Olimpia, nasce centro sportivo dell'Università di Roma "Tor Vergata"

Pubblicato: Venerdì, 22 Dicembre 2017 - redazione sportiva

cus tor vergataTOR VERGATA (sport) - Tutta la soddisfazione del presidente del Cus, Manuel Onorati

ilmamilio.it - comunicato stampa

 

selasai 10anni

Da Manuel Onorati, presidente del CUS Roma Tor Vergata riceviamo e pubblichiamo.

"Care amiche e amici,

Vi racconto una storia, una di quelle che parte da lontano, ma non troppo effettivamente, precisamente due anni fa... In una giornata di lavoro ho avuto la fortuna di avere tra le mani un progetto futuristico di caratura mondiale, stampato per caso, letto velocemente, ma che immediatamente l'ho subito associato e immaginato al mondo che rappresento e che vivo con passione, quello del Centro Universitario Sportivo dell'Università di Roma "Tor Vergata".

Da quel momento ho immaginato, sognato e sofferto. Ho dovuto convincere, convincermi e convincere ancora sull'importanza e sulle potenzialità del progetto che stavo portando avanti nella mia mente. Mi hanno detto "impossibile", "sarai manovrato", "chi hai dietro per fare tutto questo", "nei tempi italiani non finirai mai", "illuso", "dove vuoi arrivare" e tantissime altre considerazioni. Tutte naturalmente giustificate dai meccanismi corrotti del paese in cui viviamo e dal giudizio influenzato delle persone. Ma sinceramente non ho mai fatto troppo caso ai giudizi non costruttivi, capisco bene chi subisce ingiustizie, ma non apprezzo invece chi si limita a lamentarsi subendole senza trovare la forza di reagire. Eppure niente di tutte queste considerazioni sono state il movente che mi ha permesso di continuare a sognare o di gettare la spugna. Ho chiesto aiuto ai miei amici per disegnare su carta i primi bozzetti, che tengo con amore nel mio studio ancora oggi.

magico natalePai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da quei pezzi di carta, assieme a un altro amico, abbiamo iniziato a riportare sul computer quei disegni fatti anche un po' male. E giorno dopo giorno, sera dopo sera, il progetto prendeva forma. Nel frattempo, al grande impegno intellettuale e pratico, ho avuto la fortuna di avere una persona accanto che mi ha supportato e sopportato, che ha ascoltato le mie tante paure, fino a che ha potuto purtroppo, perché sapeva che il sogno che avevo nel cuore lo sentivo grande, fondamentale, che non potevo assolutamente abbandonare.

E così ho fatto, ho continuato nonostante tutto. 

E così trascorse il primo anno con la paura che tutto il tempo che stavo impiegando era sprecato, la paura di non aver vissuto momenti di vita a causa di un progetto non realistico, allontanandomi dalle persone veramente importanti.

Da quel momento ho deciso di dare un nome al sogno che stavo portando avanti, era troppo forte il peso dell'irrazionalità, sentivo il bisogno di trasformare il progetto immaginato in un'opera reale, volevo un nome che potesse esprimere forza, amore e al contempo una base solida sulla quale immaginare il futuro della nuova realtà sportiva: Olimpia.

 

 

 

 

 

 

Quale nome se non Olimpia, quale nome se non l'inizio di tutto, dove per inizio intendo purezza, un luogo incorruttibile, capace di collocarsi sia per innovazione e funzionalità sia per grandezza e recettività, tra i primi centri sportivi di Roma. Ecco perché lo spazio che abbiamo progettato e sviluppato, per tutte le persone che amano lo sport e per tutti i cittadini che vogliono viverlo, doveva chiamarsi in questa maniera.

Mi sono battuto con tutte le forze per portare avanti,passo dopo passo, l'idea iniziale, ho dovuto parlare e, ripeto, convincere anche le persone a me più vicine, il direttivo, amiche e amici con cui interagisco quotidianamente, l'università, le banche, gli economisti, i manager, e tutte quante, chi prima o chi dopo, sembravano non dar peso a ciò che stavo presentando, forse proprio perché abituate al sistema Italia dove ideare e realizzare sono meccanismi impossibili da raggiungere.

In realtà, anche dentro di me, coltivavo questo sentore ma avevo deciso comunque di andare avanti e trascorse un nuovo anno. 

Un anno di grande svolta per il CUS nella sua realizzazione pratica delle attività sportive, nella sua organizzazione e nei suoi mutamenti. Ogni persona, nel suo piccolo e nel suo periodo, ha significato esperienza per me e per il centro stesso. Positive o meno ma sempre fondamentali. Dove si commettevano errori si trovavano soluzioni e future conoscenze da applicare a nuove occasioni.

Ma dove si riescono a realizzare nuove occasioni, le stesse diventano appetibili alle persone che poco hanno a che fare con la purezza dello sport, che ignorano nel frattempo la vera difficoltà del crearle, del gestirle, di portarle avanti e di farle evolvere. Trascurando la cosa più importante, che prima della nascita del CUS Tor Vergata tutto questo non è mai esisto.

Ciò che funziona non significa che sia facilmente gestibile, anzi. I processi più semplici sono quelli che in realtà celano grandi ragionamenti e sono quelli più difficili da realizzare e mantenere, e il sistema deve essere talmente dinamico da sopravvivere alle sollecitazioni esterne.

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Mi dicono che il CUS deve seguire una linea politica e io rispondo con orgoglio che non c'è politica nello sport, lo sport deve essere aperto a tutti, a tutti coloro che vogliono farlo. Questo non significa che sia al di fuori dei meccanismi di dialogo, assolutamente, il CUS è aperto e attento alle esigenze dell'oggi e del futuro. 

Non mi preoccupa chi si fregia di innovazione, la storia ricorderà di cosa il CUS Tor Vergata ha sviluppato e sta sviluppando in appena due anni di vita per tutta la comunità. Dove, in altre realtà per raggiungere gli stessi risultati ci sono voluti 70 anni.

Non è merito solo mio, ma soprattutto delle persone che assieme a me si sono messe in discussione. In primis il Magnifico Rettore Giuseppe Novelli, che ha sempre sostenuto lo sport fin dalla sua nascita, che mi ha dato la sua fiducia e che spero di averla ripagata con il lavoro e la passione che metto quotidianamente. La prof.ssa Antonella Canini, il prof. Sergio Bernardini  e il prof. Maurizio Talamo, con i quali ho progettato e presentato Olimpia in questi due anni, il CdA d'ateneo per averlo accettato. Il mio consiglio direttivo senza il quale tutto questo non poteva esistere perché anche se in alcuni tratti dubbiosi e preoccupati (giustamente) mi hanno permesso di portare avanti il sogno con tutti i mezzi possibili, è tutta la segreteria del CUS Tor Vergata che giorno dopo giorno affronta le battaglie per il riconoscimento dello Sport.

Una storia breve, che ho voluto condividere per l'importanza, la genuinità e la trasparenza con la quale è nata per farvi comprendere che dove ci mettiamo entusiasmo, passione, motivazione, impegno e costanza possiamo raggiungere risultati inimmaginabili, superando i pericolosi ostacoli che ci separano dal nostro obiettivo.

Io sono solo il portavoce del motivo per il quale se oggi si parla di sport e si parla di Olimpia, è merito del CUS e delle persone straordinarie e visionarie che ne fanno parte.

Noi mettiamo le nostre competenze, i nostri sogni e le nostre capacità pratiche per portare lo sport nella nostra università.

Abbiamo fatto grandi passi fino ad ora ma siamo pronti a continuare a ottenere risultati, ma camminando sempre più insieme a voi.