25 ottobre 1867: l’eccidio del lanificio Ajani e il sacrificio di Giuditta Tavani Arquati
Pubblicato: Martedì, 25 Ottobre 2022 - Fabrizio Giusti
ACCADDE OGGI – Nella repressione della ribellione contro il potere temporale a Roma rimase uccisa Giuditta Tavani Arquati, eletta simbolo delle donne del risorgimento romano
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Nel 1867 Roma era una città che attendeva. L'Unità d'Italia era stata compiuta nel 1861, ma la città simbolo, futura capitale, era ancora governata dal Papa Re. Garibaldi, nell'estate, aveva avviato la sua iniziativa militare nelle campagne attorno alla città per liberarla definitivamente dal potere temporale.
L’obiettivo era quello inseguito da decenni: abbattere il governo del Papa Re, all’epoca detenuto da Pio IX. Per questo motivo in città si era convenuto, nell'ambiente laico e repubblicano, di organizzare una rivolta al fine di sostenere ed aiutare la causa.
La base logistica della cospirazione fu organizzata al lanificio di Giulio Ajani, in via della Lungaretta 97, nel rione popolare di Trastevere. Una delle animatrici dell’iniziativa si chiamava Giuditta Tavani Arquati. Nata a Roma nel 1830, cresciuta in un ambiente familiare di ideali repubblicani, aveva sposato ad appena 14 anni Francesco Arquati, commerciante di lana. Nel 1849 Giuditta e Francesco avevano partecipato alla eroica e leggendaria difesa della Repubblica Romana e si erano allontanati dalla città assieme a Garibaldi per difendere la Repubblica di S. Marco, a Venezia.
Fallite entrambe le esperienze, sedate dai francesi a Roma per ristabilire Pio IX al trono, e dagli austriaci nella città lagunare, si erano trasferiti a Subiaco, dove Francesco aveva diretto una filanda di proprietà di un imprenditore tedesco fino al 1865, anno in cui entrambi avevano deciso di rientrare a Roma con parte dei loro figli.
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LA RIVOLTA - Il 22 ottobre 1867 inizia il tentativo di insurrezione. Nella notte Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti fanno saltare in aria una parte della Caserma Serristori, nel Borgo vicino al Vaticano, causando la morte di 25 Zuavi pontifici e di due civili. L’attentato ha lo scopo di accendere la rivolta. Il piano prevede l’occupazione del Campidoglio, di Castel S. Angelo, della caserma di Piazza Colonna e delle carceri di S. Michele per liberare i detenuti politici ed anche l’occupazione di varie Chiese per suonare le campane e dare il segnale per far entrare in città i Volontari garibaldini, ma la sollevazione popolare fallisce per la scoperta di un deposito di armi da parte delle autorità e viene proclamato in città lo stato d’assedio ed il coprifuoco.
Il giorno successivo fallisce a Villa Glori anche la spedizione guidata dai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli. La sera del 24 ottobre una quarantina di citttadini si riuniscono nel lanificio per organizzare la mobilitazione al momento dell’arrivo dei Volontari di Garibaldi, presenti in quel momento a Monterotondo.
Il 25 ottobre 1867 un reparto di Zuavi pontifici ed alcuni poliziotti giungono sul posto, in seguito ad una probabile delazione, per fare una perquisizione nel lanificio. Antonio Arquati, uno dei figli di Giuditta, 12 anni, di guardia all'edificio, vede arrivare i soldati e gli lancia contro una bomba a mano. Ne nasce uno scontro a fuoco. Dopo un paio di ore, le truppe pontificie riescono ad entrare nel lanificio. Giuditta è ferita più volte. Il marito Francesco ed il figlio Antonio vengono uccisi. Giuditta, incinta, è infine uccisa a colpi di baionetta.
Nello scontro a fuoco muoiono in totale 12 persone ed altre due, ferite, periranno nei giorni seguenti. Altre persone vengono catturate. Tra i soldati pontifici ci sono tre morti ed alcuni feriti.
EPILOGO - Garibaldi alla fine di ottobre, constatando anche il fallimento della rivolta e la mancata insurrezione in città, decide di sciogliere la Legione dei Volontari, molti dei quali hanno nel frattempo disertato in seguito al proclama con il quale il Re Vittorio Emanuele II disapprovava l’azione dell''Eroe dei due mondi'. Il 3 novembre 1867 le truppe papaline e francesi attaccano a Mentana i volontari di Garibaldi e li sconfiggono.
Il 25 ottobre 1877, nel decimo anniversario della strage, una volta che Roma era diventata Capitale del Regno d'Italia, fu inaugurata, in ricordo di Giuditta, una lapide al primo piano della facciata dell’ex lanificio. Nel 1880 il pittore Carlo Ademollo dipinge il quadro ad olio Eccidio della famiglia Arquati, esposto al Museo del Risorgimento di Milano (in copertina). In nome della donna nacque un’associazione, ancora attiva oggi, nelle sue iniziative per la memoria storica e la laicità. L’eccidio al lanificio Ajani e la morte di Giuditta Tavani Arquati sono stati raccontati in un passaggio memorabile del Monsignor Colombo da Priverno, interpretato da uno straordinario Nino Manfredi, del film del 1977 In nome del Papa Re del regista Luigi Magni.