Ettore Majorana: il genio, la scienza e la misteriosa scomparsa

Pubblicato: Domenica, 05 Agosto 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Il 5 agosto 1906 nasce a Catania il talento più imprevedibile dei ragazzi di Via Panisperna, la cui scomparsa è ancora un rebus

ilmamilio.it 

Un mistero, l’enigma di un uomo, della sua mente e della sua vita.

Genio precoce, Ettore Majorana all'età di 5 anni faceva già calcoli complessi. Era un bambino diverso dagli altri. E fu anche un ragazzo ed un adulto differente. Diventò uno dei componenti del gruppo di scienziati che nacque grazie all'interessamento di Orso Mario Corbino, fisico, già ministro, senatore e direttore dell'Istituto di fisica di via Panisperna, e che riconobbe il talento di Enrico Fermi adoperandosi affinchè fosse istituita, nel 1926, una cattedra di Fisica teorica. La prima in Italia. A partire dal 1929, Corbino e Fermi si dedicarono alla realizzazione di un moderno centro di ricerca supportato da un gruppo di giovani passati presto alla storia: Franco Rasetti, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Emilio Segrè, Oscar D'Agostino. E con loro Majorana, l'outisder.

La spettroscopia atomica e molecolare, lo studio sperimentale del nucleo atomico: in quegli anni furono avanzati studi di importanza fondamentale per il futuro grazie a questo nucleo di cervelli che presto, nel 1938, dopo la morte di Corbino, anche a causa delle leggi razziali e della seconda guerra mondiale, iniziarono a disperdersi. La maggior parte di loro emigrò  (Fermi, con la moglie ebrea, finì negli Usa subito dopo l'assegnazione del premio Nobel per la Fisica, seguito da Segrè che nel 1935, Rasetti andò in Canada, Pontecorvo prima in Francia e poi in Unione Sovietica). In Italia rimasero solamente Amaldi, in seguito artefice della ricostruzione della fisica italiana nel secondo dopoguerra e fondatore del CERN, e il chimico D'Agostino. 

Majorana scelse una sorta diversa. Era un vero e proprio genio, un eccentrico capace di isolarsi per giorni, con squilibri caratteriali evidenti. Sotto la guida di Enrico Fermi si occupò di spettroscopia atomica e di fisica nucleare. Le sue più importanti ricerche riguardarono una teoria sulle forze che assicurano stabilità al nucleo atomico. Avanzò per primo l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, potevano interagire grazie a forze di scambio. La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse autonomamente agli stessi risultati e li divulgò prima di Majorana. Nel campo delle particelle elementari, invece, lo scienziato italiano formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi. Dal 1931 fu invitato a trasferirsi in Russia, a Cambridge, a Yale, nella Carnegie Foundation. Ad ogni richiesta, però, corrispose un rifiuto. Soggiornò altresì a Lipsia, ma poi, rientrato a Roma, non frequentò più l'istituto di fisica. Si trasferì successivamente a Napoli, nel 1937, dove accettò la nomina per meriti speciali a titolare della cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli. Quindi, nel mese di marzo 1938, intraprese un viaggio di riposo tra il capoluogo campano e Palermo. Qui risiedette all'albergo "Sole", ma vi trascorse solo mezza giornata: la sera venne visto sul ponte del piroscafo all'altezza di Capri. A Napoli non arriverà mai. 

Quando la comunità di ragazzi geniali riunitisi attorno a Fermi si dileguò in diversi rivoli, quello di Majorana divenne un caso internazionale, un mistero insoluto. Dissero che forse era morto suicida, che era stato rapito da qualche nazione che conduceva studi atomici, che si era sottratto alla realizzazione della bomba atomica, che si era rifugiato in un convento, che si era dato al vagabondaggio per le strade di Roma. Nel corso dei decenni sono state avanzate altre ipotesi, compresa quella di una seconda vita in America Latina, lontano da tutto e dal passato. La madre si rifiutò sempre di vestire a lutto, aspettando il suo ritorno.

Era un uomo che viveva in solitudine. Basti pensare che solo una piccola parte delle sue scoperte furono pubblicate. Tante delle sue intuizioni rimarranno inespresse, buttate nei cestini, non condivise con il resto della comunità scientifica. 

Nessuno, probabilmente, saprà mai trovare una verità su ciò che gli accadde. Di lui però è rimasta la traccia luminosa di un’incredibile capacità intellettiva che ha folgorato il mondo. Ne ‘L’arte di scomparire’, di Pierre Zaoui, scritto per la società moderna del web e dei social, la “sottrazione” non si traduce in una perdita negativa. La discrezione, invece, diventa un’esperienza di arricchimento, in cui si gode della gioia di osservare senza essere osservati, in cui il mondo esiste e continua a vivere anche senza di noi. E' un po', come scrisse Proust nei 'Guermantes', “il privilegio di poter assistere alla propria assenza”. Majorana, consapevolmente, fece proprio questo? Si eclissò dal rumore e dalle paure belliche e nucleari di quegli anni preferendo un altrove da spettatore senza complicità? Chissà. Però ci piace pensare che sia andata proprio così.