STORIE | Basilica di San Vitale a Roma, I martiri di Milano tra presagi e persecuzioni

Pubblicato: Mercoledì, 14 Aprile 2021 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - È una chiesa paleocristiana risalente al IV secolo

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Percorrendo via Nazionale, tra i negozi griffati e le vetrine all'ultima moda, si trova uno dei luoghi di culto più antichi della capitale, la Basilica di San Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio in Fovea. È una chiesa paleocristiana risalente al IV secolo, consacrata nel 402, a cui si accede scendendo le sue scale che ci conducono giù nei secoli, tra profezie, persecuzioni, coraggio e fede.

La facciata con il suo portico paleocristiano, presenta capitelli del V secolo. L'interno è a una navata ma quattro sono gli altari, simmetricamente due per lato, sempre del V secolo.

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Il soffitto e il pavimento in legno sono invece di  recente fattura. Andrea Commodi affrescò l’abside con la scena della caduta di Gesù sotto la croce e le scene del martirio dei santi Gervasio e Protasio. Di Agostino Ciampelli, nel Cinquecento, sono invece le grandi scene del martirio di san Vitale. Agli inizi del 1600 risale anche la porta lignea di entrata. Un ignoto ebanista, forse Gesuita, aggiunge la rappresentazione del martirio di S. Valeria e dell’apparizione a S. Ignazio in viaggio verso Roma.

L'edificio è dedicato ai martiri milanesi Gervasio e Protasio, figli di san Vitale e Valeria di Milano, nobili convertiti alla vita umile dei cristiani. La loro venerazione è collegata a sant'Ambrogio che per ispirazione divina scoprì nei loro corpi i resti della testimonianza cristiana.

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Dei due santi sappiamo ben poco di storico, l'agiografia ci dice che vissero in un'epoca compresa tra II e III secolo, probabilmente la metà del III secolo quando l'imperatore Decio perseguitava i cristiani. Anche i loro genitori sarebbero stati martirizzati.

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La leggenda della loro passione narra che quando seppero dell'assassinio dei genitori non ricorsero alla lotta e alla vendetta: vendettero ogni possedimento per ricavare denaro per i poveri, pregarono e diffusero il perdono del Vangelo. Ma il generale Astasio li prese di mira, li fece catturare e li seviziò. A Protasio venne reciso il capo in un colpo solo mentre Gervasio morì a causa dei colpi di flagello. Fu sant'Ambrogio, quando a Milano vennero trovati i loro corpi, a intuire che si trattava delle reliquie di martiri: “penetrò in me come l'ardore di un presagio”, scrive in una delle sue lettere. Le loro reliquie si trovano a Milano nella basilica di sant'Ambrogio.

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A Roma il loro culto divenne molto sentito. La chiesa venne consacrata da Papa Innocenzo I, poi venne restaurata da Papa Leone III e nel Medioevo totalmente restaurata. Sisto IV e Clemente VIII ne fecero una sola navata. Le scale di accesso sono invece opera di Pio IX nel 1859. Queste scale ci portano ancora oggi a fondo nella dei nostri simboli.

Foto tratta dal sito www.sanvitale.com

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