L'Italia è il secondo paese più 'vecchio' al mondo. La popolazione diminuisce di 100mila persone all'anno
Pubblicato: Mercoledì, 16 Maggio 2018 - redazione attualitàITALIA (attualità) - Una fotografia allarmante, serve un cambio di direzione
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Declino demografico per il terzo anno consecutivo, che ha portato la popolazione italiana a 60,5 milioni di residenti, e per il nono anno nascite in calo: l'Italia è un paese 'vecchio', il secondo più vecchio al mondo con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani al 1° gennaio 2018. E' il quadro che emerge dai dati relativi alla popolazione italiana contenuti nel rapporto Istat. Dal 2015 il nostro Paese è entrato in una fase di declino demografico. Al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione ammonti a 60,5 milioni di residenti, con un'incidenza della popolazione straniera dell'8,4% (5,6 milioni).
La popolazione totale diminuisce per il terzo anno consecutivo, di quasi 100 mila persone rispetto all'anno precedente. Si accentua contemporaneamente l'invecchiamento della popolazione, nonostante la presenza degli stranieri caratterizzati da una struttura per età più giovane di quella italiana e con una fecondità più elevata. Per il nono anno consecutivo le nascite registrano una diminuzione.
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Nel mese di aprile 2018, si stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,1% sul mese precedente e dello 0,5% su base annua (da +0,8% registrato a marzo), confermando la stima preliminare. Secondo l'Istat il rallentamento dell'inflazione, in parte frenato dall'accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari (da +0,5% di marzo a +1,3%), si deve prevalentemente all'inversione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici regolamentati' (da +5% a -1,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,5% a -0,7%), cui si aggiunge quella, meno marcata, dei prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,4% a -0,7%).
Sul fronte della diseguaglianza sociale, Roma, a differenza di Milano, presenta zone di vulnerabilità anche in centro. "Attraverso un indice sintetico di vulnerabilità sociale e materiale e un indicatore di valore immobiliare delle città è possibile mettere in luce le differenze tra le diverse zone urbane", spiega l'Istituto, secondo cui "Milano ha una struttura radiale, che procede per espansioni a partire dal centro storico per cerchi concentrici che si sono via via definiti nel tempo. Le aree più benestanti coincidono con quelle con i più alti valori immobiliari e si addensano soprattutto nel centro geografico della città mentre le zone con più alta vulnerabilità sociale e materiale si trovano tutte al di fuori del nucleo centrale della città". Quanto a Roma, "ha un'articolazione più complessa, dove emergono sia gli sviluppi borghesi di 'Roma nord', sia i più recenti cambiamenti socio-economici di alcuni quartieri a tradizione popolare dovuti al trasferimento in zona di segmenti di popolazione più benestante. Nella capitale zone vulnerabili sono presenti anche nelle aree centrali della città, dove ci sono elevati valori immobiliari, ma la loro concentrazione è massima soprattutto nelle aree prossime al Grande raccordo anulare, a Nord-ovest come ad Est".