle testimonianze scritte di Rocca di Papa, pittoresco borgo ai piedi di Monte Cavo.

Leggenda, fantasia o realtà, queste presenze occulte dalla vita tormentata, la cui anima è rimasta intrappolata tra il mondo dei vivi e quello dei morti, di notte vagano nei luoghi che le videro protagoniste.

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Una di queste è la leggenda del fantasma dell’infante, narrata nel libro di Italian Ghost Story, Amedeo Cerilli, Lidia Longo, Francesca Bomparola (a cura di), I Fantasmi dei Castelli Romani, self-publishing, 2022, pp. 131-135.

Siamo a Squarciarelli, Grottaferrata, negli anni Settanta del secolo scorso, il sole era ormai basso sull’orizzonte e di lì a poco sarebbero scese le tenebre. Un uomo di Rocca di Papa, dopo aver trascorso una faticosa giornata nei campi, stava tornando a casa a piedi da Squarciarelli. Mentre si incamminava a passo svelto, solo un’altra curva lo separava dalle case del paese, improvvisamente udì dei vagiti che interruppero quell’insolito silenzio e un inspiegabile turbamento lo avvolse in tutto il suo essere. Inizialmente non riuscì a comprendere da dove provenisse il pianto, che si faceva sempre più straziante. L’uomo decise a quel punto di inoltrarsi nella fitta boscaglia, determinato malgrado la stanchezza a scoprire a chi appartenesse quel pianto incessante. Seguendo i vagiti, scostò un cespuglio ed eccolo lì quel bimbo che piangeva avvolto nelle fasce, apparentemente abbandonato.

L’uomo sulle prime rimase piuttosto costernato… chi mai avrebbe potuto abbandonare al freddo e in balia degli animali, una creaturina così indifesa? Subito dopo pensò che la madre si trovasse nei paraggi, allora iniziò a gridare, a cercare lì intorno, ma gli rispose solo il fruscio del vento. Allora l’uomo prese il neonato tra le braccia, deciso a portarlo con sé, a casa.accademia calcio frascati banner ilmamilio

L’indomani avrebbe iniziato le ricerche della madre con i suoi concittadini, convinto che in qualche modo si sarebbe trovata. Arrivato alla curva detta “di Riccardino”, sotto al colle del cimitero, il bambino iniziò a pesargli sulle braccia e ad ogni passo pesava sempre di più. Ormai quel peso era diventato insostenibile. L’uomo, ansimando, stava per posarlo a terra per riposarsi un pò, quando improvvisamente udì un mormorio lugubre e cavernoso provenire dalla strada per il sepolcreto: “Vieni, vieniiii…”. Il bimbo che pesava ormai come un grosso sacco di farina, si staccò dalle sue braccia e volò verso il cimitero.

L’uomo non riusciva a credere ai propri occhi, un urlo gli morì in gola e il terrore lo aveva completamente paralizzato; il suo cuore batteva all’impazzata e sembrava quasi uscirgli dalla cassa toracica. Quando finalmente rientrò a casa, trovò la giovane moglie profondamente addormentata nel loro letto. Quella notte l’uomo non riuscì a chiudere occhio, ogni volta che provava a farlo, infatti, continuava a vedere il bambino che volava via dalle sue braccia e a sentire quella voce che nulla aveva di umano.

Per quasi una settimana, l’uomo non proferì parola con nessuno, convinto che presto o tardi quelle immagini e quella voce sarebbero sparite dalla sua mente. Finché una sera, stanco di portare quel fardello, si decise a chiedere aiuto alla moglie raccontandole quanto avvenuto quella fatidica sera. All’inizio la giovane donna non riuscì a credere a una singola parola uscita dalla bocca del marito; pian piano però, un ricordo alquanto nitido affiorò alla sua mente, lasciandola senza fiato.expert 1 ilmamilio

Un racconto che riemergeva dalle ceneri del passato e dalle memorie della nonna sulla Seconda Guerra Mondiale. Erano le 14:00 di quel maledetto 14 febbraio 1944, quando si squarciò per sempre l'illusione che Monte Cavo avrebbe ostacolato le rappresaglie aeree; la furia assassina delle bombe angloamericane colpì Rocca di Papa con un’inaudita violenza.

Nel giro di pochi minuti intere case vennero rase al suolo. Da quel giorno di infausta memoria si frugò tra le macerie, cercando di recuperare qualcosa. Soprattutto si disseppellirono i morti; trentaquattro furono le vittime di quel bombardamento, tra le quali una madre con il proprio piccolo di appena pochi mesi, i cui corpi martoriati furono rinvenuti nei paraggi della Tagliata delle Grotte Cave.

Da allora, si raccontava che le anime della madre e del neonato non avessero mai trovato la sospirata pace e vagassero irrequiete nei pressi del camposanto, nell’inesauribile tentativo di riavvicinarsi l’uno all’altra.

di Flavia Santangeli

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Commenti  

# Massimiliano 2023-05-13 11:57
Mi affascinano sempre moltissimo storie di questo è grazie a Flavia le vivo con trepidazione
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# Franco Antonucci 2023-05-13 17:23
Ne ha fatti, ne sta facendo e ne farà di morti la furia assassina delle bombe angloamericane, specialiste nel terrotizzare tutto il pianeta con il loro urlo terrificante. Bello ed agghiacciante questo racconto che Flavia Santangeli ci riporta con il solito acume.
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