Frascati | Covid, utilizzare piante per produrre vaccini. Enea: “Una serra grande come 2 campi di calcio può soddisfare intera domanda italiana”

Pubblicato: Venerdì, 05 Marzo 2021 - Federico Smacchi

FRASCATI (attualità) - Un team di scienziati propone piante “biofabbrica” per produrre vaccini e anticorpi

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Pfizer, Moderna, AstraZeneca, ma anche Johnson&Johnson in arrivo la settimana prossima con 2,6 milioni di dosi solo nel Lazio, stando a quanto riportato da Fanpage.

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Siamo nel pieno della corsa al vaccino, e mentre sul tavolo dell’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, è appena arrivato il vaccino russo Sputnik, dai laboratori dell’Enea arriva una proposta che potrebbe cambiare radicalmente il programma del piano vaccinale.

Produrre vaccini, anticorpi e prodotti diagnostici contro il Covid utilizzando delle particolari piante come “biofabbrica”. Stando all’ultima ricerca condotta da alcuni scienziati Enea in collaborazione con il CNR e L’Istituto Superiore di Sanità, basterebbe una serra grande come due campi di calcio per soddisfare l’intera domanda italiana di vaccini.

Se si pensa alle ultime innovazioni in tema di “vertical farming”, l’agricoltura verticale – fanno sapere i ricercatori – la stessa quantità di piante potrebbe essere coltivata in una serra di appena 2mila metri quadri, sviluppata in altezza.

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I vantaggi non finiscono qui. A quanto pare il costo di produzione dei bioterapeutici ricavati dalle piante sarebbe notevolmente inferiore all’investimento necessario per i tradizionali impianti di produzione, ad oggi basati su biofermentatori per cellule d’insetto o mammifero.

Sull’impatto ambientale invece non si sa nulla, ma forse il tema della sostenibilità è passato in secondo piano nel discorso vaccini, troppo importanti per sperare in una ripresa e in una graduale uscita dall’incubo del Covid.

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In ogni caso, quest’ultima ricerca tutta italiana, pubblicata sull’importante rivista “Frontiers in Plant Science”, sembra essere una svolta e la sua validità è già stata confermata dalla produzione di un vaccino per l’influenza stagionale, ad oggi commercializzato da un’azienda canadese.

Resta il problema delle tempistiche. Chiaramente è utopico pensare che la proposta degli scienziati Enea possa completamente ribaltare il quadro attuale, gli impianti di produzione vanno prima costruiti, le piante coltivate e poi c’è il processo di produzione dei vaccini, subordinato all’approvazione delle istituzioni sanitarie europee.

Tuttavia, le prospettive future sono incoraggianti. Il “molecular farming” per la produzione di vaccini e anticorpi potrebbe tornare molto utile in futuro, al fine di prevenire una nuova ondata o addirittura, nello scenario peggiore, una nuova pandemia diversa da quella che stiamo vivendo da più di un anno. La prevenzione, che è certamente mancata nel periodo precedente al primo lockdown, è un fattore importante che non va trascurato, anche prendendo in considerazione le ipotesi peggiori. Farsi trovare pronti, nei prossimi decenni, sarà un aspetto chiave per evitare nuovi lockdown, chiusure e crisi economiche.

 

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