Lazio, così si cresce. L'Europa unica possibile via verso l'alto: ma serve più gente di calcio

Pubblicato: Giovedì, 18 Marzo 2021 - redazione sportiva

ssLazio bayern Lazio ilmamilioROMA (calcio) - La scontata eliminazione con Bayern è stata però la lezione più grande della quale la Lazio ha potuto  in questi ultimi 15 anni

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Quelli che "meglio fuori dalle coppe" non ci hanno capito nulla. Zero.

Che la Lazio fosse già fuori dal suo rientro in Champions' dal giorno del sorteggio degli ottavi contro il Bayern era evidente. Che però la squadra di Inzaghi esca rafforzata da questa doppia sfida contro i marziani campioni del mondo è un grande dato di fatto.parcoUlivi pubb3 ilmamilioseLasai ilmamilio

E non solo perché ieri sera si temeva la tragedia sportiva (già ventilata all'andata) ed invece il campo ha detto altro (certo, anche per un Bayern più morbido di altre occasioni, per quanto possibile) e la Lazio ha saputo uscire a testa alta ma perché la lezione che la Lazio ha tratto dalla sfida contro i bavaresi vale oro.

E sarebbe un peccato enorme vanificarla mancando in campionato, tra due mesi, il pass per l'Europa della prossima stagione.padel69 freeTime ilmamilio

LEZIONE - La Lazio per 180' è stata a scuola di calcio. Lo è stata di fronte ai migliori del mondo e, soprattutto ieri - perché all'andata tutto è stato sbagliato e tutto è andato storto - ha dovuto agire, ragionare, giocare ad una velocità superiore a quella conosciuta.

Come quando, d'improvviso, Fifa sulla Play decide ci aumentarti il livello.

E lezioni del genere, che costano il prezzo della delusione del possibile contraccolpo (che dopo l'andata c'è stato ed è stato devastante), sono uniche. Preziosissime. Tutti, dai migliori di ieri Milinkovic e Marusic al pessimo Correa (elemento sempre più evanescente, sarebbe il caso di sbarazzarsene), hanno imparato qualcosa. Tanto, verrebbe da dire.

NON BASTA - Ma non basta, certo. Perché - e qui siamo completamente col giornalista conduttore di Radiosei Elmar Bergonzini - per crescere in campo deve crescere l'ambiente tutto. Serve gente di calcio e gente che capisca di calcio per costruire un progetto ad un livello superiore. Servono dirigenti e non una società extra light.

D'accordo la politica dei piccoli passi e del braccino corto, ma i pochi soldi a disposizione non possono essere gettati alle ortiche come invece accaduto, limitandosi agli ultimi casi, per i vari Durmisi e ancor più Vavro e soprattutto Muriqi. Vederlo al cospetto di Lewandovsky o di Samè - con tutto il rispetto - è stato semplicemente irriguardoso.

Basta scommesse a senso unico.

Per questo serve uno staff tecnico di alto livello e di alta gerarchia che supporti il direttore sportivo che, da qualche anno, non ne azzecca più mezza. Troppo solo, troppo incartato sulle stesse dinamiche, troppo fissato sul canale balcanico-slavo. Troppo appeso all'occasione del momento. Che in estate doveva essere David Silva e che invece si è trasformata in un Andreas Pereira che non serve a niente.

In questi mesi c'è una squadra da rifare, per raggiunti limiti di età (Radu, Lulic, Leiva, Parolo...) e per evidenti limiti tecnici. A proposito di Parolo: che soddisfazione!

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AGGRAPPATI ALL'EUROPA - Per sperare in tutto questo, è indifferibile restare attaccati all'Europa, in ogni modo. Anche dovesse essere quell'Europa League che oggi non è affatto sconatata. Perché giocare a certi livelli, uscire dall'orticello di casa - anche quello di direzioni di gara pessime e patetiche come quelle nostrane, che fischiano ad ogni scivolone (e Correa se n'è accorto ieri, vivaddio) - è fondamentale per crescere.

Godere ed allenarsi alle ampie vedute, anche con pochi denari in tasca (vedi l'Atalanta, ma gli esempi si moltiplicano in Europa) fa la differenza. Ed è ora che la Lazio, in campo ed in ufficio, lo capisca.

Foto dalla pagina Facebook della SSLazio

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