Quel giorno che il bue disse cornuto all'asino

Pubblicato: Giovedì, 05 Gennaio 2023 - redazione attualità

bue ilmamilioFRASCATI (attualità) - Naturalmente senza attributi all'improvviso si lanciò in terreni inesplorati

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C'era una volta un bue. Si badi bene: non un toro, dal momento che questo bue era palesemente e notoriamente privo di attributi, da sempre. Un vizio annoso, mai sopito e mai smentito: un vizio di forma notorio, conosciuto, un vero marchio di fabbrica.

Saputo e risaputo da chi il bue lo conosceva: il bue, nel suo ambiente, era ampiamente conosciuto per il suo essere bue, conosciuto e riconosciuto.

Ebbene, inebriato dal periodo natalizio, il bue un bel giorno disse cornuto all'asino.

Un bue che, si badi bene, era stato negli anni ben foraggiato, a destra (soprattutto) ma pure a manca: foraggiato dagli amici, e dagli amici degli amici, dagli amici degli amici degli amici. Palesemente foraggiato. Perché, pensava il bue - che toro non era mai stato per palese mancanza di attributi - evidentemente così funzionava. Convinto che il foraggio, arrivato non certo per mirabolanti imprese (che al bue in quanto tale non appartengono), dovesse essere a proprio esclusivo eterno appannaggio per status bovino.

Senza mai essersi sporto, senza mai aver preso questa o quella difesa di suo simile o di altro bovino: senza mai, spalleggiato dall'ineffabile principessa sul pisello (il legume), aver messo la capocciona cornifera innanzi a nulla. Sempre mansueto e ruminante, al più mellifluo e facile al gioco di lingua, come al bue si confà.

Per sua natura avvezzo al giogo.

Convinto un giorno, d'improvviso, d'essersi riscoperto toro (confondendo addobbi natalizi alle sue spalle per propri attributi - e d'altra parte a non averne mai avuti neanche se ne conosce la forma o l'essenza), quel giorno il bue s'addentrò nel campo delle corna. Attributi, questi sì, dei quali per sua naturale conformazione il bue è ben dotato. Notoriamente.

Quale mirabilia, quale sorpresa: talmente inuso, inabile perché contro natura, nel comportarsi da toro, il bue si lanciò nell'inesplorato terreno di quelli con gli attributi. Salvo poi scoprire, con la coda tra le gambe (confusa all'occorrenza, anch'essa, per altro), d'aver compiuto il passo più lungo della zampa. 

Perché a fingersi tori essendo solo buoi, si rischiano grasse figuracce. E si rischia di finire sulla brace.

Foto da pixabay.com

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