Quando lei lascia lui. L'insostenile pesantezza del senso di fallimento personale

Pubblicato: Lunedì, 17 Luglio 2017 - redazione attualità

disegno psicoCIAMPINO (psicologia) - "Sono una persona molesta e pesante. Ecco perché lei dopo un anno e mezzo se n'è andata"

ilmamilio.it

Apro la porta del mio studio e seduto, li in fondo alla sala d’attesa, nell’unica zona d’ombra della stanza vedo un ragazzo, testa bassa e piedi saltellanti.

“Buongiorno dottoressa”, “Salve, si accomodi pure, è stato difficile trovare lo studio?” , “No no conosco bene la zona”.

Si siede sulla punta della sedia e io pregavo non cadesse, era così in bilico che avevo paura scivolasse, la schiena era totalmente eretta e tesa e le braccia conserte al petto, soffrivo per lui, avrebbe voluto scappare, invece restava.

“Cosa la porta qui?”, chiedo in tono pacato a mezza voce per non svegliare la sua voglia di scappare. “Mi sono lasciato con la mia fidanzata, perché sono una persona molesta e pesante ed ora lei mi ha lasciato”.

Sembra così un dolce ragazzo pensavo tra me e me mentre guardavo la gamba accavallata muoversi l e n t a m e n t e.

Lei aveva gli esami e non aveva tempo per me e io le stavo addosso, la sentivo lontana non c’era spazio per me, così insistevo per vederla… lei ci ha pensato molto e alla fine mi ha chiesto di vederci per lasciarmi, dopo un anno e mezzo è finita così, perché sono pesante”.

Mi raccontava che lei era una persona evitante, che quando aveva esami o anche problemi personali non voleva persone attorno e si chiudeva; sorridevo malinconicamente dentro pensando come a volte, ma mai per caso, ci avviciniamo a persone che non possono proprio starci vicino.

Non lo faccio finire e bloccandolo in maniera sottomessa ma decisa dico: “Se lei fosse stato diverso stareste ancora assieme?”. “Credo di si” mi risponde guardandomi fissa negli occhi come non aveva ancora fatto prima.

“Quindi se lei fosse stato meno presente, meno pressante meno molesto secondo lei, lei la amerebbe ancora”. “Si”.

“Secondo lei due persone evitanti, che non vogliono avere persone attorno quando hanno problemi potrebbero vivere una sana relazione di coppia quindi?”. ”Forse”.

“Se lei fosse stato perfetto, ammettendo che la perfezione esista e lei non l’avesse più amato avrebbe continuato a stare con lei?”, “Non credo”.

“Quindi anche una persona non molesta e pesante può essere lasciato giusto?". “Bhe si certo”.

“Perché allora è così convinto che lei l’abbia lasciato per ‘colpa’ (faccio il segno delle virgolette con le mani per smorzare un pesante ed asettico silenzio corporeo e per sottolineare che non esiste colpa in una fine di una relazione, ma solo eventi e caratteristiche personali) sua? Forse anche se lei fosse stato perfetto lei si sarebbe stancata di lei, è giovane, forse si era accorta che era più facile vivere la sua giovinezza da persona libera come può essere legittimo pensare a 20 anni, la sua pesantezza potrebbe aver accellerato i tempi di rottura ma forse non era la persona che poteva comprendere la sua pesantezza e infine, forse per un’altra persona quella pesantezza sarebbe un pregio ”.

Lo guardo ed era seduto su tutta la sedia, la schiena appoggiata allo schienale, le spalle basse e rilassate, le braccia appoggiate alla gamba accavallata che ora era immobile. Ero entrata.

“Non ci avevo mai pensato, pensavo che la colpa fosse solo mia, che ero fatto male, invece può essere altre mille cose”. Era entrato.

Parlammo per altri venti minuti della sua vita e sugli obiettivi degli incontri futuri, aveva delle questioni irrisolte che avremmo chiarito nel corso della terapia, quando era il momento di salutarci, alla porta mi disse che la notte da circa 4 anni aveva della paralisi notturne, che vedeva delle ombre in camera, era sveglio e cosciente ma non riusciva a muoversi era paralizzato, non stava sognando, era sveglio, ma il suo corpo dormiva ancora… Ma questa è tutta un’altra storia.

 

A cura di: dottoressa Zucchini Giulia

 

 

Zucchini Giulia Psicologa & neuropsicologa

Contatti: 339 7256831

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