Alessia Tino, la roccheggiana d’adozione che vive al ritmo dei “click”

Pubblicato: Domenica, 23 Luglio 2017 - Valeria Quintiliani

ROCCA DI PAPA (personaggi e territorio) – L’artista considera la fotografia come la danza. Elemento attivo del Laboratorio Centro Storico cittadino.

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Sarebbe un’artista a 360° se non fosse per il canto, che da come racconta non è il suo forte. Alessia Tino, roccheggiana d'adozione classe 1978, sa recitare, ballare, ma soprattutto fotografare. “Fotografare – spiega Alessia Tino - è il mio sentire fluttuante, sospeso tra sogno e realtà; è il mio percepire, la proiezione di me stessa, di tutto ciò che sono, che vedo con gli occhi del cuore. Indossa i miei stessi abiti, archivia e libera i miei stessi pensieri, si macchia e mi macchia dei colori fantasiosi del mondo, è la dispersione delle coordinate spazio-temporali. È rifugio, ma, allo stesso tempo, pioggia che brilla di passione e che cade incessante sulla mia testa, è sole accecante, un volto, mille volti, azione e reazione, emozionarsi ed emozionare, sono io negli altri, io che divengo sensazioni, sentimenti, cose lontane o vicine...le posso toccare tutte. Fotografare è una danza che mi scompiglia piacevolmente lo stomaco, una scossa che scivola sulla schiena, è la costante sorpresa di restare senza fiato quell'attimo in cui il dito, che si abbassa sul pulsante, precede di poco il suono dello scatto. Ecco, penso che quel "click", riesca a toccare i punti più sensibili della mia essenza, e una foto sarà sempre pronta a ricordarmelo...

L'arte può manifestarsi sotto ogni forma; sta nel proprio percepire saperla cogliere, può essere in ogni cosa, anche in piccoli gesti, sguardi, basta saper osservare con cura di dettagli e andare oltre.”

Appassionata di cappelli e di animali, la Tino è attratta dalla figura della donna che ritrae costantemente nei suoi scatti. “Credo che la donna sia la natura stessa. – racconta - Immergere le mie modelle in contesti naturali vuol dire riportarle a una sorta di stato embrionale, primordiale, in cui ogni piccola parte del proprio corpo si fonde e confonde con ciò che è intorno, che nasce, si trasforma, si evolve. In alcuni miei scatti ci sono ritratte piantine che sembrano nascere dalle mani, fiori nelle bocche o tra chiome fitte di ricci, rami che si intrecciono ai capelli o che divengono prolungamenti di braccia. 
La mia musa ispiratrice, però, è in versione maschile!!! E, su di lui, esperimento e do ampio sfogo alla mia fantasia.”

In attesa di realizzare un intero reportage fotografico in Giappone, che è il sogno della sua vita, Alessia Tino partecipa alla vita artistica di Rocca di Papa aderendo alle tantissimi iniziative promosse dal Laboratorio Centro Storico. “Per quanto io ami Roma, la mia città, ho sempre avuto una passione smoderata verso questo delizioso paese che, estate dopo estate, mi ha accolta fin da bambina in tutta la sua luminosa bellezza. Mi ha cullata, cresciuta e vista trasformata nella donna che sono oggi. Rocca di Papa è un percorso introspettivo fatto di immagini, a volte, surreali, di spensieratezza sotto cieli stellati, di malinconia gridata al sole del tramonto; è un rifugio di prati verdi, panorami da mozzare il fiato e nuvole disegnate ad arte. Rocca di Papa è una preziosa bambola, di pezza o porcellana, in base all'umore, con cui non mi stanco mai di giocare, a cui racconto i miei segreti volgendo lo sguardo all'orizzonte e affido i miei ricordi più belli.

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