GROTTAFERRATA (attualità) - Intervista con l'ex sindaco e consigliere provinciale. Tra passato, presente e futuro

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Nicola Liberati, lei è stato l’unico politico locale a superare il ‘confine’: è stato sindaco e consigliere provinciale in un’epoca in cui i voti si dovevano rastrellare uno per uno. Secondo lei per quale motivo la classe politica di Grottaferrata, in tanti anni, a differenza di altre realtà limitrofe, non è mai andata oltre il suo risultato personale?

“Grottaferrata è un territorio particolare che ha pagato la sua nomea di luogo a carattere fortemente residenziale. E’ stata vista sempre come una città con un ruolo marginale, un posto abitato da benestanti. In realtà le potenzialità ci sono state e la città ha avuto personalità che avrebbero potuto fare il cosiddetto ‘salto’ in un agone politico più importante di quello locale. Non è accaduto perché non c’è stato il sostegno adeguato, la voglia di essere protagonisti davvero. Diciamo che a molti è stata bene la dimensione che c’era. Questa mentalità è rimasta nel tempo, e in un tempo come questo, in cui la crisi della politica è acuta con un distacco forte tra elettore ed eletto, questa realtà è ancora più netta. La mia elezione fu frutto di un accordo e della stima del partito in cui militavo: la Democrazia Cristiana. Po ero sindaco in carica e questo mi aiutò. All’epoca le progettualità sulle candidature, se collegiali, erano molto forti e spesso si arrivava ad un risultato che però, si badi bene, era lo sforzo di tanti militanti, dirigenti, amici. Era un clima completamente diverso. Oggi ognuno sembra un po' tirare per conto suo”

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Esiste anche un problema di ricambio generazionale che avviene sempre con grande fatica durante i decenni?

“Io ho fatto parte di un’altra Repubblica: quella dei partiti radicati nel territorio, dove esisteva il filtro, la militanza della classe dirigente. Oggi vediamo dei ragazzi che tentano la sortita per protagonismo individuale, ma spesso non c’è un progetto dietro. Solo voti. Ma assieme ai voti ci devono essere le idee. Altrimenti non si va lontano. Ad ogni elezione a Grottaferrata sbuca qualche faccia nuova, ma spesso di perde in autorefenzialità o mancanza di iniziativa e di coraggio. Molti giovani si sono bruciati così. O anche perché non sanno giocare di squadra. E per noi delle vecchie generazioni questo era un presupposto fondamentale anche nelle divisioni di corrente”

Lei è stato sindaco in un periodo storico in cui la politica contava molto nelle piccole comunità. Ogni partito aveva la sua sede, esisteva la militanza e la città veniva spesso coinvolta nelle decisioni. Si dibatteva su tutto. Oggi la quotidianità è diventata fluida, autoreferenziale e dispersiva. Dipende anche da questo, secondo lei, la distanza tra eletti ed elettori che stiamo vivendo in modo così radicale?

“Si, dipende dalla mancanza di coinvolgimento e partecipazione. Non c’è ombra di dubbio. Viviamo una società profondamente diversa. Non è possibile fare paragoni con ‘ i miei tempi’, diciamo così. Lo scollamento poi è inevitabile quando alle promesse non si realizzano i fatti. Troppe amministrazioni hanno promesso cambiamenti epocali che non sono stati portati a termine o neanche iniziati Anzi, i problemi di Grottaferrata sono tutti lì da anni e nessun sindaco, specie negli ultimi venti anni, ha dato una svolta all’economia e alla socialità di questa città. Anzi, mi pare che il quadro sia decisamente peggiorato”.

Ci può raccontare alcuni aneddoti della sua esperienza di sindaco? Alcuni affermano che durante la Giunta Liberati Grottaferrata ha conosciuto uno dei pochi periodi storici in cui l’espansione edilizia fu limitata. L’’urbicidio’, per usare un termine alternativo, è avvenuto dopo. Perché ai suoi tempi si tendeva a mantenere il paese così com’era?

