Frittura di pesce, i SEGRETI su come farla

Pubblicato: Domenica, 16 Agosto 2020 - Francesco Garbo

ROMA (attualità) - La storia del fritto si perde nei meandri dei secoli; già all’epoca degli egiziani c’era l’usanza di friggere, così come nel Medioevo dove si usava il grasso animale e non vegetale come al giorno d’oggi

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Sappiamo tutti che al fascino di una frittura croccante e ben dorata in pochi sanno resistere, d’altronde si sa che fritto è buono tutto, ma come abbiamo iniziato a friggere e perché?

La storia del fritto si perde nei meandri dei secoli; già all’epoca degli egiziani c’era l’usanza di friggere, così come nel Medioevo dove si usava il grasso animale e non vegetale come al giorno d’oggi. Torniamo indietro nel tempo fino ai romani, sempre fonte di informazioni utili.

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La croccantezza che oggi amiamo molto non era così ben vista dagli antichi romani, l’olio d’oliva aveva tutt’altro uso da quello alimentare. Veniva usato per i massaggi dai soldati, per l’illuminazione e per la cosmesi; questo perché come ci conferma anche Plinio, l’olio d’oliva aveva un sapore acre e tendeva a rovinarsi molto facilmente.

Bisogna aspettare il Medioevo prima ed il Rinascimento poi, per un utilizzo più diffuso del fritto (sempre con grassi animali).

La tradizione del fritto nell’Italia più moderna invece è strettamente legata al ceto basso, basti pensare alla Napoli del post guerra: essendo i forni a legna accessibili solo dai ceti più alti, le massaie dei ceti più bassi la pizza la friggevano.

Così come a Napoli anche a Roma con i supplì (secondo qualche storia una storpiatura del francese “surprise”) e con i bignè fritti di san Giuseppe.

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Insomma ora che ne conosciamo le origini il fritto sarà ancor più buono e oggi prepariamo quello di pesce!

Fritto di Calamari

* Calamari

  • Farina 00
  • Farina di semola
  • Farina di riso 
  • Olio evo

Pulisci per bene i calamari e tagliali a rondelle, riponili in frigo in modo che siano ben freddi al momento della frittura e che lo shock termico provochi maggior croccantezza.

Per un’ottima frittura io uso questo tris di farine ben miscelate in quanto ognuna di esse ha la sua caratteristica ( quella di semola dona croccantezza, quella di riso asciuga la frittura)

Non ti rimane che mettere l’olio in un tegame alto ed aspettare che prenda la temperatura ( immergi una piccola parte del tentacolo per verificare che l’olio sia pronto) 

Quindi tuffa gli anelli di calamaro nella farina e abbi cura di farla aderire per bene, passa al setaccio i calamari per rimuovere l’eccesso di farina ed immergili nell’olio bollente.

Gira di tanto in tanto finché non vedi che prendono un colore ben dorato, scolali su della carta paglia o scottex assorbente e servili con del limone a spicchi.

La frittura è servita!