Grottaferrata | Scuola e tecnologia, Francesco Iaia: «Il “Game”, un valido strumento per l’apprendimento»

Pubblicato: Giovedì, 27 Aprile 2023 - Francesco Zilioli

Francesco Iaia a Didacta per Tuttoscuola (Foto di Chiara Fabiani)

 

Grottaferrata (attualità) - L’intervista al professore di lettere, appassionato di videogiochi e formatore specializzato in «Game Based Learning». L’esperto: «Quando si gioca non si ha paura di sbagliare, così dovrebbe essere anche quando si studia».

 

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Francesco Iaia, laureato in storia antica, amante dell’informatica, insegnante di lettere all’I.C. San Nilo, formatore e relatore a «Didacta» (Foto di Chiara Fabiani), viene intervistato sulle nuove tecnologie per i lettori del Mamilio.it.

 

Cosa l’ha spinta a laurearsi in storia dato il suo grande amore per l'informatica?

«Il mio amore per la storia andava di pari passo per il mio amore per i videogiochi. Sono un grande amante dei videogiochi storici soprattutto la saga Total War è una saga di giochi strategici o Age of empire, Assasin Creed. Quindi era per me un connubio di storia e videogiochi.»

 

Da cosa è nato il suo amore per l’informatica? 

«Principalmente dalla passione per i videogiochi. Volevo capire come si installavano, come si modificavano, come si potevano cambiare e quindi scaricando informazioni da internet e studiando, provando e riprovando, mi sono sempre più specializzato. Piano piano ho capito di essere portato per l’informatica e ho studiato per rendere più performante il mio pc e molto altro ancora.»

 

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Quando è iniziata questa passione?

«Il mio amore per i videogiochi è stato praticamente immediato: avevo 5 anni e ho chiesto come regalo di Natale il sega Master System 2 che è una vecchissima console dove c'era un videogioco che si chiama Alex Kid, iniziai a giocare con quello.  Mia madre all’epoca studiava, si stava laureando in storia (anche lei) e andava in tantissime biblioteche; io l'accompagnavo, stavo senza fare niente, così ho chiesto il Game Boy per intrattenermi. In questo modo è cresciuto il mio amore per i libri da una parte e per i videogiochi dall'altra. Ricordo ancora il primo videogioco che mi hanno regalato per il Game Boy: Pokémon Blu.»

 

Qual è per lei l'apparecchio tecnologico che dovrà essere integrato al più presto nelle scuole?

«Io ritengo che la realtà virtuale sia pronta per entrare nel mondo scolastico, stanno sviluppando dei prodotti idonei per la scuola e soprattutto anche dei software e delle esperienze. Un conto è studiare le molecole sul libro, un conto è poter vedere una molecola e poterla modificare, vedere lo scheletro di un corpo umano. Soprattutto le aree scientifiche beneficieranno moltissimo di questo tipo di tecnologia.»

 

Cos’è il GBL?

«Game Based Learning è una metodologia di apprendimento che si fonda sull'utilizzo del «Game». In fondo noi sin da bambini apprendiamo attraverso il gioco, dunque, è la nostra forma di apprendimento più naturale. Con esso diventiamo sempre più esperti e ci mettiamo alla prova, non abbiamo paura di sbagliare ed è quello che dovremmo fare tutti i giorni quando studiamo. Come nel gioco non abbiamo paura di sbagliare e proviamo e riproviamo per diventare esperti così dovremmo fare nello studio. Esistono tantissimi giochi educativi. 

 

Il Metaverso, invece, cos’è?

«E’ un termine molto complicato, si è un po’ abusato del suo uso, ma è una parola utilizzata per indicare l’universo digitale nel quale è compresa la realtà virtuale che ha delle potenzialità enormi dal punto di vista didattico e di espansione futura. Penso che in questo momento la tecnologia più vivida, nonostante quanto recentemente  successo, sia l'intelligenza artificiale.»



Che ne pensa della chiusura di chatGPT?

«Penso che sia un errore. Tanti altri servizi raccolgono dati sensibili, perciò è sufficiente informare gli utenti che c’è la possibilità che vengano registrati i loro dati e renderli liberi di scegliere se accettare o meno, ma anche di utilizzare una risorsa così utile»

 

Perché ha scelto di fare il professore?

«La storia, la geografia e i videogiochi sono la mia passione, ma mi è sempre piaciuto condividere ciò che so con gli altri, è una cosa che mi rende vivo. Mi piace, soprattutto, veder nascere la passione nelle altre persone. Quando tu hai una passione è bello vederla crescere e condividerla con gli altri. Questo è quello mi ha spinto diventare un docente.»

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*Nota della redazione:

«A scuola di giornalismo» – Il progetto di educazione all’informazione approvato dal collegio dei docenti e inserito nel PTOF dell’istituto comprensivo diretto dalla DS Antonella Arnaboldi è realizzato in collaborazione con la nostra testata giornalistica. LEGGI Grottaferrata | Gli alunni della San Nilo “A scuola di giornalismo” con ilmamilio.it

 

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