Romano Buzi nuovo presidente provinciale ItalCaccia. Ecco le sue priorità

Pubblicato: Martedì, 31 Luglio 2018 - Marco Montini

CASTELLI ROMANI (attualità) - Il dirigente spiega le sue idee

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A seguito delle elezioni avvenute il 27 luglio 2018,  il “marinese” Romano Buzi è stato eletto per acclamazione Presidente Provinciale Italcaccia di Roma. Succede, all’amico Franco Antonelli, dimissionario, poi eletto Vice Presidente, in carica dal 2013, prima Commissario poi Presidente. Romano Buzi, con 55 licenze sulle spalle, è personaggio molto conosciuto, qi Castelli Romani, a Marino in modo particolare, in quanto ha Presieduto il locale Circolo Cacciatori. Da circa 20 anni è un ’associato Italcaccia, dove ha ricoperto varie cariche, da Consigliere Nazionale a presidente dei revisori dei Conti Nazionale, a presidente Regionale. Di carattere forte, malgrado i suoi compiuti 78 anni,  non sopporta abusi e prepotenze, specialmente se fatte alla luce del sole.

“Romano Buzi – racconta chi gli è vicino -, è nato cacciatore, di quelli veri che sanno anche gestire le risorse faunistiche con prelievi controllati che non portano danno alla fauna selvatica, è il responsabile Provinciale di Roma del nucleo delle guardie Venatorie, Ittiche, Zoofilo/ Ambientali. Sempre pronto ad aiutare chi ne ha bisogno, sta ssempre dalla parte dei più deboli ed indifesi”. “Ma come cacciatori dei Castelli Romani - spiega Buzi -, ci sono due grossi problemi da risolvere: la pretesa del Direttore del Parco Regionale dei Castelli Romani, che pretendeva già dal 2015, una autorizzazione per il passaggio con le armi nel  perimetro del Parco. Cita in proposito il direttore l’art. 11 della legge 394/91, che è un articolo che si applica soltanto nei parchi e riserve naturali Nazionali e non Regionali”. Ecco poi la seconda questione che Buzi esplica: “Da quasi  10 anni, la Regione non ha ancora convertito in legge,  il Piano di assetto definitivo, sempre del Parco dei Castelli Romani, con il relativo ampliamento deciso dal Commissario Regionale addetto al piano di assetto. Però l’ampliamento previsto dal Commissario Regionale, oltre che rompere gli equilibri tra Cacciatori, ambientalisti e Regione nel 1984 su un perimetro del parco di 9.700 ettari, con le norme di salvaguardia in atto, non permette l’attività venatoria nel territorio ampliato”.

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