Accorpamento parrocchie Grottaferrata, la riflessione di alcuni fedeli: “Serve spinta a fare di più”

Pubblicato: Martedì, 07 Settembre 2021 - Redazione attualità

spiox grottaferrata ilmamilioGROTTAFERRATA (attualità) - Si anima ulteriormente il dibattito riguardante l'accorpamento delle parrocchie

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Riceviamo da Carlo Perfetto e gli amici del Centro Ascolto Parrocchiale Carlo D’Alessandro, Graziella Branca, Mariuccia Gratton, Paola Landi, Teresa Minardi, Caterina Molinari, Tonino Vicari e pubblichiamo.

“Alcune riflessioni sul documento del Vescovo “Le unità pastorali” prodotto a seguito della decisione di accorpare parrocchie e trasferire parroci e del dibattito che ne è seguito su ilmamilio.it.

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parcoUlivi pubb3 ilmamilioChe ci sia un’oggettiva crisi della parrocchia come struttura primaria dell’espressione della fede, lo ha riconosciuto anche la Congregazione per il Clero che circa un anno fa ha pubblicato un interessante documento “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” dove si fanno affermazioni che vanno ben al di là della mancanza di sacerdoti, come dice anche il vescovo, per investire la qualità dell’azione prodotta da quella realtà. Più che alla suddivisione territoriale ed amministrativa, si fa riferimento al territorio esistenziale dove, è detto, “si gioca tutta la sfida della Chiesa”(p.13). In altre parole le unità pastorali dovrebbero diventare uno spazio, non solo geografico, ma spirituale che raccolga le tensioni umane trasformandole in un rinnovato annuncio evangelico.  sbardella banner ilmamilioEd è questa la sfida: sapranno le unità pastorali superare i limiti ed anche i difetti delle parrocchie? saranno capaci di quella creatività necessaria perché la Parola torni vicina agli uomini di questo tempo? e i sacerdoti, con il vescovo, avranno capacità e volontà di mettersi in discussione perché quel percorso sinodale cominci? I laici sapranno assumersi la responsabilità di una fede adulta che li coinvolga nella pastoralità facendone soggetti attivi e partecipi delle decisioni? Si avrà il coraggio e la franchezza di dire le cose come stanno e perché sono così? Ed infine, dopo anni di allontanamenti e personali sofferenze, si riuscirà a ricostruire quella fiducia reciproca che guardi al bene comune della Chiesa più che rimarcare divisioni e riaffermare il primato dell’obbedienza? In quel documento della Congregazione per il Clero, è detto senza mezzi termini “(…) la mera ripetizione di attività senza incidenza nella vita delle persone concrete, rimane uno sterile tentativo di sopravvivenza, spesso accolto dallindifferenza generale.”(§17 p.14). Parole dure che ci mettono difronte allo stato attuale dell’essere Chiesa nelle parrocchie, in cui sacerdoti e laici partecipano, sembra perlopiù assuefatti e stancamente, al rito domenicale della messa senza alcuna spinta evangelizzatrice e voglia di fare di più. E le poche iniziative che vi si prendono corrono il rischio dell’autorefenzialità e della sclerotica ripetitività in quanto prive di un confronto reale con le problematiche umane della società. Quando mai in questa diocesi si è discusso seriamente e con profondità come Popolo di Dio, clero e laici, dell’abbandono della vita religiosa da parte dei giovani, immediatamente dopo la prima comunione e la cresima? della catechesi familiare che includa quella sacramentale dei figli? della crisi delle vocazioni sacerdotali e più in generale del sacerdozio, del celibato sacerdotale, del ruolo delle donne nella chiesa e del loro diaconato, dei viri probati, della formazione dei sacerdoti? della celebrazione eucaristica espressione della comunità dei fedeli che concorrono a realizzarla? del vissuto del comandamento della carità, per il quale tre anni fa fu fatta la proposta, finora disattesa, di un sinodo diocesano come se nel Vangelo non fosse scritto “Vi do un nuovo comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”? Ed in rapporto con quanto accade nella società, quale pastorale è stata avanzata, quali iniziative sono state prese, sulle tematiche dell’immigrazione, della povertà, dell’ambiente, della guerra che entra nelle nostre case, ma assai poco o nulla nelle nostre chiese?gottodoro mamilio

La valorizzazione del laicato è una risorsa per la Chiesa uscita dal Concilio, vi si dovrebbe dedicare più cura perché i laici non siano più considerati gregge da istruire, ma portatori di una ricchezza maturata nella catechesi, nell’ascolto, nella vita familiare e sociale, e soprattutto nella lettura comune del Vangelo, da mettere a servizio dell’intera comunità. Ad essi e a tutti gli uomini di buona volontà si rivolgono le due ultime encicliche papali Laudato Sì e Fratelli Tutti che in questa diocesi non hanno dato vita ad alcuna pastorale. Ci vuole, infatti, ben altro che citare le parole del papa per dire di condividerne l’evangelizzazione!