“Sicuramente era una comunità diversa da quella attuale. La città si è trasformata ed è difficile fare paragoni. All’epoca i cittadini vivevano il paese tutta la giornata, c’era l’incontro in piazza, per le vie, nelle sedi di partito, nei bar, nelle trattorie, nei locali. Le relazioni sociali erano molteplici. Così si tendeva a mantenere quella socialità, quella vita di provincia attiva e vitale senza trasformare il territorio. Il caos è accaduto dopo, ma è stato generale in tutti i Castelli romani. Grottaferrata è uno dei paesi che ha avuto più espansione, anche per i ritardi colpevoli accumulati sul rinnovamento di un piano regolatore vecchio che ha dato risultati disastrosi in alcuni quartieri. Penso ad esempio a Pratone, dove si devono alzare un’ora prima per uscire addirittura dal quartiere. Incredibile. Quanto agli aneddoti ce ne sono molti, ma ne ricordo due con grande affetto: la visita di Papa Giovanni Paolo II a Grottaferrata e la prima pietra del Liceo Touschek, situazione che noi risolvemmo dopo un iter che si era complicato. Oggi quel Liceo è una risorsa della città e ne sono orgoglioso. ”

Senta Liberati, lei è stato per una vita legato alla Democrazia Cristiana: Quale era lo spirito che animava la sua passione? Quali erano i sui riferimenti politici e culturali?

“La passione per il pensiero politico, economico e sociale dei cattolici. Erano valori che ci animavano a alimentavano quotidianamente, sin da giovani. Abbiamo creduto profondamente che l’Italia si potesse cambiare e sviluppare attraverso questi ideali. E per decenni lo abbiamo fatto, portando l’Italia tra i paesi più industrializzati del mondo. Ancora oggi, nonostante sia tutto cambiato, credo che questa sia la linea da seguire e interpretare con i tempi che cambiano”

Ultima domanda sull’attualità: secondo lei chi vincerà le prossime amministrative e cosa si augura per il futuro della città.

Ovviamente spero che vinca il centrosinistra con il candidato sindaco Mirko Di Bernardo, un giovane preparato e pieno di entusiasmo. Se la coalizione farà il suo dovere, le possibilità di vincere sono alte. Siamo l’unica alternativa rispetto all’ex sindaco, che riprova la sortita dopo la fine anticipata della sua Giunta, e a un centrodestra imposto dai vertici provinciali a Roma. Noi abbiamo fatto un percorso dal basso, molto interessante e aperto. Abbiamo dimostrato subito il senso di partecipazione che ci anima. Quanto al sottoscritto, la nascita di Italia Viva ha suscitato in me emozioni che non provavo da anni. Tutti conoscono la mia moderazione e la mia idea di fare politica. Ci presenteremo alle elezioni con una nostra lista composta da uomini e donne volenterose e con ampie competenze. Dopo tanto tempo, ho ritrovato finalmente un entusiasmo che pensavo ormai perduto. La sorpresa più grande è stato vedere molto giovani, tutti interessati dalla proposta di Matteo Renzi, il quale, evidentemente, intercetta anche il pensiero delle nuove generazioni su come cambiare l’Italia e toglierla dalle mani delle forze politiche che governando stanno dimostrando di non pensare al futuro ma solo ad una visione corta, anzi cortissima, e senza soluzioni, dei problemi nazionali”.

Italia Viva ha finalmente dato voce ai riformisti e ai moderati di questa nazione che in questi anni sono rimasti in disparte, non hanno votato, oppure lo hanno fatto preferendo scelte alternative in mancanza di altro. Renzi adesso ha colmato un vuoto di cui si avvertiva il penso e la sostanza nella vita politica sociale e civile di questa nazione. Il suo appello è giusto e corretto: esiste tutto un enorme bacino elettorale che oggi siede altrove, ma che con Italia Viva, e coloro che accetteranno la sua sfida, possono finalmente trovare le condizioni ideali, il momento della sintesi a lungo cercato”.

 

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