Grottaferrata, Pratone e il nuovo cemento. “Non vogliamo rimanere prigionieri. Perché costruire ancora?”

Pubblicato: Martedì, 12 Giugno 2018 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Mentre si vocifera della nascita di un Comitato, i cittadini si interrogano

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Decine di migliaia di metri cubi, la maggior parte dei quali previsti in una delle zone più in difficoltà - per mobilità, viabilità e servizi -  di Grottaferrata. Pratone è già un cantiere aperto. Mentre le forze politiche locali si sono chiuse a riccio in un atteggiamento poco comprensibile (eccezioni a parte), da parte dei residenti, cioè di chi vive sulla sua pelle il traffico o anche il disagio di vedere nuove ruspe in azione, qualche domanda si sta facendo strada in maniera più che legittima. Nella zona ci si vuole organizzare anche per far nascere un Comitato, nato specificatamente per fare argine a quella che viene definita senza mezzi termini una nuova ‘colata di cemento’ che "imprigionerà" i suoi abitanti.

In questa zona – secondo più di un cittadino – ci sono molti appartamenti invenduti. Per quale ragione costruire ancora? “Ricordo – segnala una cittadina - che ci sono ore della giornata in cui da queste parti si impiegano 40 minuti per fare un chilometro. Le pare normale? E’ questa la qualità della vita che si prospettano? Venti anni che abito qui, è sempre andata peggio. Ora poi si annunciano nuove abitazioni, ma qui ce ne sono di invendute. Che gioco è?”.  

Tra zone destinate ad area commerciale e residenziale, il timore dei cittadini più sensibili al problema è che tra qualche anno, senza strade adeguate e infrastrutture di livello, Pratone diventi un peso a margine della città. Nella periferia dove i residenti si lamentano anche per i ritardi di intervento su guasti elettrici o sulle condutture dell’acqua o per la manutenzione dei parchi, è emersa una nuova incombenza. Se è pur vero che l’area ha sempre avuto problemi di considerazione permanente da parte delle istituzioni locali, è altrettanto vero che con i nuovi insediamenti in atto la situazione potrebbe peggiorare.

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Più consumo di suolo, più macchine, più intensità abitativa. Una volta che tutte le lottizzazioni saranno ultimate, come sarà gestibile questo comparto della comunità? C’è anche chi sottolinea che le risorse idriche, da queste parti, spesso scarseggiano. Lo scorso anno, nel periodo estivo (e non solo nel 2017, anno di siccità), ci sono stati diversi disagi. Sapremo nelle prossime settimane se il ventilato ‘Comitato’ sarà veramente organizzato, oppure se si preferirà appoggiarsi all’azione di qualche consigliere comunale per 'attenzionare' ogni preoccupazione nelle sedi ufficiali. In quest’ultimo caso si ha però il timore di incanalare ogni eventuale rivendicazione dentro il terreno della politica e delle istituzioni, irrigidendo così una protesta che vorrebbe essere libera, sganciata dalle liste, dai partiti e dalle pressioni, ma sopratutto da un ambiente politico che qui viene visto come una sorta di oggetto inanimato. “Il disinteresse per quello che sta accadendo è trasversale”, ci dicono.

“Fino a venti anni fa per una cosa del genere sarebbero stati convocati i consigli comunali straordinari – ci dice Stefano, 40 anni, un residente – oggi tutto passa così. Ma anziché andare a mangiare alle iniziative, forse sarebbe bene che qualcuno ritornasse ad interessarsi realmente delle tematiche importanti della città”. C'è l'intenzione di mobilitarsi, ora. Ma chissà con quali capacità e quale influenza sull'opinione pubblica. Intanto i cartelli di 'lavori in corso' sono già qui. L'accumularsi di licenze, diritti acquisiti o delibere di applicazione degli strumenti urbanistici in base a normative nazionali è arrivato prima. Anche in questo caso la comunicazione, la partecipazione, la condivisione e la discussione delle tematiche urgenti sono state saltate a priori. 

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