Lazio-Inter: la lezione di Sarri a Inzaghi. Le figurine. Gli "scarti". L'Olimpico
Pubblicato: Sabato, 27 Agosto 2022 - Marco CaroniROMA (calcio) - Nel 3-1 di ieri sera una e mille rivincite. Ed un messaggio ben chiaro
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Alzi la mano chi ieri sera prima delle 20,45 avrebbe scommesso 10 euro sulla vittoria della Lazio. In tutta sincerità. Alzi la mano chi non avrebbe firmato per un pareggio.
Ma il calcio, e la conferma è arrivata puntuale ancora una volta alle 22,55, non è fatto né di figurine né tantomeno di ingaggi. Soprattutto in una partita secca. E l'Inter lo aveva ben capito a sue spese, tanto per dirne una, a primavera a Bologna.
La lezione che Maurizio Sarri ma anche tutti coloro che ieri sono scesi in campo hanno impartito all'Inter - per la seconda volta di fila all'Olimpico (ma come dimenticare il 2-1 ante-pandemia, se pur oggi apparentemente lontano un'eternità) - è esemplare, accademica. Fa giurisprudenza nel calcio.
Valga la pena dare un'occhiata al tabellino dei marcatori nel quale solo per il solito Handanovic manca anche Immobile. Guardiamolo.
Apre il match Felipe Anderson, che fino al momento del gol era stato il peggiore in campo: svogliato, evanescente, nascosto. Poi Milinkovic sventaglia e lui accende lo stadio e se stesso. Felipe Anderson, cavallo di ritorno con sconto "non soddisfatti e parzialmente rimborsati": scarto - se vogliamo vederla così - del West Ham. Non proprio il Liverpool.
Se Lautaro pareggia è un caso. Perché era la prima occasione dell'Inter. Ma poi succede che Sarri fa il Sarri. E quando ti giri in panchina e vedi gente importante, è diverso. Così invece di pensare a contenere la prevedibile fiammata dei nerazzurri (che Provedel smonta su Dumfries), Sarri mette Pedro e Luis Alberto, non propriamente due interditori. Al 75' accade così che lo "scarto" della Roma invece di tentare di rientrare e tirare (quello che invece fa 10 minuti dopo) passa appena fuori all'area allo spagnolo. La botta di Luis Alberto si sente sul serio anche dalla tribuna, il boato secco dell'Olimpico è imperioso.
Luis Alberto, eterno mezzo separato in casa di una Lazio che da mesi ha messo le mani sull'atteso sostituto (Ilic) ma che deve ringraziare ancora una volta - perché era già successo col Bologna - il Siviglia che nonostante un "corteggiamento" lungo anni considera Luis Alberto un "in più". Rinunciabile per loro.
Nell'enorme abbraccio sotto la Nord, mentre lo spagnolo si tocca e bacia l'aquila sul petto, Immobile gli urla "che hai fatto!".
All'85', si diceva. Già, ma un paio di minuti prima l'intero stadio (ospiti a parte) aveva gridato con rara potenza ed efficacia "Avanti Lazio famoje tre gol". Da brividi.
Richiesta peraltro presto esaudita.
Palla filtrante in area per Immobile che rimedia un calcione da un difensore (e si fa anche male): il rigore sarebbe solare, ma il pallone arriva dalle parti di Pedro - lo scarto della Roma - che esattamente dalla stessa posizione di poco prima, rientra e fa secco Handanovic con un tiro a giro bello e vincente.
Il calcio è bello perché può far ancora improvvisamente sognare e godere di certe notti. Poi alla fine si vedrà.
Una cosa è bene però metterla in chiaro. La Lazio, 3 gol a parte, ieri ha avuto almeno altre 4 nitide palle gol che avrebbero potuto far diventare imbarazzante il risultato finale. Che quella di Sarri sia una squadra destinata comunque alla parte alta della classifica si sapeva, ma che il calcio non è fatto solo di figurine ed ingaggi è bene ricordarlo sempre.
Inciso: piace il giro di campo finale della squadra. Piace molto davvero. E piace pensare che anche quando non dovessero esserci notti altrettanto belle, la squadra possa comunque ringraziare a fine gara i propri tifosi.
Un'Olimpico biancoceleste così è comunque già un trionfo. Per tutti.