Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Valle Marciana a Campovecchio tra tombe, tracciati e cisterne
Pubblicato: Domenica, 20 Ottobre 2019 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – La quarta puntata del nostro approfondimento
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Nel nostro lungo approfondimento della Carta Archeologica comunale di Grottaferrata, redatta nel 1999 (e aggiornata nel 2007) dall'archeologo Franco Arietti, ci addentriamo nell’ambito territoriale di Campovecchio con l'interessamento di alcune aree limitrofe.
Un territorio sorprendente, che ci ha lasciato dietro di sé molti reperti e testimonianze: tracciati, tombe di età romana. cisterne, forse dimore.
Un tracciato stradale antico che univa Valle Marciana all’area di Colle Formagrotta, risalente la dorsale di Campovecchio, è stato ad esempio identificato con certezza. Della strada si dispongono notizie che risalgono all’800, dal momento che un certo D’Ottavi informò l'archeologo Stevenson della presenza di un tratto basolato che si dirigeva verso la stessa Valle Marciana. Venti anni fa, alcuni lavori per la messa in opera di cavi, misero in luce un tratto di strada lungo una decina di metri, come si desume dalla documentazione fotografica della Soprintendenza archeologica per il Lazio. Più a monte, lungo il viale sterrato che in origine introduceva dal portale d’ingresso principale alla Villa Gioacchini, a circa 100 metri dal cancello, giacevano riversi, ad intervalli di pochi metri di distanza, numerosi gruppi di basoli ammonticchiati a lato della strada. Sul lato settentrionale del viale, nei punti in cui è stato possibile effettuare una ricognizione superficiale laddove si evidenziavano alcune radure pianeggianti e prive di arbusti, si è notata in più parti una concentrazione di materiale vagamente riconducibile all’età romana e costituito in larga misura da frammenti di laterizi misti a ceramica di incerta attribuzione.
Si è supposto inoltre che esista in questa zona un rapporto tra strada e un acquedotto che allo stato attuale non è del tutto chiara. Nel caso si tratti dell’acquedotto della Giulia, avremmo a che fare con un’opera pubblica.
Sempre nella zona di Campovecchio una piccola conserva d’acqua, consistente in un manufatto ad una sola navata, è stata inglobata in un edificio, forse in origine di carattere rurale. Un’apertura praticata all’epoca lungo una parete conduceva forse ad altri ambienti, forse sfruttando la presenza di un cunicolo. All’esterno, quasi sotto la strada, si osservava un altro ambiente voltato, forse in relazione con la cisterna.
I resti di un edificio di età romana sono stati segnalati nell'area da Thomas Ashby, che li posizionava sul declivio occidentale del colle. La morfologia del sito evidenziava da un lato una serie di terrazzamenti e dall'altro l'assenza di un'area pianeggiante sulla sommità. Delle strutture disponiamo solo di una breve descrizione dell'Ashby stesso, il quale menziona "tre archi di m. 0.75 profondi m. 0.90 separati da pilastri larghi m. 1.04, forse nell’insieme formanti un muro divisorio di due camere relative ad una piccola cisterna”. Nella descrizione fu anche notato “un pavimento a mosaico in bianco e nero ed un muro sostruttivo con paramento in opera incerta” .
A pochi metri dall’incrocio tra via Sant’Anna e la via che collega Colle Formagrotta con Montedoro, in direzione nord ovest, Thomas Ashby vide affiorare alcune strutture antiche che rappresentò sulla sua carta mettendole in rapporto con la moderna strada. Considerando che in questo tratto è possibile che la strada antica coincidesse più o meno con quella moderna, le antiche strutture potrebbero capitare sia sotto il manto stradale che all’interno delle proprietà limitrofe. Pertanto la loro posizione sulla Carta archeologica va intesa con approssimazione, dal momento che anche un sopralluogo non ha rivelato alcuna presenza in superficie delle strutture viste da Ashby.
Sempre nella zona di Campovecchio-Villa Gioacchini fu rilevato la presenza di un gruppo di tombe (forse di età romana), di cui però nulla sappiamo. L’ubicazione deve ritenersi presunta, essendo stata stabilita in base alle scarse notizie riportate dal codice Stevenson. Sempre a Campovecchio, in una zona agricola privata, fu rinvenuta la presenza di un altro gruppo di tombe.
La presenza di una presunta “cisterna” circolare a nord ovest delle sostruzioni della villa romana di Campovecchio venne segnalata invece da P. Rosa nella sua Carta archeologica del Lazio (1850 - 1870) e successivamente dall’Ashby, il quale non fornì altre indicazioni in merito alla cisterna stessa se non il fatto che essa venne ricoperta di terra dai vignaioli in sua presenza. In merito alla grandezza ed alla posizione del manufatto, è possibile che esso sia stato allineato in asse al “ninfeo”, così come appare documentato dal Rosa. Infine, in merito alla sua grandezza, a giudicare dalle proporzioni osservate all'epoca, si dovrebbe pensare ad un “bacino” o “vasca” (più che ad una cisterna).
La presenza di un antico tracciato stradale che dovrebbe ricalcare grosso modo la moderna strada di Campovecchio è stata di recente ipotizzata (Quilici – Quilici Gigli 1984), infine, unicamente sulla base di considerazioni topografiche. Questa strada, che dovrebbe staccarsi ad occidente dall'arteria che porta a Campovecchio, dovrebbe mettere in comunicazione varie pertinenze documentate attorno alla villa. Tra Via S.Anna e Via degli scozzesi si fece riferimento alla confluenza di due tracciati stradali su cui vengono ubicate alcune sepolture, delle quali però non si hanno notizie certe.
(Nella mappa: pianta con indicazione di presenza di tombe, sotto la scheda numero 84)
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