Ciampino aspetta il 4° commissario prefettizio della sua storia. Terzulli che è "#colpadeglialtri", gli scontri social e l'agghiacciante silenzio del Pd

Pubblicato: Mercoledì, 23 Maggio 2018 - redazione politica

terzulli9CIAMPINO (politica) - Scena politica in apnea in attesa della decisione del prefetto di sciogliere il Consiglio. Ma è già piena campagna elettorale

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Ciampino, formalmente nato nel 1974, sta per conoscere il nome del 4° commissario prefettizio della sua breve vita. Questo pare l'inevitabile epilogo di quanto accaduto l'altro ieri quando il Consiglio comunale, per la terza volta consecutiva, la maggioranza si è vista costretta a ritirare l'approvazione del Bilancio di previsione 2018-2020 non rispettando dunque la direttiva del prefetto che ne chiedeva, nonostante il grande ritardo, l'approvazione.

LEGGI Ciampino: niente Bilancio di previsione, la maggioranza lo ritira. Fine dell'esperienza del sindaco Terzulli

In questi due giorni, dopo settimane di silenzio, il sindaco Giovanni Terzulli ha postato su Facebook un suo pensiero sulla vicenda dove emerge il fatto che, sostanzialmente, la responsabilità di quanto accaduto - ovvero un Bilancio di previsione impossibile da approvare - sia dei revisori e, soprattutto come dice il sindaco, della dirigente al settore Economico finanziario, Ada Gara. (LEGGI Ciampino, fine dell'éra Terzulli. "Non mi sono dimesso, ho comunicato al prefetto che il Previsionale non c'è").

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Proviamo ad andare con ordine.

Ciampino ha visto il proprio Municipio retto da un commissario prefettizio in 3 occasioni fino ad oggi. Nel 1974 e fino alla primavera 1975, subito dopo il distacco da Marino e l'istituzione del Comune autonomo, era stato Elio Priore. Poi la palla passò al primo vero e proprio sindaco di Ciampino, Felice Armati.

Meno di 20 anni dopo il primo commissario prefettizio nominato per la caduta di un sindaco:  nel 1993 a mollare dopo appena due anni fu Paolo Pierantonio ed al suo posto la Prefettura inviò Salvatore Di Coste che resse il Comune fino all'arrivo di Tonino Rugghia. Quando poi lo stesso Rugghia, destinato alla Camera dei Deputati nel 2001 lasciò anzitempo la sua poltrona di sindaco, il Comune venne retto per pochi mesi dal commissario prefettizio Rocco Domenico Galati.

Nel 2013 nonostante le dimissioni anticipate, dopo appena due anni di mandato, di Simone Lupi, la legge consentì allo stesso di lasciare l'Amministrazione comunale nelle mani del suo vice, Carlo Verini, fino alle elezioni del 2014 quando, per l'appunto, a vincere fu Giovanni Terzulli.

Oggi, per l'appunto, si attendono le decisioni del prefetto di Roma che lunedì scorso ha ricevuto dallo stesso Terzulli la notizia della mancata approvazione del Bilancio.

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Capitolo responsabilità. Terzulli nel suo breve post se la prende, come detto, con i revisori, "colpevoli" di avere espresso ben 3 pareri negativi con in aggiunta un quarto sull'emendamento proposto dalla maggioranza. Sul rapporto, non idilliaco, tra Terzulli ed il Collegio di revisione si è scritto nei giorni scorsi (LEGGI Ciampino: tra Terzulli e il Collegio dei revisori un rapporto logoro da tempo. Oggi è scontro alla luce del sole) ed è chiaro che questo non abbia favorito il processo nella sua interezza.

Come noto, però, il parere dei revisori pur obbligatorio non è vincolante ed ecco che infatti Terzulli, quando scrive "soprattutto", addossa una grande responsabilità sulle spalle della dirigente del III settore del Comune di Ciampino, Ada Gara, che non ha espresso parere positivo sulla delibera di schema del Bilancio.

La colpa, scrive Terzulli, è anche di coloro che lui definisce "leoni di tastiera" e nella quale categoria probabilmente ricadiamo anche noi nel momento in cui da settimane con attenzione e puntualità seguiamo le avvincenti questioni politiche ciampinesi. Settimane nelle quali, peraltro, siamo stati ben facili profeti nell'individuare un finale che era già scritto.

Curioso, come ben rilevato dai 5 stelle (LEGGI Ciampino, i 5 stelle contro Terzulli: "Non ha voluto neanche prendersi le sue responsabilità"), che il sindaco nel suo breve post dell'altro ieri non abbia fatto minimamente cenno a quello che, di fatto, è un fallimento politico ed amministrativo. Amministrativo il fallimento lo è certamente perché - pur tra mille difficoltà - l'Amministrazione Terzulli (e Terzulli era stato fino al 2014 anche assessore al Bilancio di Lupi prima e di Verini poi) non è stata evidentemente in grado di portare a termine il suo mandato, cadendo proprio su quella previsione economica minata da troppe incertezze sulle capacità di entrata.

