L'addio di Federer | "Ero e sono innamorato del tennis grazie a te"
Pubblicato: Domenica, 25 Settembre 2022 - redazione attualitàMARINO (attualità) - La lettera aperta di Pietro Corso, tennista 22enne, al campione svizzero che ha abbandonato la scena in questi giorni
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Da dove cominciamo? In questi giorni è stato un susseguirsi di parole. Ho letto, tanto, e tante volte ho pensato di scrivere sperando di poter dare il mio contributo alla 'tua' giornata. Pensando alle parole più giuste mi sono reso conto che tutto ciò che era possibile e giusto dire era stato già detto, ma allo stesso tempo trovo necessario dover esternare in qualche modo ciò che ho provato e che provo.
Ti ho osservato tanto, rubando con gli occhi ogni tuo colpo e ogni tuo movimento. Ad un certo punto ho cominciato a pensare che potessi prenderti da esempio per migliorare nel gioco del tennis: sbagliato. Non si può. Ho buttato anni della mia adolescenza nel copiare dei movimenti e delle gesta che non sono copiabili.
Ho preso ad esempio dei colpi e degli impatti che non sono replicabili da una persona normale. L'ho capito dopo anni, pensa che stronzo. Sarà che a volte sei stato proprio tu a farmi credere che ragionassi come una terza categoria scarsa, incagliandoti in soluzioni assurde e complicate persino per te. A Londra, non troppo tempo fa, avevi due match point per spostare le lancette dell'orologio indietro, ancora.
Hai voluto attaccare su uno dei migliori dritti della storia del tennis, scendendo a rete con un colpo, diciamocelo, insufficiente. Ti ricordi? Hai sofferto. Tanto. Io con te.
In sostanza io potrei quasi ritenermi arrabbiato, ed invece ero e sono innamorato di questo sport principalmente grazie a te.
Torno indietro ancora, rivedo un altro match su erba, contro il beniamino di casa. Ti avevano dato per finito, ti avevano fatto il funerale...non era ancora tempo. Arrivo all'Australia, dove per vedere l'ennesima sfida col rivale di sempre il divano era diventato una curva da stadio. 4-3 e 40-40 dopo 3 ore e 27 minuti, giochi dritto e rovescio con i piedi sulla riga di fondo, solo in controbalzo. Ma come è possibile?
Doveva essere l'ultimo no? Invece l'anno dopo mi ritrovo sul divano, da solo, sperduto in un paesino tedesco a guardarti, a rubare ancora qualcosa da te.
Vinci ancora, piangi. Piango anche io.
Da oggi inizia un nuovo capitolo, dove non ci si chiede più "ma quando torna Federer?", "ma come ha fatto a metterla lì?", "ma perché a me il rovescio così non riesce mai?". Sarà difficile abituarcisi, per quanto mi riguarda la scritta 'infortunato' avrebbe potuto figurare accanto al tuo cognome per tutta la mia vita, lo avrei preferito. Non avrei dovuto affrontare questo momento che tanto temevo.
Non avrei avuto quella strana, orrida sensazione in cui tu piangi per aver concluso come volevi, con i tuoi rivali ed amici ed il rispetto che meriti, mentre io da casa mi pento di essere nato troppo tardi ed aver perso i tuoi anni migliori. D'altra parte però penso, che modo di chiudere eh? Chi se lo aspettava così.
Giocando con colui che pensavo fosse solo la tua antitesi, e che invece piange per te, arrabbiato più di te per aver perso un doppio, diciamocelo, dalla valenza relativa. Una cupa sera di maggio di qualche anno fa te l'ho detto con gli occhi, e con un inglese tremolante, mentre firmavi una maglia che ancora oggi non ho avuto il coraggio di togliere dal cellofan. Oggi te lo dico ancora, per l'ultima volta. Grazie, Roger.
Sei valso tanto e mi hai insegnato tanto. Io nel mio piccolo ho provato testardamente ad imparare qualcosa, ammirando un tennis che, oltre a titoli e riconoscimenti, solo tu sei stato in grado di giocare.
di Pietro Corso,
22 anni, Santa Maria delle Mole (Marino),
classifica: 3.5 (best ranking 3.3 nel 2020)