VICENDE - Spiriti e folletti nell’immaginario popolare della piccola Colonna

Pubblicato: Domenica, 22 Gennaio 2023 - redazione attualità

spiriti ilmamilioCOLONNA (vicende) - La chiamavano semplicemente "A paura", ed era un essere impalpabile di ombra

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La notte è considerata notoriamente un luogo di mistero e di paura, dal momento che è abitata da tanti personaggi fantastici come gli spiriti e le streghe. Il buio diventa più profondo a causa dei misteriosi scricchiolii, i solitari richiami degli uccelli notturni e i gemiti del vento che gelano il sangue, ma allo stesso tempo accendono anche l’immaginazione.

In certe situazioni può bastare veramente poco e i battiti del cuore cominciano ad accelerare.banner sciamplicotti ilmamiliovaleriani banner1 ilmamilio

Ne sono protagonisti gli abitanti di Colonna, pittoresco piccolo borgo dei Castelli Romani, nel momento in cui si narra di uno strano essere fatto soltanto di impalpabili ombre scure che si addensavano e si scioglievano, creando dei bizzarri movimenti imprevedibili e incutendo un grande spavento tra i colonnesi.

Veniva chiamato semplicemente “A Paura”, come se fosse la somma di tutte le paure e ne rappresentasse l’emblema, come viene riportato dalla scrittrice Maria Pia Santangeli nel libro Streghe, spiriti e folletti. L’immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo, Roma, ed. Edilazio, 2013.

La si poteva incontrare a un determinato incrocio dove aveva la sua dimora fissa, poiché molto spesso gli incroci possono rappresentare degli spazi fatali, abitati da streghe e folletti. Numerose sono le testimonianze di chi dice di averla vista all’incrocio dei tre cancelli, tra via Frascati e via Roma. Si presentava come un gioco di ombre fitte e forme oscure, cangianti e spaventose; le sue movenze erano a scatti, voltandosi di qua e di là e seminando del panico.

Un’altra figura molto diffusa nell’immaginario popolare dei Castelli Romani è il lenghelo, con tutte le varianti linguistiche, ovvero lenghero, lenghelu o più familiarmente lengheletto.

Si tratta di un folletto dall’aspetto alto e longilineo, da cui trae origine il nome lenghelo, vale a dire “allungato”; generalmente è dispettoso, ma non malvagio e solitamente cammina sulle scale di legno, oppure si nasconde nel sottoscala. Il lenghelo si diverte a fare degli scherzi a coloro che non rispettano i propri familiari, o semplicemente alle persone a lui non gradite. Nell’immaginario popolare è magro, malvestito e pallido, perciò si suol dire familiarmente: “Me pari ‘n lenghlelu…”, riferendosi a una persona spettinata, malvestita oppure magra e pallida.

A Colonna troviamo uno spiritello di nome limbu, probabilmente "imparentato" con quello degli altri Castelli. Il nome fa chiaramente pensare al luogo e lo stato dei bambini morti senza ricevere il battesimo, che non hanno commesso dunque nessun peccato personale, ma non sono stati liberati dal peccato originale.

Oltre ai Castelli Romani i folletti sono diffusi in tutta la nostra Penisola, soprattutto in molte regioni del Sud, dove questa figura magica viene conosciuta con il nome di farfaro; alcuni di essi sono a guardia di un tesoro, come i monachicchi lucani descritti dallo scrittore Carlo Levi, i quali conoscono i luoghi dei tesori, ma non li rivelano.

Allo stesso tempo queste creature mitologiche sono conosciute con altri nomi in altre regioni, a Trieste troviamo il cinciùt che pesa sul petto dei dormienti e tanti altri, in una lunga fila vivace, movimentata di saltelli, burle, fughe, improvvise apparizioni e sparizioni.

banner roscini bonafoni ilmamilioTipicamente il lenghelo salta sulla pancia dei malcapitati mentre dormono, disturbando il sonno e il riposo, mentre in alcune situazioni viene utilizzato come spauracchio per spaventare i bambini e tenerli buoni.

Il tutto seguendo sempre un ritmo musicale, poiché il mondo dei folletti è soprattutto danzante e melodioso.

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