Lazio ko: tutte le colpe di Inzaghi, tutte le responsabilità della società

Pubblicato: Giovedì, 24 Dicembre 2020 - redazione sportiva

milan lazio ilmamilioROMA (calcio) - La sconfitta in extremis col Milan è figlia di errori gravi che stanno definitivamente compromettendo la stagione

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Un ko brutto, bruttissimo. Non tanto perché arrivato contro la prima della classe ma perché specchio di tutti quelli che sono stati gli errori dell'allenatore - Simone Inzaghi - e, soprattutto, della società.

La Lazio capitola in casa del Milan e torna a precipitare in un'anonima posizione di classifica: 8° posto che, oggi come oggi, significherebbe fuori dall'Europa. Da quella dei grandi e da quella dei piccoli. Un po' come due anni fa quando solo la coppa Italia vinta all'Olimpico contro l'Atalanta (2-0, gol di Miljnkovic e Correa) salvò una stagione per il resto molto deludente.

 

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Il ko di Milano è parente - non stretto, va detto, vista la prestazione in generale - delle sconfitte casalinghe contro Udinese e Verona, e del pareggio mediocre di Benevento. Una sconfitta sulla quale pesano colpe e responsabilità non tanto e non solo di coloro che sono scesi in campo (e da qualcuno era lecito attendersi di più) ma anche e soprattutto di chi è sopra.

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LE COLPE DI SIMONE INZAGHI - Che Dio preservi ai laziali Simone Inzaghi. Ma quando le colpe ci sono vanno evidenziate. Se il regolamento incoprensibilmente consente di effettuare 5 sostituzioni (a giugno aveva un senso, ora questa regola non ha alcuna ragione d'essere) non è detto che sia un obbligo. Eppure Inzaghi così evidentemente continua ad interpretare la norma e pur con una Lazio che continua ad essere un giocattolo fragile e cortissimo, prosegue nella follia di cambiare i propri uomini migliori nell'ultima parte della gara.

Contro lo Spezia per poco non era costato il pareggio dei liguri, contro il Bruges la qualificazione è arrivata da 5 centimetri dallo sfumare: a Milano la condanna per questa scellerata condotta è arrivata piena. Sul perché poi Marusic si pieghi invece di saltare e contrastare Rebic in occasione del primo gol e sul perché Muriqi non arrivi a spizzare la palla del definitivo 3-2 (sempre su corner...) è un mistero che non spetta a noi indagare.

Una tattica che, per dirla tutta, stava per costare cara anche a Benevento e che proprio in casa dei campani ha spuntato i biancocelesti in quella che era ormai diventata una specialità della casa: l'assalto finale con gol spesso arrivati in pieno recupero.

NON SOLO, però. Perché se una squadra che ha continuamente cambiato la composizione del proprio pacchetto difensivo ha finora beccato in campionato ben 23 gol (e molti, come quelli di Milano, su palla inattiva), non è certo un caso. E qui, interpreti a parte, la responsabilità cade sulle spalle del tecnico.

LE GRAVI RESPONSABILITA' DELLA SOCIETA' - Nell'anno più difficile ed importante, la Lazio ha completamente steccato in fase di mercato. Ormai è una certezza.

Trattative inusitatamente lunghe per concludere due affari di contorno come quelli di Fares e del citato Muriqi: due giocatori che probabilmente a maggio bisognerà cercare di piazzare altrove. La Lazio corta era e corta è rimasta, con l'aggravante che - Reina a parte (allora aveva ragione chi considerava Strakosha non da Lazio...) - non è stato ingaggiato nessun giocatore in grado di dare vero respiro ai titolari.

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Hoedt, ma tutti i laziali lo sapevano a meno di Lotito e Tare, a quanto pare, non è Acerbi: e quando Acerbi si ferma, son dolori. Che a Milano siano arrivati due gol su corner ed uno su un presunto rigore provocato da un Patric sempre pericoloso quanto in contrasto in area (come dimenticare la follia di Torino che stava per far sfumare l'impresa griffata Immobile di 3 anni fa) non è certamente un caso.

Ma Lotito e Tare non se ne sono accorti.

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E quando come a Milano a mancare all'appello cominciano ad essere i vari Leiva, Acerbi, Correa oltre al solito e non rimpiazzato Lulic, l'effetto arriva forte.

L'appluso va fatto a chi è sceso in campo, ma non è bastato. Perché la coperta era e resta troppo corta. E pensare che Akpa Akpro possa vestire i panni del salvatore della Patria è davvero folle.

Sarà un anno di passione sotto tutti i punti di vista, ormai è chiaro. Tanto che in questo momento pensare che la Lazio ossa vedere almeno l'Europa di serie B appare utopia. Basta leggere i nomi delle squadre che precedono e scorrerne il ruolino di marcia.

Foto dalla pagina Facebook della SS Lazio

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