Frascati | Volontariato, sussidiarietà, solidarietà. A colloquio con uno dei fondatori della Cooperativa ‘Arcobaleno’

Pubblicato: Venerdì, 28 Ottobre 2022 - redazione attualità

arcobaleno frascati ilmamilioFRASCATI (attualità) - Da sempre una delle realtà locali più importanti del "Terzo settore". Parla Alessandro Crisanti

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di Valentino Marcon

Volontariato, sussidiarietà, solidarietà sono stati i tre ambiti su cui negli scorsi decenni si sono intrecciati dibattiti e riflessioni, non sempre tuttavia con risultati convergenti e condivisi.

Di volontariato se ne è parlato abbondantemente negli anni ‘70-’80 del Novecento, unitamente al rapporto con la solidarietà a favore delle varie marginalità, mentre la sussidiarietà, in cui dovrebbe convergere l’impegno dello stesso volontariato e della cooperazione e degli Enti locali è stata quasi sempre disattesa dal legislatore nonostante sia contemplata nella carta costituzionale all’art.118; lentezze politiche e pastoie burocratiche non l’hanno ancora chiaramente esplicitata, né decentramenti amministrativi e deleghe si sono concretamente realizzati.

In questi tre ambiti tuttavia si è cercato di sviluppare - tra alti e bassi - il cammino della cooperazione in Italia, in particolare nell’area della solidarietà sociale, nel cosiddetto ‘Terzo settore’. freeTime1 ilmamilio

E proprio di un particolare itinerario percorso, in quaranta anni della sua storia, dall’esperienza di una cooperativa - la Cooperativa tuscolana di solidarietà sociale ‘Arcobaleno’ - che vogliamo parlare con uno dei fondatori e primo presidente, Alessandro Crisanti.

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Quando ebbe origine questa iniziativa e quali ne furono i motivi ispiratori?

Se la cooperativa Arcobaleno fu fondata nel 1982, è pur vero che negli anni precedenti – cioè alla fine degli anni ’70 - mi ero posto l‘interrogativo su come intervenire a proposito di alcune realtà di emarginazione che insistevano sul nostro territorio, a Frascati in particolare.

In quegli anni si parlava molto di volontariato e numerose erano le iniziative in tal senso, soprattutto a sostegno di anziani soli, handicappati e quant’altro. Del resto a quel tempo si era sviluppata in Italia (e anche a Frascati) la Caritas. Tuttavia quello che io ed un gruppo di amici ci proponevamo non era solo l’obiettivo di un aiuto più o meno efficace alle categorie più marginali, ma metterle in condizione di essere esse stesse protagoniste e non oggetto di attenzione saltuaria o caritativa, in definitiva occorreva uscire fuori di una visuale assistenziale. Ci ponemmo pertanto il problema di un’azione più specifica che, pur con il contributo del volontariato, arrivasse ad una ‘emancipazione’, se così si può dire, delle categorie cui dovevamo offrire un sostegno, per farle poi ‘camminare’ da sole. Per questo volli costituire con altri amici una Cooperativa di ‘solidarietà sociale’, come allora erano denominate.

Chi altri furono i soci fondatori?

Dopo una serie di incontri informali che - ricordo - furono tenuti nella sala del Centro diocesano dell’Azione Cattolica, concessaci per i primi incontri, oltre a me, gli altri ‘fondatori’ sono stati: Stefania Marchionne, Franco Proietti, Ubaldo Lucci, Franco Tosi, Francesco Lo Jacono, Pasqualina Maggiore, Paolo Pugliesi, Cristiana Tamburrano, Chiara Perotti, Franco Pelagaggi, Mario Droghei.

Finchè, di fronte al notaio, il 12 ottobre 1982 si redasse l’atto costitutivo, approvando lo statuto; e la cooperativa, con speranza e coraggio…si avviò.

