Elezioni 2022 | Le ultime novità sul voto e i 5 quesiti del referendum di cui si parla troppo poco
Pubblicato: Martedì, 10 Maggio 2022 - Federico SmacchiFRASCATI (politica) – il 12 giugno ai Castelli Romani si voterà a Castel Gandolfo, Nemi, Grottaferrata, Ciampino, Lariano e Lanuvio. Ma ai cittadini saranno sottoposti anche 5 quesiti referendari sulla giustizia sui quali l’informazione fino ad oggi è stata pressoché nulla. Ecco tutto ciò che c’è da sapere
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Manca poco più di un mese all’Election Day del 12 giugno 2022. Mentre ai Castelli Romani – dove si voterà in 6 comuni – le campagne elettorali continuano, alcune più soft altre decisamente più accese, il governo Draghi ha varato un decreto legge che introduce alcune novità valide per le elezioni comunali di quest’anno, anche considerando che le urne saranno comunque aperte in tutta Italia per via dei referendum sulla giustizia: cinque quesiti complicati di cui ancora si è parlato troppo poco.
Andiamo con ordine.
Le votazione avverranno sabato 12 giugno dalle 7:00 alle 23:00, e per gli scrutini verrà data precedenza ai referendum, pertanto solo da lunedì 14 inizierà lo spoglio delle elezioni comunali. La vera novità sta però nel numero di sottoscrittori minimo necessario a presentare una lista, che si riduce di due terzi. Per capirci, in un comune come Grottaferrata dove il numero minimo di sottoscrittori era di 175 firme, per le elezioni 2022 questo numero scende a 59.
Per i comuni più piccoli – fino a 15.000 abitanti – altra novità è il quorum, che scende al 40% degli aventi diritto. Una misura che quindi coinvolgerà le elezioni di Castel Gandolfo, Nemi, Lariano e Lanuvio.
Ma uscendo dai Castelli Romani, dove si voterà anche a Grottaferrata e Ciampino, quello che è rimasto escluso dalla cronache nazionali per questo 12 giugno è il referendum sulla giustizia, di cui si è parlato ancora troppo poco. Ecco i cinque quesiti referendari che verranno sottoposti agli italiani:
INCANDIDABILITÀ DEI POLITICI CONDANNATI
Dal 2013 chi viene condannato per reati gravi – come corruzione, terrorismo, mafia – non può partecipare alle elezioni né del Parlamento europeo né di quello italiano, alle elezioni regionali e comunali, e non può inoltre ricoprire cariche di governo. In caso di politico già eletto, la condanna può comportare la decadenza dell’incarico. Votando Sì a questo quesito referendario si vota per abrogare questa legge, e quindi per rimettere la decisione nelle mani del giudice caso per caso, come avvenuto fino al 2012.
CUSTODIA CAUTELARE
Ad oggi la custodia cautelare in carcere durante il periodo delle indagini viene disposta in caso di “gravi indizi di colpevolezza” e viene motivata dal pericolo che l’indagato possa commettere nuovamente il reato prima che arrivi il giorno del processo. Se dovesse vincere il Sì, questa motivazione non sarebbe più valida per tenere una persona in prigione prima che venga processata.
CONSIGLI GIUDIZIARI
I consigli giudiziari, tra le loro attività, esprimono valutazioni sulla professionalità dei magistrati, e costituiscono un organo ausiliario del Consiglio superiore della magistratura. Sono composti da magistrati, avvocati e professori universitari. Queste ultime due categorie sono però escluse da questo tipo di valutazioni. Se vincesse il Sì quindi, anche avvocati e professori – i cosiddetti componenti “laici” – potranno esprimere il proprio giudizio sull’operato dei magistrati.
PORTE GIREVOLI
Le cosiddette “porte girevoli” sono il meccanismo secondo il quale i magistrati possono passare fino a quattro volte dall’attività di p.m., il pubblico ministero che dirige le indagini, a quella di giudice, che esprime invece decisioni all’interno di una determinata causa. Con la vittoria del Sì, i magistrati dovranno decidere a inizio carriera se fare i p.m. o i giudici, senza poter cambiare.
CORRENTI NEL CSM
Ad oggi un magistrato deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme a sostegno di una sua candidatura all’interno del Consiglio superiore della magistratura. Secondo i promotori del referendum questa possibilità renderebbe il CSM un organo “politicizzato”, con vere e proprie correnti al suo interno alla stregua di un parlamento. Se dovesse vincere il Sì, verrebbe abolita questa norma favorendo, secondo i promotori del referendum, la professionalità del magistrato rispetto alle firme a suo sostegno, spogliando del fattore politico la candidatura.