Roberto Gerardi e quella "pazzia" di voler scalare il pianeta della musica italiana

Pubblicato: Lunedì, 18 Giugno 2018 - Marzia Mancini

gerardi robertoMARINO (musica) - Il 22enne cantautore marinese, che ha pubblicato da poco il suo ultimo singolo, parla del suo lavoro e della sua passione

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Roberto Gerardi, è un giovane cantautore esordiente, è nato a Roma il 16 ottobre del 1995, vive a Marino, ha frequentato il liceo Volterra di Ciampino e la sua più grande passione è la musica.

Suona il pianoforte dall’età di 7 anni e studia canto da circa 6 anni presso l’Accademia Musicale “La Bottega del suono”, diretta da Marcello Cirillo, con il maestro Emiliano Begni.

Ha scritto diverse canzoni e il suo ultimo singolo si intitola “Pazzia”, con la musica di Demo Morselli, un brano prodotto dall’etichetta discografica R.A.V. Oro di Marcello Cirillo (cantante e conduttore de ‘I Fatti Vostri’ in onda su Rai 2).

Il suo stile è irriverente e provocatorio e il suo sentimento di ribellione nei confronti del conformismo che ha tarpato le ali anche all’arte, si riflette nell’omonimo videoclip, regia di Federico Malafronte (un altro talento dei Castelli Romani), nel quale tre personaggi con le maschere da gallo, da maiale e da coniglio rappresentano i “mostri” della nostra società che rapiscono l’unicità dell’arte e la mercificano senza ritegno. Un simbolismo che si rifà al materialismo e all’aridità di sentimenti de “La Fattoria degli Animali” di George Orwell ma anche agli stereotipi che, secondo il cantante, vengono imposti dai vari talent show che non permettono la totale libertà d’espressione.

Con “Pazzia”, Roberto Gerardi ha partecipato alla rubrica di Blob “Incantatu”, trasmessa su Rai 3 l’11 febbraio 2017 e a “Edicola Fiore”, trasmessa su SkyUno e TV8 nel mese di marzo 2017.

Inoltre “Pazzia”, è ora disponibile su tutti i digital stores.

GUARDA IL VIDEO DI “PAZZIA”

 

DI COSA PARLA “PAZZIA”, CE LO RACCONTA ROBERTO GERARDI:

«Con “Pazzia” prende avvio il mio progetto musicale che prevede l'uscita, a breve, di altri inediti. Così come ogni altro artista, è mia intenzione quella di provare a diffondere il più possibile la mia “voce”, magari anche su palcoscenici prestigiosi, se si presenterà la possibilità.

Attraverso una musica orecchiabile e apparentemente leggera, “Pazzia” rappresenta per me un urlo, accessibile a tutti, nei confronti innanzitutto dello Stato, che ormai troppo spesso si dimentica dei propri giovani; per poi andare ad “investire”, nel caso specifico e che più mi riguarda da vicino, le dinamiche su cui oggi poggia il settore musicale.

Tutto ruota intorno all'idea della “pazzia di essere se stessi”: perché al giorno d'oggi, almeno dal mio punto di vista, mostrare la propria personalità è diventata appunto una “pazzia”, anziché una normalità.

È ormai molto difficile provare anche semplicemente a sognare, a dare sfogo ai propri sentimenti, a mostrare le proprie fragilità...

È molto più semplice omologarsi senza farsi domande, perché il mondo è sempre più spietato e crudele: il prezzo da pagare per la propria libertà è diventato molto caro.

Colpa, a mio avviso, soprattutto delle istituzioni politiche; anzi, credo che tutto prenda inizio proprio da qui: come dico in una parte della canzone, “...lo stato nel mentre che tace che muore che mi fa impazzire...”. Di questo stato confusionale in cui viviamo ne risente poi la cultura, sempre più povera (“...anche se è freddo qui fuori...”, dal testo della canzone).

floraleda sacchi

Del settore musicale, invece, odio questi meccanismi, ormai consolidati, che identificano un'artista come un prodotto modellato a seconda delle logiche della domanda e dell'offerta, come se facessimo parte di un sistema economico di vendite. Ma l'arte non è in vendita.

A questo punto, mi si potrebbe obiettare che ci deve pur essere qualcuno che compri ed ascolti la mia musica.

In realtà, quello che vorrei mettere in evidenza con “l'arte non è in vendita” è il fatto che attualmente si dà eccessiva importanza al lato economico, andando a guardare con troppa attenzione quanto un prodotto possa incidere in termini di vendite piuttosto che in termini di contenuto.

Si finisce così per non essere più liberi di esprimere ciò che si vede “attraverso i propri occhi”, snaturando le proprie idee per non disattendere le aspettative altrui.

Tanto per citare un verso della canzone, sinceramente io non ho voglia di vendere “...il culo per sentirmi dire sempre di sì, non godo così...”. A chi mi dice che sono un pazzo perché “vado per i fatti miei” contro tutto e tutti, io rispondo che allora è folle chi non lo fa».