Morto Anzalone. Costruì Trigoria e diede inizio alla ‘generazione di fenomeni’ giallorossi

Pubblicato: Venerdì, 18 Maggio 2018 - Fabrizio Giusti

ROMA (attualità) - Consegnò a Dino Viola la società, prima della grande era degli anni ottanta 

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E’ morto, dopo una lunga malattia, Gaetano Anzalone, storico Presidente della Roma dal 1971 al 1979. Aveva 87 anni. Quando nell'estate 1979, provato da otto anni di presidenza, decise di cedere la società al grande Dino Viola, senza guadagnarci sostanzialmente nulla, la squadra giallorossa vantò un patrimonio materiale ed umano da cui ricominciare: l’impianto d'allenamento di Trigoria, un simbolo stilizzato - il ‘mitico’ lupetto di Gratton - e una serie di giocatori dai quali Nils Liedholm potè costruire quella generazione di fenomeni che conquistò, nella prima degli anni ottanta, quattro Coppe Italia, uno scudetto e una finale di Coppa dei Campioni. La Roma più forte di sempre. Il suo addio avvenne con le lacrime agli occhi, da grande innamorato dei colori che ha tifato per tutta la vita.

Anzalone prese la Roma che usciva dalla "Colletta del Sistina" e la lasciò in buone mani, mani forti, come quelle dell’Ingegnere che portò uno scudetto che mancava da 41 anni. "Ho preso la Roma da Marchini – disse - per 1 miliardo e 480 milioni, l'ho ceduta a Viola per 1 miliardo e 600 milioni: con in più Trigoria e un vivaio giovanile forse unico in Italia; e con in mezzo otto anni di svalutazione galoppante: mi sembra di essere stato avveduto e onesto, non ho tentato speculazioni"

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Oltre al centro sportivo, Anzalone fu uno tra i primi a intuire dove stava andando il calcio: creò, come accennato poco fa, un nuovo logo che serviva a dare ossigeno alle casse societarie e aprì persino dei ‘Roma Shop’. Caso unico in Italia fino a quel momento. Ha vinto un trofeo Anglo-Italiano, nel 1972.

Da lui passò l’investimento di giovani talentuosi e straordinari. Dalla sua ‘linea verde’ passò la storia del calcio italiano: Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei, Francesco Rocca, Spadoni, Peccenini. Acquistò quello che fu il centravanti più forte d’Italia assieme a Paolo Rossi, Bruno Giordano e 'Spillo' Altobelli: Roberto Pruzzo. Fece tornare sulla panchina il "Barone” Nils Liedholm".

Fu un galantuomo. Nonostante la difficile era che dovette sobbarcarsi sulla spalle, mise in piedi le basi della grande Roma del decennio successivo alla sua gestione. La sponda giallorossa gli deve molto, anche se è stato a lungo dimenticato poiché oscurato dallo straordinario carisma e dalla vittorie di Viola. I suoi meriti rimangono intatti. E tali rimarranno. Ricordando un calcio più umano e più romantico, fatto di bandiere sul campo e passioni, che oggi è scomparso.

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