STORIE | Storia del Carnevale romano e della Festa dei Moccoletti

Pubblicato: Mercoledì, 03 Febbraio 2021 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - Il Carnevale è la ricorrenza che permette alle persone di trasgredire: le regole sciali si allentano, i freni inibitori si accantonano per alcuni giorni, per lasciare spazio al disordine, al divertimento, ai colori

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Secondo la più accreditata etimologia la parola carnevale deriva dal latino Carmen Levare, togliere la carne, in riferimento all'astinenza della carne e del digiuno che seguiva l'ultimo pasto prima della Quaresima cristiana. Ma la festa più pazza dell'anno, ha origini molto più antiche di quelle cristiane, radicata nei Saturnalia romani e nelle feste dionisiache greche.

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Il Carnevale è la ricorrenza che permette alle persone di trasgredire: le regole sciali si allentano, i freni inibitori si accantonano per alcuni giorni, per lasciare spazio al disordine, al divertimento, ai colori. Le maschere infatti sconvolgono anche l'ordine sociale: dietro il costume non si distingue il ricco dal povero, non si riconosce un'appartenenza sociale, si fa tutti parte della danza caotica della primavera che si avvicina. Apuleio racconta che ci si mascherava già quando si venerava la dea egizia Iside, questa usanza venne poi usata anche nell'impero Romano.

Nel nostro paese questa ricorrenza si celebra con tradizioni diverse che arricchiscono il panorama regionale e tradizionale così vario. Nel Lazio ricordiamo il Carnevale di Fascati con la sfilata dei suoi carri allegorici, e quello di Acquapendente.

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A Roma nel X secolo i balli e festeggiamenti si svolgevano sul monte Testaccio, poi dal XV secolo per volontà di papa Paolo II si spostarono in via del Corso. L'evento centrale era la corsa dei cavalli berberi, nella quale intellettuali e nobili portavano i loro esemplari di discendenza prestigiosa a gareggiare. La manifestazione venne cancellata solo nel 1847 quando un ragazzo restò vittima della corsa, morendo falciato dagli animali.

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Un'altra usanza era quella della Festa dei Moccoletti, durante il martedì grasso, ultimo giorno del Carnevale. Il gioco collettivo si svolgeva sempre in via del Corso e univa la cittadinanza in un manto di lucine.

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Si usciva da casa con una maschera e una candela e la si doveva tenere accesa il più possibile. Chi si trovava con il moccoletto spento doveva sfilarsi la maschera e mostrare il volto. La piccola torcia era segno di luce nel buio, buon auspicio e fortuna.

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Le fiammelle dei moccoletti che brillavano nelle sere romane affascinarono il filosofo Goethe e lo scrittore Dickens che raccontarono di questa romantica usanza romana. 

Foto dal sito www.guardaroma.it

 

 

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