Il Papa ha indicato da anni alla Chiesa italiana nel suo complesso, alle diocesi e alle singole parrocchie un percorso sinodale. Bene fa il vescovo a ricordarcelo; ma per evitare che le parole restino solo citazione, occorre dirle dopo che i fatti le hanno dimostrate. Tutta la vicenda dell’accorpamento delle parrocchie di Grottaferrata e il trasferimento dei sacerdoti ad altri incarichi non è stata gestita in modo sinodale, anzi, delle comunità parrocchiali non si è affatto tenuto conto. Forse perché si è convinti che non contino o non debbano contare, come è già accaduto nel passato in occasioni simili? Il vescovo può avviare un cammino sinodale nella diocesi prendendo spunto da questo evento, partendo proprio dalla constatazione delle difficoltà oggettive emerse nella vita spirituale delle parrocchie interessate e trasformarle nell’occasione per un suo rinnovamento generale di tutta la Chiesa diocesana. Ma se per un verso siamo fiduciosi che si possa avviare un cammino sinodale, siamo, tuttavia, fortemente preoccupati che le sincere spinte al rinnovamento possano essere fatte naufragare nelle sabbie mobili, assai mobili!, del clericalismo secondo il principio gattopardesco del “cambiare tutto per non cambiare nulla”! Ma se ci facciamo guidare tutti dal discernimento, vigile ed attento, allora non ci sarà spazio per furbizie e scelte settarie e discriminanti.

Quindi, nel mentre ci mettiamo in attesa che il vescovo e il clero decidano al più presto (visto che per la fine del prossimo anno è convocato un Sinodo dei Vescovi proprio sulla sinodalità!) i laici sensibili a questa nuova prospettiva ecclesiale è bene che s’incontrino e maturino orientamenti e scelte. Su quanto suggerisce Valentino Marcon diamo vita ad un foglio COMUNITÀ  online di informazioni e di riflessioni sulla Chiesa tuscolana, aperto al contributo di chiunque si senta parte di questo cammino sinodale.freeTime giugno2021

Vogliamo in fine, ma non per questo meno importante, che la Parola di Dio sia il vero nutrimento spirituale al quale non rinunciare. Lo dice bene il documento che abbiamo citato “Percorrendo gli Atti degli Apostoli, ci si rende conto del protagonismo della Parola di Dio, potenza interiore che opera la conversione dei cuori. Essa è il cibo che alimenta i discepoli del Signore e li fa testimoni del Vangelo nelle diverse condizioni di vita. La Scrittura contiene una forza profetica che la rende sempre viva. vivace4 banner ilmamilioOccorre, quindi, che la parrocchia educhi alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio attraverso proposte diversificate di annuncio, assumendo forme comunicative limpide e comprensibili, che raccontino il Signore Gesù secondo la testimonianza sempre nuova del kerigma.” (§ 21 pp.15-16). Il Papa continuamente ci invita a leggere il Vangelo! Un gruppo di laici, e speriamo che c’è ne siano altri, ogni giovedì si riunisce per leggere e riflettere insieme sulle letture ed in particolare sul Vangelo della domenica successiva. ferri elezioni ilmamilioVi abbiamo trovato una ricchezza di osservazioni, riflessioni, spunti per la spiritualità di ciascuno, inimmaginabile, che poche omelie domenicali ci hanno restituito. Quegli incontri hanno anche dato vita ad un’amicizia fraterna che insieme riversiamo nelle attività del centro di ascolto parrocchiale. Siamo cresciuti a quegli incontri anche perché ci siamo attenuti a quattro semplici regole, ma efficaci: ognuno dei partecipanti è libero di dire quello che crede e ciò che il testo gli suggerisce; il tempo degli interventi è uguale per tutti; non sono ammessi dibatti perché ognuno è portatore della verità che gli detta lo Spirito e nessuno va convinto della bontà di una tesi; non ci sono conclusioni da trarre perché ci si arricchisce come si vuole da ciò che si ascolta. E Lui ci ha detto "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20)”.

 

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