Paolo e Davide: i nomi di una gioventù disorientata. I volti del fallimento, profondo, della politica

Pubblicato: Lunedì, 19 Febbraio 2018 - redazione attualità

LARIANO (cronaca) - Il 21enne di Nemi volato giù dal Ponte di Ariccia e il 15enne allontanatosi da casa

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Venerdì sera Paolo, 21enne di Nemi, è andato a sbattere contro un palo con la sua Panda, a Genzano. Leggermente ferito, il ragazzo è stato trasportato al Pronto soccorso di Albano Laziale: quindi, in piena notte, secondo quanto al momento noto, si è allontanato dall'ospedale, avrebbe raggiunto in qualche modo il Ponte di Ariccia (distante più di 2 chilometri) e quindi si è lanciato nel vuoto. Quali siano state le sue motivazioni non è ancora chiaro. Chiaro, invece, l'immenso dolore dei familiari e dell'intera piccola comunità di Nemi.

Sabato mattina, a pochissime ore di distanza dalla tragica fine di Paolo, Davide - un 15enne di Lariano - ha deciso di non entrare a scuola, a Velletri. Ed invece di andare in Aula, si è allontanato da Velletri facendo perdere le sue tracce e gettando nell'angoscia familiari ed amici. Il suo allontamento da casa, denunciato sui social dalla sorella Chiara e ripreso da decine di migliaia di persone, è fortunatamente durato un giorno e mezzo. Davide è stato ritrovato domenica sera a Velletri, proprio da alcuni amici.

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Quelli di Paolo e Davide sono i due nomi più recenti e più vicini del profondo stato di disorientamento che i nostri giovani stanno vivendo inm questi anni.

Lontano da ogni banale ed inutile retorica, pur in due episodi che non hanno alcun punto di contatto e che sono probabilmente vicini nei luoghi fisici dei fatti ma lontanissimi nei contesti in cui sono maturati, è evidente che il disagio dei nostri ragazzi è destinato ad aumentare.

Senza più punti di riferimento assoluti, travolti dalle sirene di una tecnologia incapace di porsi freni e limiti sociali ed etici, i ragazzi sono gli anelli più deboli di una catena che vede nel profondo relativismo di questi tempi il suo motore.

Un relativismo fatto di famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese o che, nel migliore dei casi, vedono i ragazzi sempre più lasciati a loro stessi tra i mille impegni (gran parte dei quali purtroppo ineluttabili) dei genitori e le giornate rese piene da sport, attività varie e frenetiche corse contro il tempo.

E non si tratta di retorica.

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Paolo e Davide sono due volti di una generazione, preceduta da un'altra che ha già peraltro sperimentato l'atroce impatto con un mondo del lavoro impietoso, che pensa di ritrovarsi nelle vite altrui, nella patologica rincorsa dei social, nell'emulazione di pseudo modelli estetici, sociali, da avanspettacolo. Tutto ciò che, nell'estrema ricerca dell'apparire, è in realtà un rifugio lontano dalla vita reale.

In tutto questo, la politica - intesa come sistema di gestione e di governo della cosa pubblica - ha le sue enormi, immense responsabilità. Sotto tutti i punti di vista: quello del lavoro, ben lungi da quella ripresa che invece si millanta, quello della società, quello della sicurezza, quello in una sola parola, del futuro.

E privare i nostri ragazzi del loro futuro, è la più grave delle colpe. La più pesante delle responsabilità. Di cui, prima o poi, in molti saranno chiamati a render conto.

petra febb2018

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