Calvarese, Giacomelli e Di Bello: identica faccia di un mestiere senza futuro. Quello dell'arbitro

Pubblicato: Martedì, 26 Dicembre 2017 - redazione sportiva

calvarese gianpaoloFRASCATI (la voce biancoceleste) - Il direttore di gara teramano che ha rifiutato il dono della Lazio è l'ultimo tassello di una casta ormai destinata all'estinzione

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Esistono i treni senza macchinista - e Gianpaolo Calvarese dovrebbe saperlo bene visto che è un ingegnere - e la strada per un calcio senza arbitri è già tracciata.

Solo gli arbitri non se ne stanno rendendo conto e continuano a considerarsi una casta che, pure, proprio con l'arrivo della Var ha dato inizio concreto alla sua fine.

E sarebbe ora.

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Così, non contenti di quanto combinato dalla premiata ditta Giacomelli-Di Bello, ecco che a metterci il carico è arrivato l'arbitro 41enne di Teramo. Capace di rifiutare il consueto pacco donato dalle squadre, segnatamente dalla Lazio, agli arbitri. Tenersi forte: nessun Rolex, nessuna palestra. Trattavasi di gagliardetto e maglie di gioco.

Lo sgarbo dell'arbitro di Lazio-Crotone arriva proprio a pochi giorni dallo scempio compiuto dalla premiatissima ditta Giacomelli-Di Bello: esatto, arbitro centrale e Avar di Lazio-Torino. Quelli che, per essere più chiari, hanno fatto finta di non vedere un solare fallo di mano in area costringendo poi la Lazio a giocare in dieci per una insensata espulsione comminata ad Immobile (attraverso la Var...) che è stato lo stesso giudice sportivo poi a sconfessare.

Diciamolo francamente: uno schifo.

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Il cerchio ormai è ampiamente chiuso. La casta arbitrale, per motivi che chiaramente esulano dall'ambito sportivo e probabilmente finiscono direttamente nelle stanze federali, sta danneggiando la Lazio.

Si tengano forte i cuginetti romanisti: nessun "gomblotto", nessuna "indignazione" (sullo stile di quella sperimentata pochi giorni fa dopo che mister 40 milioni Schick si è divorato un'occasione colossale), nessuna rabbia.

Si tratta solo dell'ultimo schifo di una casta destinata all'estinzione. Sostituita dalla tecnologia e da una catena decisionale che farà a meno degli arbitri per come oggi li intendiamo (e si intendono loro stessi) noi.

 

Foto di Gianpaolo Calvarese tratta da Facebook