23 Dicembre 1984: l'orrenda 'Strage di Natale' tra rimozione e verità mai accertate

Pubblicato: Sabato, 23 Dicembre 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Gli ordigni del 23 Dicembre sul Rapido 904. Un delitto senza verità

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“Non capivamo se avevamo avuto un incidente, se ci eravamo scontrati con un altro treno. Nel buio ci siamo catapultati, senza pensare che dall’altro lato potesse arrivare un altro treno. Ci siamo buttati dalle porte sventrate. E lì poi c’era un capotreno, che ci urlava di non scendere e di stare attenti perché sui binari c’erano pezzi di corpi”.

La strage del 23 dicembre 1984, racchiusa in queste drammatiche parole di un testimone, è una delle pagine nere rimosse dalla storia d’Italia. Coinvolse centinaia di persone che andavano a festeggiare il Natale a casa di parenti ed amici. Sedici vittime, un numero imprecisato di feriti.

In quegli anni treni e stazioni in Italia erano oggetto di attentati agghiaccianti. Quelli all’Italicus (Leggi:  4 Agosto 1974, la bomba sul treno 'Italicus': 12 morti e 48 feriti. La strage senza colpevoli e mandantie alla Stazione di Bologna (leggi: A Bologna, il 2 agosto 1980, si vedeva passare un autobus… - IL VIDEO) avevano segnato profondamente la coscienza civile della popolazione e ne avevano aumentato la paura.

Tuttavia questi a metà degli anni ottanta sono tempi in cui il clima si è disteso. Il terrorismo è ormai alla fine della sua tragica avventura e gli episodi di violenza politica di grave entità sono sempre più sporadici. La stagione dell’impegno e della tensione sociale è al termine. I giovani ascoltano gli 'Wham!' e 'Madonna', molto meno Guccini. L’economia ha ricominciato a tirare e aleggia un certo ottimismo.  Sono gli albori della meteora dello 'yuppismo'. Nel frattempo è morto Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista Italiano e protagonista di una importante pagina della storia d'Italia, e ovunque si diffonde l’idea che stia tutto per cambiare anche nella politica italiana.

E’ un’Italia che si diverte con ‘Non ci resta che piangere’ della coppia Troisi- Benigni e si emoziona per ‘C’era una volta in America’, quella che proprio a poche ore dal Natale del 1984 ripiomba nell’incubo alla notizia che un treno non è arrivato a destinazione ed è diventato un enorme loculo.

I FATTI - La mattina del 23 dicembre alla Stazione di Napoli era un giorno come un altro, nell’attesa della festa. Destinazione Milano: la ‘Milano da Bere’ in cui tutto sembrava possibile e il Made in Italy degli stilisti faceva furore nel mondo, così come una certa idea di imprenditoria e di televisione che conquisterà e breve tutti. La Milano di Bettino Craxi, Presidente del Consiglio, e del dominio dei socialisti ‘liberal’.

L’arrivo del treno è previsto per le ore 22. A bordo delle carrozze viaggiano oltre seicento persone. Alle 18.25 il treno giunge a Firenze Santa Maria Novella. Tra le centinaia di passeggeri che salgono c’è anche un uomo, robusto, tra i 40 e i 50 anni, che piazza due borsoni e li sistema sulla griglia in alto, nel corridoio. Dopo si scoprirà, purtroppo, che in quei contenitori erano stati infilati 16 chilogrammi di esplosivo collegati a un sistema di trasmissione radiocomandato.

Il Rapido 904, una volta entrato nella Grande Galleria dell’Appennino della “Direttissima”, la tratta Firenze-Bologna, è oggetto due esplosioni nella terzultima e quart’ultima carrozza del convoglio. Qualcuno attiva il freno di emergenza. Si intuisce, quasi subito, che è un attentato. Vengono identificate, mentre lavorano i soccorsi, le prime vittime. Saranno alla fine sedici: Giovanbattista Altobelli (51 anni), Anna Maria Brandi (26), Angela Calvanese in De Simone (33), Anna De Simone (9), Giovanni De Simone (4), Nicola De Simone (40), Susanna Cavalli (22), Lucia Cerrato (66), Pier Francesco Leoni (23), Luisella Matarazzo (25), Carmine Moccia (30), Valeria Moratello (22), Maria Luigia Morini (45), Federica Taglialatela (12), Abramo Vastarella (29), Gioacchino Taglialatela (50).

Le scene strazianti dei cadaveri e dei feriti fanno il giro d’Italia, l’immagine del vagone squarciato trainato fino a San Benedetto Val di Sambro diventa il simbolo della tragedia. Poche ore dopo, al secondo piano della Scuola di addestramento della polizia ferroviaria di Bologna, Filippo Alberghina, 29 anni, vice-ispettore della polizia ferroviaria, uno dei soccorritori, viene ritrovato in una pozza di sangue sul pavimento. Poco lontano la pistola con la quale si è suicidato. Sul comodino l’ultimo messaggio: “Non sono in grado di continuare a vivere in questo modo assurdo. Questa è una società maledetta. So benissimo che il dolore che vi do è molto grande, ma mi mancano le forze per continuare a vivere. Voglio che tutti voi continuiate a vivere la vita, che in fondo è molto bella”.

Una strage senza verità come tante, quella del Rapido 904. Dagli atti processuali e dalle relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta è emerso che l’evento coinvolse esponenti della criminalità napoletana e siciliana. Una strategia per allentare le misure sorte a seguito delle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e che avevano portato a centinaia di provvedimenti restrittivi. Verità, mandanti e colpevoli hanno però fatto fatica ed emergere, tanto che ancora oggi l’Associazione Familiari delle Vittime ha maturato la certezza che alcune verità non saranno mai svelate, offuscate dalla nebbia di questi anni di rinvii.

Giustizia e ricordo delle vittime, però, non sono diritti rinviabili. Per questo è giusto ricordare.