I Castelli Romani, dall’Est Europa all’Africa: 30 anni di integrazione reale. Ma ora il clima è cambiato. La protesta nei social

Pubblicato: Martedì, 28 Agosto 2018 - Fabrizio Giusti

CASTELLI ROMANI (attualità) – Da molti anni il territorio ospita migranti economici e rifugiati politici. Una storia senza particolari problemi di conflitto, dove tutto è accaduto senza progetti istituzionali

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I Migranti della ‘Diciotti’ saranno dunque portati nella struttura di ‘Mondo Migliore’, a Rocca di Papa. I Castelli Romani restano un territorio di riferimento per l’accoglienza. Polacchi, albanesi, romeni, bulgari, moldavi, macedoni, senegalesi, somali, marocchini, egiziani, peruviani, boliviani. L’elenco potrebbe essere anche più lungo. Da almeno un trentennio le colline a Sud di Roma assorbono persone di nazionalità diversa. Se ne parla poco, ma qui il modello di ‘integrazione’ ha retto (in qualche caso anche funzionato) meglio che altrove. Anche quando l’ondata proveniente dall’est si è esaurita ed è cominciata quella africana, con la realizzazione di Cas, progetti Sprar e Hub, la condizione generale è rimasta la medesima senza particolari tensioni sociali.

‘Mondo Migliore’, dalla sua apertura, oltre due anni fa, ha visto passare decine di migliaia di uomini, donne e bambini. Le proteste si sono limitate solo a qualche banchetto elettorale dei partiti di centrodestra all’inizio dell’esperienza e ad alcuni episodi che hanno fatto discutere la popolazione locale sopratutto in rete, ma senza che i disagi siano sfociati in manifestazioni o proteste davanti al centro. Detto dei disagi denunciati da alcuni residenti della zona di Via dei Laghi e un paio di blocchi stradali da parte dei richiedenti asilo, solo l’ultimo caso, quello di questa estate - quello del ragazzo sorpreso a girovagare nudo per la rotonda di Squarciarelli e poi accusato di tentato stupro di una donna a Roma -  ha suscitato una grande curiosità mediatica e una forte ondata di critiche all'interno delle comunità e da parte di movimenti come Lega, CasaPound e Fratelli d'Italia.

I FIGLI DEGLI IMMIGRATI DI IERI, CITTADINI DI OGGI - Molti paesi dei Castelli Romani (quelle con dei prezzi sulle case più accessibili) conoscono bene la realtà dei fenomeni migratori. All’inizio non è stato mai facile e l’iniziale repulsione nei confronti dei cittadini dell’est Europa che si stabilivano in questi luoghi, ad esempio, non era diversa da quella che oggi vediamo nei confronti dei migranti del Mediterraneo. Ma i risultati di quella lenta e graduale convivenza sono però oggi nelle aule scolastiche. Centinaia di bambini, figli di famiglie immigrate negli anni ottanta o novanta, popolano le classi di ogni cittadina castellana. E’ il caso, questo, di quell’integrazione che non ha neanche bisogno di essere studiata. E’ un fatto oramai conclamato.

Un esempio: gli stranieri residenti a Rocca di Papa, comune finito al centro delle cronache nazionali per quanto annunciato dalla Santa Sede, al 1° gennaio 2018 sono 1.885 residenti e rappresentano l'11,0% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 51,0% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Repubblica Moldova (7,5%) e dalla Polonia (5,2%). Spostandosi più in là, per mettere nel conto un altro dato, a Monte Compatri gli stranieri residenti sono 1.532 e rappresentano ben il 12,6% della popolazione locale. Percorsi che hanno avuto un lento grado di maturazione, ma sono accaduti. Con numeri più ampi di quelli ufficiali.

Va sottolineato che questo processo di natura sociale è accaduto senza una programmazione ben specifica. I Comuni hanno subito la novità senza incontrarsi per sviluppare politiche mirate. E’ quindi ancora più interessante ciò che accaduto. Merito di un tessuto sociale che ha accettato i cambiamenti della storia e delle comunità senza scontri o conflitti, ma semplicemente constatando quello che accadeva nella consapevolezza di non poter fare altro che andare d’accordo con il ‘forestiero’ di turno al fine di convivere tutti nella medesima quotidianità.

ORA MONTA LA PROTESTA. I SOCIAL VIATICO DELLA RABBIA - Recentemente però il clima è decisamente cambiato. La percezione del fenomeno si è fatta molto più lacerante, anche a causa di un effettivo sbarco continuo di migranti economici e rifugiati che ha portato centinaia di migliaia di persone in transito sulle nostre coste. La contestazione è montata a dei livelli tali che attualmente, con gli sbarchi diminuiti dell'84% dalla 'cura' Minniti in poi, la rabbia e la protesta non accennano a diminuire. Il concetto di 'invasione' si è fatto strada, con tutte le conseguenze politiche e sociali a cui assistiamo quotidianamente. Lo si nota dai commenti, quasi tutti critici ed in qualche caso decisamente xenofobi, sulla scelta del Vaticano di portare i migranti della ‘Diciotti’ in una struttura gestita a Rocca di Papa. Si è rotto evidentemente qualcosa nella lunga storia di condivisione di queste terre. E’ una riflessione da porsi, al fine di conoscere meglio il fenomeno, affrontare meglio il presente e sopratutto il futuro che sarà sempre più multietnico.

L’augurio è che la politica locale determini il tema con più attenzione e serietà. Perché al di là delle dichiarazioni di facciata, delle polemiche o degli scontri social, le iniziative sono state fino ad oggi ben poche. E quando si tratta di costruire una società reale, fatta di persone e non di click o parole gettate da una tastiera, il discorso è ben diverso.

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