"Così al Bambino Gesù abbiamo separato le gemelline siamesi algerine". Storia di un miracolo compiuto anche col modello 3D del dottor Luca Borro, di Velletri
Pubblicato: Venerdì, 10 Novembre 2017 - redazione attualitàilmamilio.it - contenuto esclusivo
E' una storia bellissima, una storia che è la storia di un miracolo ma allo stesso tempo è, soprattutto, una storia di vita. Una storia di scienza, di medicina ma ancor di più una storia di fede, a 360°, e di passione.
E' la storia di Rayenne e Djihene, le due sorelline siamesi algerine, unite alla nascita e separate lo scorso 14 ottobre da un'equipe di 40 persone che ha portato a termine il delicatissimo e raro intervento all'ospedale Bambino gesù di Roma. L'ultima volta nel nosocomio romano era successo 30 anni fa. Un intervento che, coronato dal successo, ha riconsegnato ai genitori delle due bimbe di 17 mesi, una nuova prospettiva - miracolosa - di vita e che è stato annunciato al mondo solo ieri.
Un'equipe, quella che ha lavorato al caso delle due bimbe, che vede al suo interno anche il castellano dottor Luca Borro, architetto e prossimo biologo sanitario: un professionista originario e residente a Velletri.
Per 25 giorni l'intera comunità dell'ospedale pediatrico romano e tutti coloro che, in ambito medico e scientifico, erano a conoscenza dell'intervento compiuto al Bambino Gesù hanno trattenuto il respiro. Bisogna attendere che le bimbe superassero il post-operatorio e che, cosa avvenuta nelle scorse ore, lasciassero la terapia intensiva per "scendere" a reparto. Con le valige in mano, perché tra pochissimi giorni Rayenne e Djihene ed i loro genitori, algerini e musulmani, potranno tornare a casa. La loro casa.
"A quel punto - racconta ancora il dottor Borro, da un paio di anni ricercatore presso il Bambino Gesù - abbiamo iniziato a lavorare duro su questo caso. In questo ospedale sono arrivato proprio per le mie esperienze di modellazione 3D, il dottor Alberto Tozzi (direttore dell'Unità operativa Innovazione e percorsi clinici) mi ha cercato dopo aver visto alcuni dei miei lavori pubblicati su 3dmednet.com. Il mio compito è stato quello di trasformare Tac ed ecografie, attraverso software di elaborazione e un attento lavoro di "ricucitura" degli elementi mancanti, in modelli 3D. In questo è stato fondamentale l'affiancamento del dottor Aurelio Secinaro, radiologo, che mi ha consentito di affinare e rendere via via più reale il modello creato".
"Esatto: i modelli creati sono serviti su carta per capire bene quale fosse la reale anatomia delle due gemelline, il lavoro è stato utilizzato in tutte le riunioni operative dello staff. Inoltre, operando sul virtuale, siamo stati in grado di simulare anche ad esempio le operazioni di richiusura delle due gabbie toraciche delle bimbe".
Che poi ammette. "L'intervento ho preferito non seguirlo, sono stato invitato a farlo ma contrariamente ad altre occasioni ho preferito di no, l'aspetto emotivo è stato determinante. Sono strafelice che le cose siano andate bene. Lavorare per i bambini? Sono loro che mi danno la spinta, non so se sarei in grado di lavorare con la stessa passione per gli adulti".
Luca Borro, 31 anni, è uno dei tanti cervelli che l'Italia in questi anni ha finito col perdere. "Sono sincero: sono di Velletri e qui sto bene. Ho qualche offerta, è vero, ma spero di restare nel mio Paese per dare una mano da qui". Anche perché al Bambino Gesù - come dimostra il caso delle gemelline algerine - arrivano casi da tutto il mondo: nelle prossime settimane un nuovo intervento di separazione verrà effettuato su due gemelline del Burundi unite in zona sacrale (pigopaghe).
"Quanto fatto in questi mesi al Bambino Gesù per Rayenne e Djihene farà scuola perché è vero che in molti ospedali e in molte università vengono studiate tecniche 3D anche più evolute ed affinate, ma finora non c'era mai stata un'applicazione reale a quanto modellato". La prossima frontiera? "Credo che sarà, ma già lo è oggi, quella della realtà aumentata. Poter inquadrare un bambino col tablet e vedere la disposizione e l'effettivo stato dei suoi organi interni, favorirà sia la diagnosi che la chirurgia".
Luca Borro ("Ringrazio ancora il dottor Alberto Tozzi per la possibilità che mi ha dato", dice) guarda avanti e con lui la medicina italiana e quella mondiale. Il miracolo di Roma resterà nella storia e negli occhi di due gemelline algerine che da qualche settimana possono guardarsi negli occhi non perché la natura le ha beffardamente unite torace a torace, ma perché hanno voglia di continuare a scrutarsi e a crescere insieme.
E magari, dopo il bacio della buonanotte, voltarsi dall'altra parte del letto.