Politico il fallimento lo è per un altro verso perché anche nei numeri Terzulli chiude la sua esperienza con numeri risicatissimi. Strada facendo il sindaco ha perso non solo Sel (Guglielmo Abbondati) e Udc (Elio Addessi), ma anche e soprattutto due pezzi forti della sua squadra come i dissidenti Paola Natali e Marcello Muzi, quest'ultimo presidente del Consiglio tuttora in carica e non nuovo - va rilevato - a questa tendenza per la dissidenza.

Di tutto questo Giovanni Terzulli non fa cenno. Le colpe insomma sono di tutti ma non di Terzulli, della sua Amministrazione e della sua ormai rabberciata maggioranza. Dunque: #colpadeglialtri.

Mentre dunque si attendono le decisioni del prefetto, in rete e sui social si assiste ad un fuoco incrociato che potremmo definire totale. Tutti contro tutti, col sindaco Terzulli chiaramente al centro del fuoco delle opposizioni uscenti consiliari ed extraconsiliari. Decine e decine di post, di commenti e di attacchi da non riuscire a tenere il conto.

Allo stesso tempo, ciò che inevitabilmente si continua a rilevare è quello che potremmo facilmente definire come l'agghiacciante silenzio del Partito democratico. Un Pd al suo interno minato da una profonda spaccatura (ben visibile nei mesi scorsi nella comparsa e costituzione di Area dem a supporto del candidato consigliere Daniele Leodori in antagonismo con la maggioranza, che ha sostenuto Simone Lupi, oggi primo dei non eletti) e che in quest'ultimo mese - ma anche prima - non ha letteralmente aperto bocca.

Alle cronache, tanto per citarli, restano un paio di commenti postati sotto le parole di Terzulli. "Il Sindaco ha comunicato al Prefetto che non si è approvato il bilancio di previsione ed essendo scaduti i termini della diffida il Prefetto provvederà a nominare un Commissario che scioglierà il Consiglio", aveva scritto la capogruppo Pd uscente Anna Maria Perinelli per spiegare la situazione. In più qualche commento dell'altra consigliera uscente Cristina Nuzzo. Nulla più.

Del Pd di Ciampino, insomma, si è persa letteralmente traccia.

 

 

 


Commenti  

# Luciano Casani 2018-05-24 08:20
Della gestione del Sindaco Terzulli è molto difficile parlare bene. Di cose ne sono state fatte poche e molte di queste anche male, tuttavia bel caso specifico non me la sento di gettare tutta la croce addosso al Sindaco. Il bilancio non lo compila il Sindaco, ma il funzionario addetto. Ora i casi sono due, o al funzionario è stato imposta la compilazione di un bilancio farlocco e quindi male avrebbe fatto a sottoscriverlo e presentarlo ai revisori dei conti, oppure l'ha sottoscritto perché convinta della sua liceità e poi ha ritirato la firma di fronte alla ovviamente strumentale opposizione dei revisori dei conti, rendendo impossibile la sua approvazione anche con il parere contrario dei revisori. In buona sostanza ci vedo del torbido intorno. Se si vuol far cadere una Giunta lo si fa puntando sui fatti e non confidando sulla fragilità più o meno dimostrabile di un funzionario che, stando alle leggi attuali, può far cadere una Giunta eletta dalla cittadinanza. Non è etico.
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# Terenzio 2018-05-25 09:54
Il Sindaco è caduto perché la giunta comunale non è stata in grado di formare un bilancio attendibile. Nessuno conosce il bilancio, nemmeno i consiglieri comunali, perché non è mai stato presentato. Si parla di un buco di numerosi milioni (più di sei) tutti finiti a sostenere ASP e AMBIENTE, le due disastrate società partecipate del Comune, anch'esse da anni senza bilanci approvati. Lo scorso anno, con una situazione simile e un debito di poco minore, il sindaco forzò la mano e la maggioranza approvò il bilancio in consiglio comunale con i pareri negativi dei Revisori dei conti, Dirigente finanziario, Segretario comunale. Quest'anno, sempre con i medesimi pareri contrari, la maggioranza non è stata disposta a votarlo in consiglio comunale. Il sindaco ha tentato 4 volte prima di prendere atto del fallimento. Segnalo che i revisori e i dirigenti (e non i funzionari) sono responsabili della correttezza degli atti. Il sindaco invece voleva comunque approvare un bilancio fasullo. E' etico?
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