Carlo Catarci, il “coltivatore” di pesci del Lago di Nemi

Pubblicato: Mercoledì, 12 Gennaio 2022 - Giulia Bertotto

NEMI (attualità) - Un vero patrimonio di sapienza e tecnica appresa dal nonno Rocco e dal padre Ovidio

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Ilmamilio.it intervista Carlo Catarci, che gestisce la pescicoltura presso del Lago di Nemi già da diverse generazioni, un vero patrimonio di sapienza e tecnica appresa dal nonno Rocco e dal padre Ovidio.

Ciò che fate è una pratica in strettissima sinergia con il Lago, possiamo parlare di una vera arte ittica. Ci spiega in cosa consiste?

“Mi definisco contadino del lago di Nemi, perché il nostro modo di rapportarci a questo ecosistema è quello di un coltivatore ittico. La mia famiglia si dedica a questa attività da circa un secolo, per noi dunque non è solo un'attività professionale ma anche una tradizione di famiglia in comunione con la fauna e la flora di Nemi. Parliamo infatti di una vera e propria cultura del pesce intorno a questo habitat. Il nostro lavoro consiste nel seminare nel lago pesci appena nati o ai primi stadi di crescita, poi aspettiamo che crescano naturalmente senza mangimi, in modo spontaneo, fino al momento della cattura. Prevalentemente seminiamo il coregone, il pesce più pregiato delle acque interne italiane.Farmacia Pratone1 grottaferrata ilmamilio

Il coregone si ciba del plancton che abita nel lago, quindi quando raggiunge la taglia commerciale lo ripeschiamo con le reti per venderlo ai ristoranti o al mercato coperto di Genzano. Proprio nel mese di gennaio cade il periodo della riproduzione del coregone. Le femmine vengono a riva e depongono le uova, io le pesco ed eseguo la fecondazione artificiale, ossia nelle femmine faccio quella che si chiama spremitura delle uova e le fecondo con i semi maschili; a quel punto le uova fecondate vengono messe in appositi contenitori. La fecondazione viene fatta direttamente in barca e di notte perché è di notte che le femmine depongono le uova a riva. Non importa che nevichi o quanto freddo faccia, noi dobbiamo adattarci ai cicli vitali della specie.vivace3 banner ilmamilio

Per 40-45 giorni le uova vengono tenute sempre in movimento per mantenere alti i livelli di ossigeno, al termine di essi nascono gli avannotti e dopo aver riassorbito il loro sacco vitellino -riserva di cibo di cui li dota la natura- vengono messi in libertà nel lago dove trovano il plancton. Dopo circa due anni raggiunge la taglia commerciale”.

E' importante tramandare questa attività anche alle future generazioni.

“Il lago di Nemi è un lago vulcanico come il suo gemello grande, il lago di Castel Gandolfo. Era alimentato dalle sorgenti limitrofe ma la falda si è impoverita e i livelli dei laghi sono scesi di diversi metri. Per rispettare il lago bisognerebbe interferire il meno possibile con i suoi equilibri. Ci vorrebbe dunque un'educazione profonda al rispetto della natura di cui facciamo parte. Al momento ce ne occupiamo io e mio figlio che ha 24 anni e sta imparando questa pratica, spero infatti di tramandargliela, magari conciliandola con lo studio.colline centrosportivo2 frascati ilmamilio

Ricordiamoci quello che successe nel 1975 quando l'habitat collassò, morì tutto il pesce a causa degli scarichi di alcuni comuni. Si era consumato tutto l'ossigeno, per la nostra famiglia fu un dramma. Oggi parleremmo di disastro ambientale. C'è uno stretto rapporto di dipendenza tra il lago e i comuni dei Castelli Romani, come tra gli esseri umani e il nostro pianeta terra”.

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