26 dicembre: Santo Stefano, il protomartire linciato per il suo Amore

Pubblicato: Martedì, 26 Dicembre 2017 - Fabrizio Giusti

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Santo Stefano è il primo martire della cristianità. Morì lapidato fra il 33 e il 36 d.C. perché accusato di blasfemia. Il suo nome in greco vuol dire 'Corona': un simbolo di vittoria, di prestigio. Secondo le fonti storiche viveva a Gerusalemme. Era uno dei primi sette diaconi scelti dagli apostoli per aiutarli nella diffusione del Vangelo, della carità e dell'aiuto verso gli altri. 

Stefano è un martire di unità. Protomartire, primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede, fu lapidato, forse linciato, alla presenza di Paolo di Tarso, prima della conversione di quest'ultimo. Secondo le scritture era colto e saggio, apprezzato dalla prima comunità cristiana composta da uomini e donne che si incamminarono nel primo difficile viaggio nella diffusione del verbo.

Gli ebrei ellenistici, notando il numero in crescita di quanti si stavano convertendo, aizzarono contro di lui il popolo e lo accusarono di essere un bestemmiatore. Gli anziani e gli scribi lo trascinarono davanti al Sinedrio. Chi lo accusò - secondo i testi sacri - disse: “Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”. Stefano pronunziò il discorso descritto negli Atti degli Apostoli. Parlò della Sacra Scrittura, dove si testimoniava che il Signore aveva preparato, attraverso patriarchi e profeti, l'avvento di Gesù: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l'avete osservata”.

I presenti lo portarono fuori dal perimetro cittadino e lo uccisero lanciandogli contro le pietre. I loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (Shaʾùl, "apostolo delle genti"), che assisteva all'esecuzione. Si convertì sulla strada di Damasco, diventando uno dei padri della Chiesa.

La vicenda ricorda un passaggio del Vangelo secondo Matteo: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.  Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato".

Stefano era stato un bambino povero che aveva lasciato la famiglia per andare, assieme ad altri, ad offrire la sua testimonianza fino a quando non venne arrestato e ucciso. Assumendo pienamente la condizione di Gesù nel suo tempo, non aspirò ad una vita tranquilla. Il discepolo raccolse il testimone, seguì il bambino fattosi uomo. Non ebbe paura della morte, perché credeva in un altro mondo che lo avrebbe accolto.

Santo Stefano seguì il sogno e la fede. Morì per questo. Come tanti uomini muoiono ogni giorno in nome di qualcosa, per essere migliori o per salvare gli altri. Per Amore, dunque. Solo per Amore.