Boris Giuliano, l'uomo dello Stato che aveva capito tutto della mafia

Pubblicato: Venerdì, 21 Luglio 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 21 Luglio del 1979 viene ucciso dalla mafia il capo della squadra mobile di Palermo

ilmamilio.it

Negli anni settanta dello scorso secolo a Palermo la mafia era un fenomeno indefinito. Non c’erano i collaboratori di giustizia, le forze dell’ordine avevano pochi riferimenti efficaci per riconoscere la criminalità organizzata nella sua completezza, nella sua identità e organizzazione. Ma proprio in quel periodo esisteva in città una ‘Squadra Mobile’ che funzionava, grazie ad un lavoro di intuito, di conoscenza e monitoraggio approfondito. A guidarla c’era Boris Giuliano, un poliziotto preparato, specializzato negli Usa.

Giuliano aveva assunto l’incarico dopo aver vinto un concorso per diventare ufficiale di Polizia nel 1962 e aver portato a termine un lungo lavoro di formazione. Aveva maturato una grande conoscenza delle dinamiche della città, delle sue infiltrazioni, dei legami tra Cosa Nostra, politica e finanza.

Venne ucciso in un agguato il 21 luglio 1979. Il lavoro del ‘Pool antimafia’ si basò anche sulle sue intuizioni.

Il Commissario fu il primo a indagare su Totò Riina, il boss che stava progressivamente preparando la sua ascesa tra il 1978 e il 1983. Nelle sue indagini, anche l’interesse per le esattorie dei cugini Salvo e il caso De Mauro. Tra i primi poliziotti italiani a stabilire rapporti coi colleghi del Fbi e con le più importanti strutture investigative americane, orientò la sua attività sul fronte degli affari di Cosa nostra e sul traffico della droga. Scoprì una raffineria di eroina e intercettò con i suoi uomini, all'aeroporto di Punta Raisi, una valigia con 600 mila dollari. Rappresentavano il compenso per una fornitura di droga alle "famiglie" italo-americane. Fu così che si decise la sua uccisione.

Il 21 luglio 1979, mentre pagava il caffè in un Bar di via Di Blasi a Palermo, Leoluca Bagarella gli sparò alle spalle sette colpi. Paolo Borsellino di lui disse: "Se altri organismi dello stato avessero assecondato l'intelligente opera investigativa di Boris Giuliano l'organizzazione criminale mafiosa non si sarebbe sviluppata sino a questo punto, e molti omicidi, compreso quello dello stesso Giuliano, non sarebbero stati commessi".

Pietro Grasso di lui ha detto: "Leoluca Bagarella aspettò pazientemente che si voltasse per pagare il caffè: solo allora lo freddò. Morì così Boris Giuliano, un poliziotto eccezionale che aveva capito "Cosa nostra" quando ancora era misteriosa e impenetrabile. Ricordo il suo raffinatissimo fiuto investigativo e l'ammirazione che suscitava nei colleghi e nei cittadini della nostra Palermo. La prima volta che lo incontrai era il 1970, ci ritrovammo nella stanza del Giudice Terranova. Seppe sciogliere, con gentilezza e simpatia, la mia naturale tensione: in fin dei conti all'epoca avevo 25 anni, ero solo un giovanissimo magistrato davanti a due grandi uomini dello Stato. È un ricordo a cui sono molto affezionato e che mi emoziona sempre".

Un uomo dello Stato, pieno di umanità e di talento. Un uomo da ricordare.