14 agosto 1962: cade l’ultimo diaframma del traforo del Monte Bianco. Quel brindisi tra operai francesi e italiani

Pubblicato: Martedì, 14 Agosto 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Un'opera che simboleggiò l'Europa moderna. Con ben altro entusiasmo rispetto ad oggi

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Il 14 agosto del 1962 segna la conclusione di un evento storico: cade infatti l’ultimo strato di roccia che divideva la parte italiana da quella francese del Traforo del Monte Bianco, opera strategica pensata per unire un pezzo importante d’Europa con un tunnel autostradale che collegasse Courmayeur, in Valle d'Aosta, a Chamonix, nel dipartimento francese dell'Alta Savoia.  Due comunità che avevano (ed hanno) in comune legami socio-linguistici ed economici.

La scommessa di poter oltrepassare la montagna in una manciata di minuti, in quel giorno di inizio anni sessanta, fu vinta grazie all'impegno ed al sacrificio di migliaia di persone. Non senza scrivere pagine purtroppo drammatiche. Furono diciassette gli operai, purtroppo, che nel compiere l’impresa persero la vita nei lavori di costruzione del tunnel.

L’evento fu considerato di portata epocale e simbolica. Solo diciassette anni prima l’Italia si presentava agli occhi della comunità  internazionale come una nazione devastata dalla guerra, divisa, senza infrastrutture industriali, senza ponti. Eppure già nel 1946 era partita la progettazione del tunnel e l’inizio dei lavori a cui i francesi aderirono tre anni dopo. Nel 1953 si era dato il via all’opera che in un decennio consentì un collegamento fra due nazioni che si erano ritrovate finalmente amiche. Un passaggio adatto ai nuovi automezzi di massa, alla dinamicità dei nuovi mercati, alle produzioni d’avanguardia di due colossi industriali di rilevanza mondiale. Un segno di rinascita e di riscossa.

Quando francesi e italiani si abbracciarono sotto quel gigantesco e possente blocco di roccia, si diede inizio ad una nuova frontiera. Ci si accorse da subito che era stato tracciato un solco su cui far nascere una speranza. Un tracciato lungo 11.600 metri di perforazioni, oltre settecento tonnellate di dinamite. Una storia di persone, merci. Un salto temporale che ha visto scorrere dentro al suo ventre, in tutti questi decenni, il cambiamento tecnologico.

La lavorazione vide gli italiani arrivare prima alla meta. Attesero i francesi per undici giorni. Gli operai nostrani, infatti, avevano deciso, per battere sul tempo i colleghi, di lavorare in quattro turni quotidiani di sei ore l’uno (pagate come otto). Era stato inoltre concesso un premio speciale per ogni mezzo metro di scavo in più al giorno. Così i francesi, inizialmente in vantaggio di due mesi sulla tabella di marcia, arrivarono dopo.

Dentro al Monte Bianco la prima merce che venne trasportata fu dello champagne: quattro bottiglie passate attraverso un buco dai minatori francesi a quelli italiani per brindare. Mezzo secolo fa c’era la convinzione di poter essere europei tutti insieme e quel confine di roccia cadde anche per la forza della storia.

Erano altri tempi. Si bucavano montagne, si rompevano confini, si creavano infrastrutture. Si scommetteva sul futuro. Si andava nello spazio per arrivare sulla Luna (1969). Nulla sembrava più impossibile. 

Quella degli operai francesi e italiani che realizzarono il traforo del Monte Bianco è per questo una narrazione umana e vitale fatta di volti anneriti dal fumo e di occhi commossi al traguardo. Una vicenda di coraggio e di sudore che terminò in un fraterno abbraccio, ovvero quel contatto in amicizia che dovrebbe essere sempre il punto di arrivo tra due popoli vicini.

Il 16 luglio 1965 Il presidente della Repubblica Italiana, Giuseppe Saragat, e il presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle, inaugurarono il tunnel.