Rocca di Papa: la "montagna armata" Articolo 1-Leu partorisce 219 topolini. E il Pd che pesa è quello extra direttivo

Pubblicato: Sabato, 10 Marzo 2018 - Marco Caroni

ROCCA DI PAPA (politica) - L'analisi del voto di "centrosinistra" mostra l'effettivo stato delle cose anche in ottica di un non impossibile precoce ritorno alle urne

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selasai 10anni

A bocce ferme da qualche giorno, decantata l'emozione isterica delle prime e primissime ore (ore nelle quali si sono letti cronache e commenti a dir poco imbarazzanti), facciamo un po' di analisi del voto regionale su Rocca di Papa.

Analisi che, al netto di un Movimento 5 stelle ampiamente primo partito in città con oltre il 28% delle preferenze (ma anche sotto le antenne di Monte Cavo la Lombardi è arrivata terza dietro a Zingaretti e Parisi), si concentra soprattutto sulle preferenze ottenute dai vari candidati consigliere regionale.

Preferenze che sono il vero piatto sul quale pesare l'effettivo impatto politico dei vari esponenti locali.

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Due considerazioni sopra a tutte le altre, che sono palesemente suffragate dai numeri: la prima è che la "montagna armata" allestita da tutti quelli che dal Pd sono scivolati dentro Articolo 1 e quindi in Liberi e uguali (partito palesemente flop per un'esperienza politica già al capolinea) ha partorito un topolino. O meglio, 219 topolini.

La seconda è che il Partito democratico roccheggiano continua ad essere quello a dir poco minoritario se non proprio chiaramente extra direttivo.

Andiamo con ordine.

Articolo 1-Leu ha portato a Daniele Ognibene, unico consigliere regionale eletto in una lista destinata a sparire dalla mappa politica prima nazionale e quindi regionale, 219 voti. Vale a dire neanche quelli ottenuti dall'attuale capogruppo in Consiglio comunale alle Amministrative 2016.

219 topolini che sono quelli raccolti da un'armata che ambisce, chiaramente, a riconquistare Rocca di Papa e che risponde ai nomi dei vari "senatori" locali Pasquale Boccia, Maurizio Querini, Carlo Ponzo, Bruno Petrolati e dai vari altri fiancheggiatori e portatori di acqua e di voti. Solo che probabilmente l'acqua questi ultimi l'hanno portata in comitato, ma di voti se ne sono visti pochi.

Quella stessa armata che nel 2013, nome in più, nome in meno, portò ben 480 voti a Simone Lupi contribuendo (come d'altra parte stavolta per Ognibene, va detto), all'elezione regionale dell'ex sindaco di Ciampino.

Una componente che, pur nella considerazione che qualcuno ha portato altri candidati e che comunque si è registrato in generale un numero minore di preferenze, ha dimezzato il proprio peso. Al di là di ogni ragionevolte altra considerazione.

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Pai

Passiamo in casa del Pd, dove le note sono contraddittorie ma sempre in linea con quanto si dice da mesi ovvero che l'attuale "manico" e l'attuale direttivo non è minimamente numericamente rappresentativo della realtà dei fatti.

Il sindaco Emanuele Crestini che in campagna elettorale aveva palesemente e dichiaratamente sposato Nicola Zingaretti, anche per una consolidata amicizia personale, si dimostra anche fortemente organico al Partito democratico portando - insieme a parte dei suoi ed alla vice segretaria dem Linda Boccanera - 252 voti a Marco Vincenzi (eletto). Non un plebiscito, ma neanche pochi.

Allo stesso modo, l'"isolata" Marika Sciamplicotti - Silvia per i roccheggiani - porta praticamente da sola come 5 anni fa 140 voti a Massimiliano Valeriani (eletto), terzo tra i più votati a Rocca di Papa dopo i citati Vincenzi e Ognibene.

E il Partito democratico che dovrebbe contare in città? Eccolo: a Rodolfo Lena da vecchi e nuovi aderenti all'area che possiamo avvicinare all'albanense Luca Andreassi arrivano 45 voti. Il povero Simone Lupi (LEGGI Ciampino: la final destination di Giovanni Terzulli e degli altri orfani di Simone Lupi), cinque anni fa trionfalmente trascinato verso la Pisana anche grazie ai circa 480 voti portatigli in dote dalla montagna armata degli attuali Articolo 1 (più qualche altro supporto), si ferma ai 29 voti che in pratica gli porta Maria Chiara Cecilia, unica esponente del direttivo (e di Rocca di Papa) rimastagli fedele. E pensare che Lupi nei mesi scorsi è stato uno degli interlocutori preferenziali di Crestini.

Il segretario cittadino Massimo Litta e il suo anfitrione Maurizio De Santis, anche loro pronti a calare i pezzi grossi del loro presunto consenso, portano comunque 125 voti ad un Andrea Ferro che a meno di ripescaggi (così come Lupi) dopo l'espenerienza a Montecitorio resta a casa. Da evidenziare anche i 103 voti raccolti da Eleonora Mattia sempre da componenti esterni alla maggioranza del direttivo Pd (ovvero Andrea Croce in primis ma la stessa Sciamplicotti in seconda battuta) e i 140 ottenuti da Cristiana Avenali, dono anche del ticket con Ferro.

Per ultimo la componente Astorre che, portando Daniele Leodori e Michela Di Biase, sostanzialmente conferma i numeri di 5 anni fa: componente sostanzialmente refrattaria a tutte le dinamiche locali e ormai ben definitva.

In questo quadro, dunque, il Partito democratico che pesa è quello decisamente alternativo alla maggioranza del direttivo e per larga parte esterno al direttivo stesso. Tutte considerazioni che dovranno far riflettere anche in vista di un affatto improbabile precoce ritorno alle urne.

Ogni altra ulteriore considerazione sull'effettiva legittimità politica dell'attuale guida del Pd di Rocca di Papa, appare dunque superflua.