Grottaferrata, lo scoop della rivista ‘Castelli Romani’: il quadro storico della Fiera non è del Tassi (e non è dell’anno 1600). Ecco la nuova collocazione

Pubblicato: Domenica, 08 Aprile 2018 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Fino ad oggi l’immagine, usata per stampe e cartoline, aveva datato l’intera manifestazione. In realtà l’opera è di almeno 80 anni più giovane…

ilmamilio.it 

La rivista ‘Castelli Romani’, pubblicazione fondata nel 1956 da Vincenzo Misserville, ancora oggi attivissima sul piano culturale, ha ulteriormente incrementato il suo bottino di scoperte. Sull’ultimo numero monotematico dedicato alla Fiera di Grottaferrata, curato da Massimo Biondi, Stefano Paolucci e Francesco Petrucci, Conservatore del Palazzo Chigi di Ariccia, è emerso uno ‘scoop’ storico di grande rilevanza.

L’immagine più conosciuta della Fiera di Grottaferrata, conservata presso la Galleria Corsini a Firenze è un grande dipinto attribuito ad Agostino Tassi (1578-1644) specialista in prospettive, vedute e paesaggi e noto anche per il processo per stupro ai danni di Artemisia Gentileschi. L’opera è sempre stata un simbolo della manifestazione, tanto, addirittura, da determinarne la datazione, visto che l’opera era collocata nell’anno 1600. Petrucci, dopo accurate ricerche, ha rilevato che tale attribuzione non è supportata da alcun dato documentario, sigla o firma e che l’opera è completamente ignorata da tutti gli studi su Agostino Tassi. Anzi, la ricerca ha rivelato priva di fondamento la possibilità che la tela sia del Tassi stesso sia dal punto di vista stilistico, sia per la datazione, e per i costumi di dame e cavalieri che animano la scena, riferibili all’influsso della moda francese diffusasi in Italia a partire dalla fine degli anni sessanta dei seicento. Il quadro, grazie alle nuove analisi storiche, è stato ricollocato attorno al periodo tra il 1680 e il 1690, quando Tassi, dunque, era già morto.

Il possibile committente della veduta, sopratutto in ragione della sua plausibile datazione all’ultimo ventennio del seicento, potrebbe essere Carlo Barberini, cardinale, uno dei commendatari dell’Abbazia di San Nilo. Carlo aveva particolare attaccamento alla Badia e alle sue Fiere (una volta erano due), come testimonia il pranzo offerto a Maria Casimira regina di Polonia, vedova di Giovanni in Sobiesky, in occasione della Fiera del settembre 1699, ricordato in una china acquerellata attribuita a Pier Leone Ghezzi.

Clicca sull'immagine per scoprire Natura e architettura

Il nome del vero autore del dipinto Corsini ci viene dal confronto con una grande tela conservata nel Palazzo Chigi di Ariccia e raffigurante la festa di Sant’Eustacchio in Cetinale, riferibile con certezza al pittore fiammingo Gilles du Mont, italianizzato Egidio de Monte o ‘Monsù Egidio’, nato ad Anversa e morto a Roma nel 1697.

Francesco Petrucci, nel suo articolo, afferma: “Il confronto con la Fiera di Grottaferrata dimostra che si tratta della stesa mano. Molto simili sono il modo di dipingere le alberature e le nubi in cielo, quasi sovrapponibili specularmente nei cirri al centro, come pure l’inquadratura panoramica su un piano proiettivo rialzato. Ma sopratutto sono identiche le figure, con uno scarto nella definizione dovuto al primo piano del gruppo di dame e gentiluomini della tela Corsini rispetto alla dimensione più piccola e alla distanza dei gruppi di festanti di quella Chigi. Anche le pose dei figuranti sono le stesse, come l’uomo di spalle seduto che brinda con il calice alzato o le vicine dame che banchettano presenti nel gruppo in primo piano della ‘fiera’ presso la carrozza nella festa”. Monsù Egidio faceva parte della congrega di pittori nordici che si riunivano presso il mausoleo di Santa Costanza, sviluppando orientamenti culturali opposti a quelli dell’Accademia di San Luca. L’artista viveva a Vicolo Sant’Isidoro, nella parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte. A Roma produsse altre opere, in parte perdute.

Una scoperta certamente importante sia per il Monsù Egidio, sia per la una nuova collocazione dell’opera che da sempre è rappresentativa della Fiera di un tempo, un’immagine molto sfruttata per cartoline, pubblicazioni su Grottaferrata, siti internet e persino nella rievocazione settembrina della festa.

La conferma di quanto sia importante la ricerca e la rivista ‘Castelli Romani’, l’unica che in tutti questi anni, con coerenza, poca apparenza e molta sostanza, ha spiegato, illustrato e scoperto storie inedite sul territorio collinare a sud di Roma e fatto riemergere aspetti culturali importanti e trascurati delle sue comunità.

petra nov2017 1
Clicca sull'immagine per scoprire Petra 2011