Scalia: "Fusione nucleare, l'Enea sceglie Frascati per il superato DTT. E intanto ENI punta su SPARC..."
Pubblicato: Venerdì, 06 Aprile 2018 - redazione attualitàFRASCATI (scienza) - Il noto antinuclearista esprime forti perplessità sul progetto in partenza
ilmamilio.it - comunicato stampa
Da Massimo Scalia, docente e politico italiano, professore di Fisica Matematica al Dipartimento di Matematica dell'Università La Sapienza di Roma, tra i padri dell'ambientalismo scientifico in Italia nonché fondatore di Legambiente e tra i primi parlamentari dei Verdi, in relaziona al DTT di Frascati riceviamo e pubblichiamo quella che è decisamente una voce fuori dal coro proveniente da un convinto antinuclearista.
"Il Divertor Tokamak Test facility (DTT) snobba i milioni di euro stanziati da nove Regioni (dai 25 dell’Emilia-Romagna ai 40 dell’Abruzzo) e approda a Frascati, così ha deciso l’ENEA. È infatti dell’Ente di ricerca pubblica nazionale la responsabilità del progetto DTT, una sorta di reattore a fusione in miniatura del costo di 500 milioni di euro e la cui ragion d’essere è sperimentare e appoggiare ITER, il mega progetto di centrale a fusione nucleare in costruzione a Cadarache (Francia).
Molti guardano con giustificato sospetto al gigantismo di ITER e, soprattutto, al suo essere “fuori tempo massimo”; infatti, non un solo kWh elettrico verrà dall’esperienza di ITER prima del 2050, quando l’UE sarà invece in grado di produrre con fonti rinnovabili la quasi totalità della sua energia elettrica – il 100% prevedeva il rapporto MacKinsey del 2010; i costosissimi e tutt’altro che “puliti” kWh della fusione sarebbero, quindi, del tutto residuali. Tra i sospettosi c’è l’ENI, pronta a investire 50 milioni di euro su SPARC, un progetto di fusione nucleare messo a punto dal prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) e da privati, che si propone di realizzare 100 MW entro 15 anni, in esplicita concorrenza con ITER. Figuriamoci col DTT, che è inoltre basato sulla vecchia tecnologia a superconduttori a bassa temperatura, mentre SPARC si giova di quelli ad alta temperatura (HTS).
Sull’obsolescenza dell’idea di replicare sulla terra come si produce l’energia nel sole – la fusione nucleare, appunto; sul perché tanti Paesi, non solo UE, si attardano su ITER, un progetto del tutto contradditorio con i principi ispiratori dell’Accordo di Parigi – decentrare e rendere più direttamente accessibile ai territori e ai cittadini il controllo e la produzione d’energia; e, infine, sull’ “utilità” del DTT e del suo costoso, per i cittadini, ruolo collaterale a ITER rimandiamo all'articolo "Sole sulla Terra" pubblicato (a pagina 10) dalla rivista "QualEnergia" al link: https://www.lanuovaecologia. it/flp/qe/QualEnergia_5_2017/# page=10#page=10