SOS Laghi e falde dei Castelli Romani. L’Ecoistituto: “Sfruttamento oltre il 110%, è deficit idrico. Comuni disinteressati”

Pubblicato: Mercoledì, 30 Marzo 2022 - redazione attualità

ALBANO LAZIALE (attualità) – L’Ecoistituto mette in luce la situazione ormai critica delle falde idriche del territorio. Cambiamenti climatici, siccità, consumo di suolo e cementificazione alla base del problema. L’appello rivolto anche alle amministrazioni comunali

ilmamilio.it – nota stampa

Dall’Ecoistituto RESEDA onlus riceviamo e pubblichiamo

L’eccessivo consumo delle risorse idriche, dovuto alla popolazione che supera le capacità  ecologiche del territorio, ha gravemente danneggiato le falde idriche, e diminuito di oltre 45 milioni di mc il volume dei due laghi. Queste ci mette in una situazione di incapacità a resistere alla siccità, le falde sono idrogeologicamente isolate e ormai non comunicano più fra loro e per trovare l’acqua bisogna ormai scendere a profondità elevate.

In tutta Italia si fanno sentire le anomalie climatiche indotte dai cambiamenti climatici: in alcune regioni del sud alluvioni e nel resto d’Italia una siccità al di fuori di ogni scala. Anche nei Castelli Romani non piove da mesi, ma qui la situazione si somma allo stato di sovra-sfruttamento delle falde idriche che imperversa da più di 30 anni.

Un territorio ricco di acqua come i Castelli Romani si trova oggi in grave deficit idrico, almeno il 110% fuori dalla sostenibilità. Basterebbe ridurre i consumi del 30%, riparare gli acquedotti e impedire un ulteriore consumo del suolo: la cosiddetta “opzione zero nuovo cemento”.

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A questa e altre soluzioni stanno lavorando i partecipanti del “Contratto per i laghi, i fiumi e le falde dei Castelli Romani”. Progetti come quelli del recupero del patrimonio edilizio, opere di ingegneria naturalistica e di forestazione urbana porterebbero molti più finanziamenti e lavoro di quanto fanno attualmente cemento e strade.

Purtroppo le amministrazioni comunali sono veramente poco sensibili a questi importanti temi. I politici locali non partecipano ai seminari e ai progetti che sono dedicati alla risoluzione di questi problemi e continuano ad autorizzare nuove opere edilizie. Questo metterà sempre più in pericolo qualsiasi attività produttiva e agricola del territorio, le attività turistiche e quelle artigianali. Ormai anche le foreste risentono della mancanza di acqua nelle falde superficiali ormai non più alimentate dalle falde profonde.

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Non solo gli ecosistemi lacustri sono stati danneggiati, creando squilibri ecologici difficilmente riparabili, ma anche ecosistemi di importanza comunitaria come l’area del Cerquone/Doganella, le sorgenti del Monte Artemisio,  Fontan Tempesta. Gli importanti torrenti, che nascevano dal vulcano laziale e che alimentavano i fiumi che scendevano verso Roma e il mare, sono ora solo pieni di rifiuti.MAMILIO telegram1

Ci vogliono politici competenti e che abbiano interesse ad azioni concrete verso la sostenibilità, non solo alle sagre paesane e al cemento. Invitiamo tutti i cittadini dei Castelli Romani a fare pressione verso il mondo della politica perché inizi a occuparsi seriamente di questo problema, non basta aspettare la pioggia.

EcoIstituto RESEDA onlus

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