A supporto della cooperativa si affiancarono il dr. Buttarelli e Luigi Marchionne che offrirono con gratuità e continuità le loro competenze professionali.

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Quanto è durata la tua presidenza?

Eletto presidente, il mio mandato è durato dieci fino al 1992 quando era necessaria una alternanza. La cooperativa si era bene avviata e lavorava molto sul territorio anche se si dovevano superare diverse difficoltà soprattutto a causa di carente reciproca sinergia tra ASL, Comune, e servizi; tuttavia era necessario che quel problema di ‘sussidiarietà’ di cui si sentiva la necessità, fosse interpretato nella sua giusta luce, con le istituzioni, specialmente con le amministrazioni locali che dovevano saper ‘leggere’ le necessità del territorio e quindi intervenire mediante il servizio ‘sussidiario’, ovviamente secondo le leggi e i bandi appositi riguardo il lavoro delle cooperative ‘sociali’. Noi facemmo sì che la cooperativa non fosse – come normalmente avveniva secondo il codice - a favore dei soci, ma degli ‘utenti’, alcuni dei quali erano comunque anche soci.

Qualche anno dopo le mie dimissioni, l’amministrazione di Frascati, volle affidarmi l’assessorato ai servizi sociali, un compito che penso di aver esplicato con grande passione pur incontrandomi con vari problemi e difficoltà, ma conseguendo anche risultati molto positivi.

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Quali sono state le difficoltà nel cammino della Cooperativa?

I problemi derivavano soprattutto dalla carente legislazione nel settore del non-profit e quindi dalla mancanza di costante collegamento e responsabilità tra le varie istituzioni. La prima ‘legge quadro’ fu la 266 del 1991 sul volontariato, seguita dalla 381 sulle cooperative sociali. Si deve pensare che fino ad allora era vigente la ‘legge ‘Crispi’ del 1890 sulla ‘Assistenza e beneficienza’! E tuttavia, solo nel 2000 fu posta in essere la Legge 328 ("Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali"), finalizzata a promuovere interventi sociali, assistenziali e socio-sanitari che garantissero un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà.

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Quali nei primi anni le iniziative più significative?

Vi fu una prima inchiesta sulle necessità degli anziani nel territorio, cui fu dato un certo risalto, mettendo poi in atto una serie di servizi specifici. Contemporaneamente si studiavano le possibilità di interventi in diversi altri campi - tenendo conto che la legislazione giuridica del tempo non contemplava aspetti che invece erano indispensabili affinché - da una parte non ci fosse uno sfruttamento del volontariato ma anche del lavoro dei soci cooperatori (cosa che allora avveniva anche da parte di molte amministrazioni locali), e dall’altra che il lavoro di soci e volontari fosse effettivamente riconosciuto e obiettivamente valorizzato.

In quanto ad altre iniziative più significative vorrei ricordare, tra le altre, l’impegno costante per l’assistenza domiciliare (e, in questo ambito anche le convenzioni con le amministrazioni comunali), contemporaneamente si promuovevano alcuni convegni di sensibilizzazione per la crescita di una cultura della solidarietà (e in quel tempo si sottoscrisse - con ben 23 associazioni del territorio, tra cui SUNIA, ACLI, Caritas, Legambiente, ecc. - la ‘Convenzione dell’associazionismo’). Finalità, Obiettivi e ‘metodo’ erano indicati nel primato della persona, la salvaguardia dell’ambiente e territorio, giustizia e pace. Ed ancora, tra le iniziative realizzate, il ‘laboratorio’ di studio con l’USL sull’handicap e le malattie infettive, l’affollato Convegno sulla nuova legge 381 del 1991 sulla disciplina delle cooperative sociali, un primo passo per l’inquadramento della promozione umana e integrazione sociale. I diversi interventi e contributi furono sempre pubblicati mediante i ‘quaderni’ della Cooperativa. Nel 1984 alla Cooperativa era stato assegnato il premio annuale ‘Giuseppe Buttarelli’.