4 Gennaio 1991: la Strage del Pilastro. Quei tre giovani Carabinieri, vittime della ”Uno Bianca”

Pubblicato: Giovedì, 04 Gennaio 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Una delle tappe più tragiche della banda, composta in gran parte da poliziotti, insanguinò una parte dell'Italia 

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1991. Pilastro, rione periferico di Bologna, zona San Donato-San Vitale. Un quartiere concepito all'inizio degli anni sessanta del Novecento per accogliere l'immigrazione verso la città. Con il tempo si era trasformato in una delle sue aree più degradate.

Il nome 'Pilastro' era dovuto ad una strada, che ai tempi in cui cominciò la costruzione delle abitazioni attraversava il quartiere. È in questo posto, difficile e decontestualizzato, che la 'Banda della Uno Bianca' (la maggior parte dei componenti era membro della Polizia di Statocompie, il 4 gennaio, uno dei suoi efferati delitti. Una strage che coinvolge tre carabinieri.

Otello Stefanini (effettivo alla Stazione Carabinieri Bologna Mazzini) e due membri dell'equipaggio, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, (appartenenti alla Stazione Carabinieri Bologna Porta Lame), avevano poco più di sessantacinque anni in tre. Andrea e Otello erano di origini romane, Mauro di origini campane. Facevano parte di una pattuglia a bordo di una Fiat Uno di servizio. Stava perlustrando le vie del quartiere, con il compito di vigilare su una ex scuola nella quale sono ospitati da tempo circa trecento extracomunitari. Erano circa le 22. L’auto dei carabinieri percorreva via Casini. Sulla zona c’era la nebbia. I militari rallentarono la marcia della loro macchina. Videro qualcosa di sospetto e passarono al controllo. All’improvviso contro di loro un primo colpo di pistola e, subito dopo, mentre l’auto condotta da Stefanini cercava di allontanarsi, altri colpi d’arma da fuoco vennero esplosi da una macchina bianca.

La 'Banda della Uno Bianca', uno dei più temibili gruppi criminali armati del dopoguerra, aveva cominciato a compiere i suoi crimini dal 1987, dedicandosi nelle ore notturne alle rapine dei caselli autostradali lungo l'Autostrada A14. 12 colpi in circa due mesi. Nell'ottobre dello stesso anno organizzò un tentativo di estorsione nei confronti di un autorivenditore riminese: Savinio Grossi. La vittima fece finta di cedere al ricatto, ma aveva già avvertito il commissariato di Rimini. Grossi si recò in autostrada con la sua autovettura nascondendo nel suo portabagagli un agente di Polizia, mentre altre autovetture del commissariato lo seguivano a breve distanza. Ne scaturì un conflitto a fuoco durante il quale rimase gravemente ferito il sovrintendente Antonio Mosca, che morirà il 29 luglio 1989 dopo un lungo periodo di sofferenza.

L'omicidio di Mosca fu il primo della lunga serie. Seguirono almeno sette anni di sangue. Gli assassini - i tre fratelli Savi (Roberto, Fabio, Alberto) e i loro complici poliziotti – conclusero la loro attività nel 1994, quando finalmente si giunse al loro arresto.

Il Pilastro è rimasto uno degli episodi più tragici di quel piano di follia.

Alla fine dell’impresa criminale si conteranno 25 morti e 92 rapine.